Skip to main content

Tag: martemagazine

A Villa Massimo l’integrazione culturale

[INTERCULTURA]

In tempi incerti caratterizzati da scelte a volte molto discutibili, a Villa Massimo, in occasione della rassegna La Villa Incantata, il 10 luglio scorso abbiamo passato una bella serata all’insegna della multiculturalità. Cosa questa di cui – coi tempi che corrono – forse più che mai, abbiamo un grande bisogno…
Ad esibirsi sono stati la Compagnia Yaaled con il suo spettacolo “Na dara Rom Estar” (Non avere paura degli zingari) sulla cultura Rom e la Compagnia Milon Mela di Calcutta con danze teatro e musiche tradizionali indiane.

Continua a leggere

L’Estate Romana a misura di romano

[TEATRO]

Seduta su una panchina di Villa Massimo ascolto involontariamente la conversazione tra i miei tre vicini di posto. Tre signore uscite a prendere il fresco in una bella nottata romana.
“Oggi è l’ultima sera…è uno spettacolo per bambini”; “Ogni giorno il pomeriggio hanno fatto qualcosa per i bambini”; “Meno male, ci voleva. Dovrebbero farlo più spesso. I ragazzini stanno sempre chiusi dentro casa…”.

Continua a leggere

Temporary Love: un amore momentaneo per l’arte o per la moda?

[GRAFFI(A)TI AD ARTE]

shibaQuesta volta siamo andati alla scoperta di un negozio di abbigliamento e accessori che nasconde qualcosa in più: Temporary Love è una boutique di moda, ma non solo è anche una galleria d’arte e un laboratorio artigianale tutto in via di San Calisto 9.

Continua a leggere

Gary Burton Quartet Riviseted: Luglio suona proprio bene!

Sabato 19 luglio all’Auditorium Parco della Musica di Roma abbiamo vissuto una serata all’insegna del grande jazz internazionale, con uno dei progetti più innovativi del settore nato nientemeno che alla fine degli anni ’60 e riproposto ora, in versione rivista e corretta Gary Burton al vibrafono, Pat Metheny alle chitarre, Steve Swallow al basso elettrico e il giovanissimo Antonio Sanchez alla batteria al posto di Bob Moses.

Continua a leggere

Le (esilaranti) nozze dei piccolo borghesi

Si narra che Le nozze dei piccolo borghesi, opera giovanile di Bertolt Brecht, vide la luce quando il drammaturgo tedesco aveva da poco iniziato gli studi di medicina: in quel periodo Brecht andava a cantare le sue poesie nelle Stuben ossia le birrerie di Monaco.Proprio durante una di queste occasioni si trovò ad ascoltare la conversazione di due giovani che raccontavano l’esilarante, e a tratti drammatica, storia di un matrimonio interminabile a cui avevano assistito. Da qui lo spunto per questa pièce teatrale, che ancora oggi conserva lo stesso impatto dirompente che deve aver avuto il racconto origliato dal giovane Brecht.

Continua a leggere