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Tag: martemagazine

Erica Mou _ Bacio ancora le ferite

CD MUSICA- Ho avuto una certa titubanza nello scartare la confezione del disco, purtroppo il mio approccio alla musica pecca spesso di un pregiudiziale fastidio nei confronti di certe copertine eccessivamente autoreferenziali. Ecco, in questo caso l’immagine della ragazza munita di chitarra e il piedino-con-calzetta-bianca in primo piano non mi hanno fatto subito un piacevole effetto. “Il solito zuccheroso disco tutto ammmore e cuore e non a caso si fa chiamare Mou”, mi son detta. Sbagliando. La ragazza ha talento, non c’è che dire.

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Patrizia AZ, Il bosco della bella addormentata, ARPAnet

LIBRI- Una bella addormentata alla vita quella di cui ci racconta Patrizia AZ, nella sua opera prima, un romanzo autobiografico dal titolo emblematico. Ne Il bosco della Bella Addormentata, il lettore si ritrova a camminare come sospeso nel tempo, attraversando un ventennio di storia (dagli anni ’70 agli anni ’90 del secolo appena trascorso), in un viaggio che è catarsi personale, scoperta di sé e delle proprie paure, dei buchi neri esistenziali che limitano la coscienza, ma che amplificano il dolore, tutto al femminile.

L’opera di Patrizia AZ mette a nudo il dolore e le vicissitudini di una donna che nasce donna sin da quando è bambina o che è bambina fino a quando deve diventare sorella grande, madre, infermiera e padre persino. L’amore incondizionato rivolto e passato alla nonna, donna ferma anche troppo, ma non fredda, il dolore ancora una volta che lede il tessuto d’un rapporto di sangue con un fratello che per tanto tempo è quasi un peso. L’autrice, che è anche l’io narrante del volume, è costretta a ricordarsi dei suoi genitori grazie a residui di memorie e a pizzichi di fotografie fratturate. La sua esperienza cresce nei viaggi, brevi, all’estero, negli amori sbagliati, che consumano, distruggono, accecano e ancorano a quell’universo di drogati, dannati della Terra, che sono riserve spaziose di donne e uomini che fin dalla tenera età vengono a contatto o scelgono non casualmente d’incontrare i sentieri della droga, arrivando a perforarsi tutte le vene che hanno in corpo.

Leggere questo libro è come essere davanti a tutte quelle vite che fanno la fila presso i SerT e che a volte sono state rinchiuse nelle tristi celle dei collegi per l’infanzia, passando per l’esperienza reiterata dell’abbandono. La storia di Patrizia, in fondo, è esemplare: è il racconto di un’esperienza di morte e rinascita lunga trent’anni, vissuta tra spaccio, droga, AIDS, precarietà lavorativa, ma soprattutto sentimentale, e l’Amore, sarà proprio il filo conduttore di tutta la narrazione, un immenso desiderio di amore e accettazione, quasi sempre tradito e disatteso.
Forte di una scrittura semplice, vera, meticolosa, ma sempre emozionante, Patrizia AZ ci mette di fronte alla sua redenzione, che però scivola sottile tra le pagine del libro, sfiorando morti attese e lente agonie, con una leggera punta ironica che ci accompagna inesorabilmente fino alla fine. Ironia verso se stessa e la propria sorte: ironia della sorte quindi.

Patrizia AZ ci dimostra che vivere è difficile, ma al contempo possibile, nonostante tutto e tutti, e la sensazione di non poter fare a meno di sapere che cosa succederà alla fine della storia di tutti quei meta- personaggi, zeppi di passione marcia, è il prezzo che pagheranno tutti i lettori, in attesa che arrivi il tanto sospirato principe che ci sveglierà dall’incubo.
Da leggere…perché imparare ad essere consapevoli di sé e degli altri è un dovere mai abbastanza preso sul serio.

Patrizia AZ, Il bosco della bella addormentata, ARPAnet, pag 231, € 10.00

The return of Medusa’s Spite

I Medusa’s Spite tornano a calcare la scena con il loro nuovo album Morning Doors (The Glass Path), secondo capitolo del precedente lavoro, il concept album Morning Doors.
I due fratelli nonchè fondatori della band, Paolo e Stefano, ci raccontano un po’ della loro storia e delle loro evoluzioni fino a giungere a “Soon”, primo singolo estratto dall’ultimo lavoro.

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Femminismo: una storia lunga un secolo

Come mai avete deciso di riprendere in mano il testo del 1987, 8 marzo. Storie miti riti della Giornata Internazionale della donna?
TILDE CAPOMAZZA – Io direi che ci ha spinto il senso di responsabilità politica. Lei vede bene a qual punto di commercializzazione, di omologazione a tante feste simili come quella della mamma, San Valentino e affini era stata portata questa data che ha tutt’altre origini e tutt’altro intento.

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Baby, 6 uno Skiantos!

Per non restare ancorati ad una lettura superata della sopportazione, si sono riuniti al Circolo degli Artisti venerdì 6 marzo un buon quantitativo dei rappresentanti di quella elite di massa di cui parlano alcuni sociologi, a loro volta ipnotizzati dal frenetici ritmi di consumo e produzione di libri, dischi e frittatine in padella.

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Tre donne e… una conchiglia

Tre donne e la conchiglia è uno spettacolo che riunisce due lavori segnalatisi nell’ambito dell’iniziativa FUORIFESTA promossa dal Teatro Arsenale di Milano nell’ottobre scorso, in concomitanza con la Festa del Teatro: obiettivo dell’iniziativa è quello di creare uno spazio dedicato alle giovani compagnie che spesso stentano a trovare delle occasioni per mettersi alla prova di fronte al pubblico, ma anche quello di dar voce a chi semplicemente ha voglia di presentare il proprio lavoro davanti alla platea di un teatro.

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Muse ispiratrici, artiste, ma soprattutto Donne

Il soggetto femminile rimane il più intrigante enigma che la storia generale e il sensibile mondo dell’arte abbiano affrontato. La donna da secoli è oggetto e soggetto dell’arte nelle sue molteplici sfaccettature: donna come madre, donna come santa, donna come diavolo, donna come amante. Se andiamo a ritroso nel tempo vediamo come la femminilità sia un tratto marcato dell’umanità più volte affrontato, con violenza o con poesia, con erotismo o malinconia, con amore e con diffidenza.

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Non puo’ il silenzio…

[LETTERATURA]

Non può il silenzio ottundere lo spirito, non può non essere disciplinato. Il silenzio discrezionale che evita clamori inopportuni su vicende private dall’alto coefficiente emotivo (vedi il caso Englaro) è un’opzione valida come forma di rispetto, mentre non può essere assecondato il silenzio indifferente, aggravato da imbarazzi borghesi nel senso più deteriore del termine, nei confronti di storie di resistenza o di opposizione al disagio che si pongono come straordinarie nella loro quotidiana ordinarietà e permettono a tutti di guardare con occhio più cosciente al senso della vita e ai valori a cui essa dovrebbe essere improntata.

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Negrita: it’s only ROCK’N ROLL!

[MUSICA]

Siamo il fuoco siamo il carnevale…saremo il rullo sopra lo stivale… ritmo sangue sangue ritmo e veleno che rokkerolla sopra le città”, cosi recita il testo di “Ehi Negrita” (un pezzo del primo album omonimo Negrita), ed era il 1994. Oggi dopo 7 album, un “The best” e circa 700 concerti in 18 anni di carriera, i Negrita dimostrano ancora una volta di essere una vera ROCK BAND, di avere il rock ‘n roll nel sangue, nonostante alcuni sostengano che le nuove sonorità che contaminano gli ultimi album gli stiano facendo perdere questa veste.

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Brian Eno al FUTUROMA

[MUSICA]

L’anniversario del movimento futurista si apre con l’opera musicale di Brian Eno dal titolo Presentism, Time and Space In The Long Now, esposta presso la Fondazione Memmo in Palazzo Ruspoli di Roma, dal 20 febbraio fino al 15 marzo 2009 (ingresso gratuito).
Se il futurismo è l’arte che mescola i generi Brian Eno è colui che ha rappresentato tutto ciò in un’opera che racconta, nella sua plasticità, il movimento e la musica.

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