Roma 27 marzo 2009, i Modena City Ramblers ricevono il premio “arte e diritti umani” di AmnestyInternational per essersi distinti come promotori dei diritti umani, portando in giro una musica legata al sociale con autorevolezza e credibilità. Il loro brano “Ebano” ha vinto il premio Amnesty Italia per la musica ed è stato inserito nella compilation 16×70, un album di musica per il sociale.
Riuscite ad immaginare un universo costellato di colori poggiati su materiali rianimati, ovvero pezzi di legno che una volta formavano persiane o pezzi di imbarcazioni tenuti insieme per dare forma a oggetti difficilmente riproducibili e immensamente fantasiosi come una Babele colorata? E poi ancora parti di telefoni in disuso che sarebbero finiti dentro discariche che allontanano della fantasia, torchi che si trasformano in grandi soli colorati su cui far rispecchiare la propria immagine.
La mostra inaugurata il 27 Marzo dalla Fondazione Modigliani, oltre ad essere ospitata nel bellissimo e suggestivo scenario di Palazzo Taverna (che già, di per sé, sarebbe motivo sufficiente per una visita), attrae subito l’attenzione per l’importanza del nome cui l’esposizione è dedicata, quello di Gino Marotta.
“Sospeso sullo spazio-tempo universale, un labirinto di percorsi s’intrinseca nella ricerca d’unisono fra l’identità esteriore dell’individuo e il sé profondo” (Giorgia Fiorio)
Cento stampe fotografiche in grande formato e rigorosamente in bianco e nero fanno confluire i nostri sguardi profani nella testimonianza visiva di Giorgia Fiorio, torinese di nascita che dal 2000 si è impegnata in una ricerca personale sul rapporto dell’individuo con il sacro.
Nella Sala Grande del Teatro dell’Orologio di Roma si sono aggirate – dal 19 marzo al 10 aprile – le ombre inquiete di sei combattenti dispersi nelle maglie della storia, riuniti ne L’ultima notte di Pace per raccontare al pubblico i propri destini. Lo spettacolo – scritto e diretto da Francesca Zanni – è il risultato assolutamente straordinario della collaborazione tra la Compagnia Teatro IT e La Casa dei Racconti che si fregia del patrocinio di Amnesty International Italia per sancire l’altissimo valore culturale e civile del progetto.
Si è aperto un nuovo sipario sulla scena teatrale che ha catturato l’attenzione di numerosi spettatori presenti al Primo Festival del Teatro Visibile: una quattro giorni a “tutto teatro” , svoltosi tra il 26 e il 29 marzo scorso al Teatro della Visitazione.
Ancora una volta ci si ritrova al Circolo degli Artisti, pronti ad ascoltare musica, e questa volta a presentarla sarà un particolare e intenso uomo: Umberto Giardini, in arte Moltheni, una strana anomalia che ormai da 10 anni viaggia tra le vibrazioni della musica italiana. L’attesa prima della sua esibizione verrà colmata dai Maledia, che con una chitarra acustica, una elettrica ed una voce racconteranno con poche canzoni la loro musica accompagnati da luci blu, nella quiete apparente, luci rosse per “Favole inutili”, brano che parla di un amore tra due donne e luci verdi per il loro finale.
La Marcosbanda, l’unica band che può chiamare i pomodori con nomi illustri quali: Van Gogh, Gauguin e Matisse, mercoledì 1 aprile, sul palco del Circolo degli Artisti, ha divertito e dato prova della propria poliedricità spaziando dal blues al jazz, dalla samba agli stornelli in romanesco. Non molto tempo fa li avevo visti su un palco importante come quello dell’ Auditorium Parco della Musica e, pur notando la loro bravura, non ne ero rimasta particolarmente colpita forse perché il gruppo era teso e la platea composta.
Sergio Toppi. Il segno della Storia è il titolo della mostra principale della terza edizione di BilBOlBul, il Festival Internazionale del Fumetto che si è svolto a Bologna. L’esposizione, allestita presso il Museo Civico Archeologico dal 6 marzo al 12 aprile, presenta al pubblico oltre duecento fumetti e illustrazioni, tratti dalla vastissima produzione dell’autore che conta ormai più di quaranta anni di produzione. La mostra rifiuta la sterile divisione delle opere su basi cronologiche, coglie piuttosto i nodi centrali del tratto incisivo di Toppi, non tralasciando alcune importanti innovazioni stilistiche.
A pochi mesi dalla scomparsa del grande drammaturgo, poeta e scrittore inglese, la compagnia Mirò vuole rendergli omaggio mettendo in scena a Roma, al Teatro Tordinona dal 24 marzo al 5 aprile, L’amante di Harold Pinter. Amico e da molti considerato l’erede di Samuel Beckett, animato fino ai suoi ultimi giorni da un forte impegno civile e politico, Pinter è stato insignito nel 2005 del Premio Nobel per la Letteratura con una motivazione che riassume perfettamente il suo genio e la base del genere ormai definito ‘Pinteriano’: Nelle sue commedie scopre il baratro che sta sotto le chiacchiere di tutti i giorni e spinge ad entrare nelle stanze chiuse dell’oppressione. E in questa descrizione si rispecchia perfettamente L’amante, una delle sue brevi ma intense tragicommedie, che sembra trattare con apparente leggerezza l’amore e i suoi inganni, ma che lascia intravedere un dramma molto più profondo ed esistenziale.
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