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Roma Rock School: lo spazio sonoro della Capitale

Uno spazio dedicato alla musica rock, studiata in tutte le sue sfaccettature, dalla produzione alla dimensione live, dalla tecnica musicale al look personale. È questo uno degli intenti primari di Roma Rock School, uno spazio di formazione che riesce a coniugare efficacemente i principi classici del genere rock e l’apertura ad un mondo nuovo e in perenne cambiamento.
Per approfondire obiettivi e contributi di questa originale iniziativa, abbiamo intervistato Gianluca Perdicaro e Serena Ottaviani, i due direttori della scuola.

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Eugenio Finardi: la forza della musica

Salve Sig. Finardi, siamo lieti di ospitarla tra le pagine elettroniche del nostro giornale.
Inizio decisamente rock, ma di un tipo impegnato, importante socialmente, forse anche per il periodo storico in cui la sua carriera ha avuto inizio, fino ad arrivare oggi ad ogni tipo di commistione musicale tra generi ed artisti diversi. Che musica è quella di Eugenio Finardi?

La mia “vera” musica è il blues, quindi Anima Blues, il progetto che ho realizzato nel 2005, è stato il compimento ideale di un viaggio iniziato 40 anni fa esatti, nel 1965. Un viaggio alla scoperta di questa musica straordinaria anche in America, il paese di mia nonna.

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Si esce vivi dagli anni ’80: Federico Fiumani

Negli ultimi tempi c’è troppa voglia di fare letteratura nei testi delle canzoni, e questo si traduce in pesantezza. Io prediligo la semplicità, l’immediatezza. Truffaut diceva che le canzoni più sono cretine più sono vere. Io auspico un ritorno alla superficialità, perchè la profondità spesso conduce alla noia. In fondo ad una canzone si devono chiedere quei tre, quattro minuti di svago… esordisce così¬ il portabandiere della New Wave italiana. Il cantante, scrittore e chitarrista Federico Fiumani, alla soglia dei cinquant’anni, racconta gli anni ’80, le problematiche legate al mercato discografico e l’attuale panorama musicale italiano, con un probabile disco in uscita nel 2009.

In che senso lo spettacolo di Roma è stato “Confidenziale”?
E’ un concerto in cui sono più in confidenza con il pubblico, sono io da solo, semplicemente voce e chitarra, nel corso del quale canto le canzoni così come sono nate. E’ un tipo di spettacolo che è nato nel ’94 ed ha fatto parte delle mie esibizioni finora. Probabilmente quello di Roma è stato l’ultimo di un buon periodo che ha segnato positivamente la mia vita.

Quindi per il prossimo anno si prospettano novità?
Vorrei semplicemente continuare a suonare con i Diaframma, formazione rock a me più congeniale. Un album nuovo mi piacerebbe farlo, tenendo conto delle ispirazioni che vanno e vengono e anche della situazione discografica che al momento è tutt’altro che rosea. Speriamo che ancora per un po’ di tempo si possano fare dei dischi.

Da un po’ di tempo molti festival sono organizzati da grandi multinazionali. L’invadenza della pubblicità  nel territorio dell’arte può pregiudicare o influenzare il risultato finale?
Non credo perchè da sempre si fa ricorso alla pubblicità. I festival hanno dei costi e molto spesso si lavora all’oscuro senza nessuna sicurezza sulla riuscita o meno degli eventi. Gli sponsor non sono il male peggiore della musica. E’ difficile stabilire una diagnosi e quindi una relativa terapia. Di sicuro i cambiamenti epocali nell’ambito tecnologico hanno reso i negozi di dischi dei luoghi funerei, il disco ha perso la sua funzione. Non so se tutto questo sia un bene o un male, io appartengo ad un generazione precedente e per questo sono preoccupato. La musica liquida, digitale, mi lascia abbastanza indifferente. Di sicuro adesso è molto più difficile orientarsi. Prima una cultura musicale te la facevi leggendo i giornali, ascoltando determinati album che paradossalmente erano pochi rispetto alla tua passione. Ora c’è troppo. Io la definirei come una grande nebbia, un muro.

Assieme ai Litfiba siete considerati i pionieri della dark wave italiana. Quali sono le differenze con gli anni ’80?
Moltissime. Noi stessi siamo cambiati. Soprattutto attualmente sembra che tutto sia già stato fatto. I dischi così come le feste Dark e Wave sembrano oggetti di antiquariato. All’epoca le cose succedevano per la prima volta, quindi c’era tutto un altro spirito, emozioni diverse, vi era la consapevolezza di fare qualcosa di nuovo e di importante che coinvolgeva tutte le nostre vite. Sono molto contento di averne fatto parte.

Quanto è difficile sopravvivere senza una mayor?
Per quel che ci riguarda non è stato molto difficile, basta aver voglia, perchè con la passione e con una buona dose di fortuna alla fine qualcosa di bello succede. Certi periodi degli anni novanta sono stati abbastanza duri a causa della reputazione che ci portavamo dagli anni 80: eravamo i paladini di una musica che era percepita come vecchia. Paradossalmente decenni successivi c’è stata una grossa riscoperta della musica anni ’80 e quindi anche della nostra opera. Direi che adesso sono diventato un classico e va bene così, speriamo che duri il più possibile. 

Faccia a Faccia con Pierluigi Ferrandini

La sveglia segna le 4:30 e la luce non ha ancora invaso il cielo notturno.
E’ ancora troppo presto per vedere l’alba ma Antonio, un giovane contadino, si prepara comunque per andare a lavorare nei campi.
Peccato che, nell’atto di uscire, l’uomo si troverà di fronte ad un piccolo inconveniente: una macchina malamente parcheggiata blocca l’ingresso di casa.
Questo è solo un accenno del corto “Vietato Fermarsi”, diretto da Pierluigi Ferrandini, vincitore della sezione Cinema del MArteLive 2008.

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Andrea Baracco per ”Interno Abbado”

La Compagnia ITermini nasce nel 2002 e nel giro di pochi anni colleziona una serie ininterrotta di importanti riconoscimenti che la impongono all’attenzione del panorama del teatro emergente. Ultima conferma del loro talento è l’assegnazione del Premio MArteLive Teatro Tour 2008 per “Interno Abbado“, in scena dal 2 al 12 ottobre al Piccolo Teatro Iovinelli. In occasione del debutto abbiamo incontrato Andrea Baracco, regista ed autore dello spettacolo.

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Due chiacchiere tra le nuvole

Prosegue al Teatro Sette di Roma la Rassegna Giovani “Ettore Petroliniâ” 2008. Dal 5 al 7 ottobre il palcoscenico ha assunto le chimeriche sembianze di un panorama olimpico con lo spettacolo “La Commedia…Divina”, scritto, diretto ed interpretato da Michela Cangi insieme a Barbara Russo, Fabrizio Ripesi, “Legna”, Ilaria Giambini, Alessandra Maccotta, Francesco Stella e Dario Latini: in una parola la Compagnia Tetrahedrum.
Tra nuvole di cotone e veli eterei abbiamo incontrato per voi Michela Cangi…

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I Nipoti di Bernardone: Piumino e Putipù

Abbiamo già avuto il piacere di conoscerli questi simpatici “nasi rossi” –Vincenzo De Rosa e Pasquale Imperiale– apparentemente scapigliati, ma fondamentalmente in sintonia con il loro ”essere sulla scena”.
Li abbiamo visti esibirsi e divenire i vincitori uscenti al concorso MArteLive 2008. Non sono affatto dei perfetti sconosciuti quindi, ma per chi non riuscisse ad identificarli…segni particolari: facce da clown! Ovvio no?!

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Due parole con Sarah Biacchi

Incontro Sarah a Parma, la sua città, in un bel bar all’aperto vicino al Duomo. Ci sediamo e, bevendo e mangiando cornetti proprio come piace a me, parliamo per due ore buone.
Sarah Biacchi si è diplomata in canto lirico nel 2003 presso il conservatorio di Parma dopo aver ottenuto, nel 2002, il diploma quale Attrice di Prosa presso la Scuola di Teatro di Bologna diretta da Alessandra Galante Garrone. Si è anche laureata in Lettere Moderne all’Università di Parma, Dipartimento dello Spettacolo.

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La tecktonik tra passaparola e user generated content

Intervista a Paola Panarese
Come un virus, e come molte altre tendenze giovanili, la Tecktonik si è diffusa in breve tempo su scala internazionale, sfruttando al massimo le potenzialità della rete, del word of mouth e dei network sociali. Per affrontare il tema da una prospettiva sociologica, andando ad indagare le motivazioni profonde che orientano i consumi culturali dei giovani, abbiamo intervistato Paola Panarese, ricercatrice di Sociologia dei processi culturali e comunicativi presso la Facoltà di Scienze della Comunicazione della Sapienza di Roma, dove insegna Processi culturali e comunicativi e Pubblicità e strategie di comunicazione integrata.

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“Instabili”? No, davvero bravi…

Buongiorno Marco ed Eugenio! Innanzitutto grazie della vostra disponibilità e complimenti per la vittoria al MArteLive. Come mai Teatro “Instabile”? Instabile come incerto o solo nel senso che la vostra arte è qualcosa che può davvero spaziare? Di cosa si occupa la vostra Compagnia?
Grazie a Voi per l’interesse e lo spazio che ci dedicate! Non è facile di questi tempi ottenere visibilità per le piccole compagnie autonome che non hanno “amici” influenti…

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