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Faccia a Faccia con Pierluigi Ferrandini

La sveglia segna le 4:30 e la luce non ha ancora invaso il cielo notturno.
E’ ancora troppo presto per vedere l’alba ma Antonio, un giovane contadino, si prepara comunque per andare a lavorare nei campi.
Peccato che, nell’atto di uscire, l’uomo si troverà di fronte ad un piccolo inconveniente: una macchina malamente parcheggiata blocca l’ingresso di casa.
Questo è solo un accenno del corto “Vietato Fermarsi”, diretto da Pierluigi Ferrandini, vincitore della sezione Cinema del MArteLive 2008.


Ferrandini, nato a Bari nel 1975, conserva un curriculum di tutto rispetto: dalla realizzazione delle musiche per “L’amore Ritorna”, alla collaborazione della regia del film “Colpo d’occhio” di Sergio Rubini, fino al cortometraggio “Il sogno di Remi” commissionato dalla BNL per Telethon.
Intervisto così Pierluigi nella zona di San Giovanni, in una piccola e colorata caffetteria molto “Professional-Style” e, tra una battuta e l’altra, iniziamo la nostra conversazione…

Inizio con il dirti che ho trovato molto interessante “Vietato Fermarsi”, ironico e diretto al punto giusto, mi ha strappato più di un sorriso! Com’è nata questa idea?
Il corto nasce dal finanziamento della Regione Puglia e io avevo voglia di raccontare una storia ambientata nel mio paese, una storia che raccontasse la politica che si vive al giorno d’oggi e come la si vive.
E’ chiaro che è un corto interamente metaforico, tutto è simbolo di qualcosa e ciò ci porta alla primaria riflessione su come “la civiltà” è interamente improntata all’egoismo, perciò viene a mancare totalmente il senso della collettività.
Quindi anche la lotta politica che intraprenderà il giovane protagonista, perché per l’appunto è di “lotta politica” che si parla, nel prendere un certo impegno andando a modificare il segno finale sul muro di casa sua, dalla Falce e il Martello al Divieto di Sosta; come se egli stesso scrivesse il manifesto della sua nuova politica, essendo un divieto di sosta che ha comunque una valenza politica: mi devi lasciare la libertà di esercitare i miei diritti fondamentali come quello del lavoro, tu mi devi dare la possibilità di andare a lavorare la mattina e quindi non mi devi ostacolare.

Quindi non solo “politicamente” parlando, ma anche con un rispetto “umano” di fondo…
C’è il rispetto diciamo della libertà individuale ed ormai si tratta per l’appunto di quest’ultima.
E’ un ritratto su come la politica viene percepita dai giovani d’oggi, perché nei giovani d’oggi simboli come la falce e il martello hanno completamente perso la loro valenza comunitaria, collettivizzante, ideologica.
Viene sostituita con dei segni più concreti, più legata ai bisogni personali.

Il tuo personale orientamento politico ha influenzato il progetto e la storia stessa?
Il mio personale orientamento politico non c’entra molto, io racconto l’orientamento del giovane d’oggi del Sud e della condizione di proletario che vive sulla propria pelle.
Può non essere un contadino, ma anche uno che lavora in un Call Center, uno che fa lavori che non sono altamente retribuiti.
La politica di questo ragazzo è un’anti-politica, la politica per chi ha intenzione di farla oggi, per i ragazzi stessi di oggi.
Tutto parte dalla distruzione di una certa idea di politica, di com’era negli anni sessanta e questa, personalmente, non è una cosa positiva, anzi sono portato a credere che l’intera questione non possa essere altro che negativa.
Tuttavia è un dato di fatto e la Falce e il Martello sono percepite oggi, anche da quei ragazzi che vorrebbero essere di sinistra, come una sorta di impedimento, come una cosa remota, una cosa antica e passata.
L’unica cosa che bisogna fare non è cercare di ricostruirle, ma crearne una versione “nuova”, attuale e riconoscibile per i giovani, e collettivizzante, in definitiva qualcosa che riesca ad unire.

Perciò, in un certo modo, che si possa adattare a come siamo noi oggi…
Esattamente. Oggi la Falce e il martello non hanno alcun senso, come la croce.
Coloro che portano avanti ancora l’idea di una religione cattolica sono soltanto persone che hanno il piacere di vivere controcorrente e anacronisticamente, ma non c’è nulla nella società in cui viviamo, non c’è nulla che rimandi realmente al significato della croce.
La conferma di questo è anche riconducibile alla fortissima crisi vocazionale di questo periodo.

Dimmi adesso, Pierluigi, cosa hai provato a vincere al MArteLive? Te lo aspettavi un po’? (Da qui, parte l’inconfondibile voce di Tiziano Ferro…n.d.r.)
E con Tiziano Ferro di sottofondo dirò che vincere al MArteLive è stata una fantastica sorpresa, totalmente inaspettata, anche perché c’era stata una selezione finale di dieci persone e io risultavo ultimo.
Poi, non si sa bene come sia riuscito a surclassare gli altri, perché i primi voti che avevo ottenuto erano stati dati dalle persone presenti in sala e io, non essendo di Roma, diciamo che non avevo nessun gruppo sostenitore.
In aggiunta, c’è stata la grandissima sorpresa del premio SIAE che mi ha dato senz’altro molta soddisfazione, con il corso “Filmakers Design” che inizierò a Gennaio.

E Ferrandini regista, che progetti avrà nel futuro?
Lavori per la Telethon, che mi chiama ogni anno per fare dei cortometraggi che servono per la riserva fondi scientifica.
Seppur non ci creda molto, in buona fede faccio il mio dovere, perché credo in un cinema etico e quindi nella possibilità di emozionare anche attraverso le immagini e se questo può servire a dare dei soldi per la ricerca stessa, ben venga.

Perfetto Pierluigi, so che hai molta fretta ma, purtroppo, questa domanda devo proprio fartela: come appare ai tuoi occhi Sergio Rubini, il Regista?
Sergio Rubini è il mio maestro, quello che mi ha insegnato tutto.
Me l’ha insegnato senza dirmi niente, non ha mai detto “guarda come si fa” o “ora ti insegno questo”, mi ha dato semplicemente l’opportunità di stargli accanto, sapendo poi che sta a me se ho voglia di capire, se ho voglia di imparare e di intraprendere, con totale coscienza, questo campo cinematografico.

Con questo saluto Pierluigi, io scappo verso la Metro e lui si disperde tra i meandri della Capitale, augurandogli tutto il successo che un’artista merita di avere.

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