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Lo psichedelico, teatrale e urlato impeto finale: VI serata 2009

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Mister Lewis in Action

CINEMA- Ultima serata del MArteLive, che chiude questo grande ciclo dei cortometraggi in concorso, prima di giungere all’attesa finalissima nazionale. La giuria ha espresso il proprio giudizio, le schede sono state riempite e si attende la fine di Giugno per avere un riscontro sui vincitori.
Siamo passati in mezzo a rocambolesche storie, bizzarri personaggi e introspezioni profonde sulla vita, sulla morte e sui temi a noi più cari.
Ad iniziare la serata, sono stati proprio loro tre, i componenti della Lewis Carroll Factory agenzia di special FX, scenotecnica e costumi, ovvero Francesco Erba, Luca Vecchi e Tiziano Martella, che hanno presentato insieme il corto diretto dallo stesso Erba: Asylum. Il corto, è stato ideato dalla Lewis Carroll Factory dopo la visione della graphic novel di Grant Morrison, illustrata da Dave McKeann, dal titolo  Arkham Asylum: A Serious House on Serious, ambientato nel manicomio criminale di Gotham City.
All’interno di un istituto criminale, Lewis è rinchiuso nella sua cella, in compagnia di ossessioni e follie, privo di una pace interiore. Nemmeno l’elettroshock riesce a rimuovere la sua paura più ostentata e sembrerebbe che solo Alice, un’infermiera, possa scoprire il mistero che si cela dietro la distruzione mentale di Lewis.
Il corto, visionario e gotico, ci mostra uno scenario orrorifico, in bilico tra realtà e fantasia, un po’ come una fiaba macchiata di sangue, dove la prigione diventa il castello e la principessa si riflette nel personaggio di una Alice vestita di bianco. Perfino la stanza bianca imbottita, del manicomio, si presenta come un piccolo scrigno che rinchiude dolori e follie, occhi fin troppo spalancati e sogni che non hanno né luce, nè un reale risveglio. Viaggiamo tra Lewis e Shelley, tra verità nascoste e sublimi immagini a regola d’arte, ricolme di una poesia antica e degradante: ed è strano che a tratti, tutto ci riporti alla memoria Il Gabinetto del Dottor Caligari, dove l’espressionismo raggiunge il suo apice e perfino i vivi non sono in realtà ciò che sembrano.

Il Grande Spettacolo di Andrea De Sica, narra la storia di un uomo, che vive tranquillamente la sua vita insieme alla moglie. Con la venuta di un Circo l’uomo inizierà a distaccarsi dalla realtà, aggrappandosi a fatti del tutto fuori dal normale.
Con questo cortometraggio, De Sica, tocca quel cinema surrealista, sempre espressionistico, che getta nei nostri cuori una certa inquietudine. E’ l’ambiguità delle scene illogiche, del sogno che s’intreccia con l’illusione, lasciando il mondo reale che tanto conosciamo. Uno scenario che crea un buco nello schermo, nelle immagini che ci introducono nella mente violenta dell’uomo, che scopre per così dire il suo lato oscuro.
Ed è bello quanto affascinante scoprire una simbologia così stratificata, fatta di figure fantastiche che viaggiano nella mente di una persona che non si è mai vissuta a pieno, realmente. Perfino nella figura ricorrente del topo, segno di epidemia, che contagia la mente del folle, lasciandolo all’interno del suo mondo circense.

L’uomo perfetto di Ivano Fachin, è una fiaba moderna, molto particolare, che ci racconta di un signore anziano pronto a firmare un documento, ma che, prima di farlo, ci fa entrare all’interno di una favola, ovvero la sua. Si narra così di un uomo perfetto, senza sentimenti, adoperato per molteplici lavori, ma mai lasciato libero alle proprie emozioni.
Commovente ed ispiratrice la vicenda, semplice ed ironica in alcune sue sfumature, ma particolare nel tema essenziale della vita. Con profonda leggerezza ci viene narrata una storia di viaggi, di giochi e di evoluzioni.
La propria esistenza può essere cambiata e modificata, attraverso le nostre azioni e attraversare un campo erboso, dopo aver osservato delle barchette di carta, può essere il vero inizio della propria vita.

Senza titolo di Gregory J. Rossi, è la storia di una rapina e di un piano ideato da un uomo e una donna, in cui qualcosa va storto. Il giorno fatidico la donna stessa dovrà scontrarsi contro un fantasma più reale di quanto possa credere. Interamente girato tramite un cellulare Nokia, il corto ci mostra queste immagini in bianco e nero, molto stile noir e fa in modo di aggiungere anche un certo brio di ironia.
Un finale di certo che dà quel tocco in più ad un’opera che, in caso contrario, si sarebbe confusa nella massa.

Chat Noir- Rete di passione di Andrea Fazzini, segue un po’ la scia originale di Senza Titolo, mostrandoci sempre in tema noir, lo schermo del pc di una donna, nel desktop che presenta una chat.
Chattando con un uomo dall’aspetto ombroso, assisteremo così ad una litigata via messaggi, il tutto condito da un finale tutto alla Signora in Giallo.
E’ strepitoso il modo in cui questo cortometraggio, seppur banale e scontato, sia riuscito a strappare non poche risate attraverso facce, emoticon e tanta autoironia. Magari non sarà l’idea più originale del mondo, ma colpisce per intraprendenza e diversità, nel prendere in giro magari anche il mondo di internet e delle chat.
Un film noir così reso attraverso delle parole scritte, inscenato su una finestra bianca.

Maradona Baby di Nino Sabella, racconta di Accursio, un ragazzino che ci sa fare con il pallone, proprio come un piccolo maradona. Eppure oltre il pallone sembra che ci sia qualcosa che sogna più di ogni altra cosa al mondo, ovvero l’approvazione della madre, che sembra favorire la sorella. Una piccola ragazzina bionda che gioca tutto il tempo con il suo hula hop. Il piccolo Maradona tenterà perfino di far arrivare il suo pallone al cielo…
Una simpatica storia che annuncia la venuta di un’estate calda e torrida, di una sfida e di un piccolo ragazzino che idealizza la madre come una Madonna, tanto da colorare le unghia della statua della madonna di rosso, proprio come lo smalto che la madre passa incessantemente sulle sua.

Pioggia (scherzo con brio) di Damaso Perrotta, è un immaginario unico della città con il brutto tempo: pioggia che cade, che scende per i marciapiedi, nelle pozzanghere ricolme che la gente evita per non bagnarsi e infiniti ombrelli aperti sulle strade urbane. Ciò che ci viene mostrato sono le persone e il loro atteggiamento verso la pioggia, mentre si coprono, si riparano, senza preoccuparsi di fissarne l’essenza.
Probabilmente è questo il vero messaggio del cortometraggio, nelle scene quotidiane a noi regalate: tutto ciò che ci chiede è di restare fermi, ad osservare l’evoluzione unica di questo fenomeno atmosferico.

(Alessia Grasso)

 

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