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Garofano Verde 2011

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Der Puff: le gioie e i dolori dell’amore lesbico nella Germania dei primi ‘900

Negli anni ’20 Marlene cantava in duetto con Margo Lion “la canzone della migliore amica”, un fox trot con molte allusioni lesbiche che diventò un successo clamoroso nei locali per donne. Al pubblico dopo l’esibizione regalavano delle violette.
Così il pubblico del Belli il 13 giugno è stato accolto per la prima di Der Puff con delle spillette viola a ricordare i tempi in cui nelle Germania della Repubblica di Weimar, donne sicure di sè e libere andavano a manifestare il loro amore e la loro libertà sessuale. Così era la nazione che poi avrebbe fatto da palcoscenico ad una manifestazione ben più clamorosa e dissacrante. A Berlino, ma non solo, nascevano decine di locali dove le donne potevano incontrarsi magari con una colonna sonora di sottofondo di tutto rispetto. La capitale germanica era considerata un “Eldorado” e l’amore libero aveva una vitalità d’avanguardia per gli inizi del secolo.
Secondo alcune ricerche storiche, i soci e le socie delle prime organizzazioni omosessuali tedesche erano in quegli anni ben 48.000 e diffusissima era la rivista lesbica “Die Freundin”.
Nei cabaret dell’epoca si ascoltavano anche canzoni come “Maskulinum-Femininum” (maschile-femminile), in cui si ironizzava sulla confusione dei generi, “Das lila Lied” (La canzone viola) in cui veniva rivendicato apertamente il diritto degli omosessuali a vivere il loro amore, e “Gesetzt den Fall” (Immaginatevi se magari), anche questa su donne che preferiscono altre donne.
Grandi furono le donne che sul palco di questi locali animavano le serate, oltre alla “divina” Marlen, anche Claire Waldoff, Margo Lion, Erika Mann e Therese Giehse.

Der Puff, di Francesca Falchi, all’interno della rassegna Garofano Verde di Rodolfo Di Giammarco andata in scena al Teatro Belli di Roma, racconta le storie di queste donne, attraverso le canzoni e i momenti euforici e tragici di chi ha affrontato tutto e peggio ancora in onore dell’amore.
L’Eldorado degli anni ’20 subì un grave scossone chiamato nazismo e in poco tempo tutto cambiò.
Rita Atzeri e Francesca Falchi descrivono il bello e il brutto di un periodo, passando per il cabaret, allietando il pubblico con le canzoni dell’epoca e le storie di donne che hanno vissuto la libertà e la prigionia.

Nei campi di sterminio tedeschi arrivavano centinaia di donne lesbiche, che in quanto tali dovettero subire ogni tipo di violenza e depravazione fino alla morte.
Le due attrici hanno coinvolto il pubblico trascinandolo nelle storie di donne che amavano in ogni modo possibile e che per questo hanno dovuto patire le pene dell’inferno.
La rassegna dedicata al mondo gay e lesbo si prefigura come una delle più all’avanguardia nel panorama artistico romano, giustamente rafforzata da artisti giovani, promettenti e di valore.

Manuela Tiberi

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