Quattro passi a Sud e arriva anche il MArteLive Italia- V serata 2009
Malicanti+Qbeta+24Grana
MUSICA BIG- Anche se questo maggio può essere ricordato come il mese delle feste di diciottenni, del caldo giunto in anticipo, della ricostruzione di un nuovo ordine economico mondiale, della speranza nella politica del “We Can”; esisterà sempre un luogo riconducibile ad un concetto mentale, dove il tempo è scandito dai ritmi molli dell’arte: MArteLive. Il penultimo appuntamento dello spettacolo totale è stato dedicato alle sonorità del sud, con esponenti provenienti dal triangolo Campania-Sicilia-Puglia ovvero 24 Grana, Qbeta e Malicanti, una connessione che rappresenta non un semplice concerto bensì un vero e proprio summit.
Ad accogliere gli ambasciatori, nell’area antistante l’Alpheus, vi era una processione di sbandieratori: una commedia a lieto fine ha sempre bisogno di un salto nel cielo, no?
Le tarantelle, i canti tradizionali delle puglie, ricche di dolore ma inzuppate di speranze, hanno dato inizio alla serata in un locale non molto affollato, ma voglioso di balli soprattutto per coloro i quali, essendo sotto terapia sin dalla nascita, avevano qualche goccia di sangue sudista conficcato tra i pori della pelle. Sì perché il sud non è una lingua, non è una terra, non è una notizia di cronaca nera sbattuta in prima pagina. Il sud è tutto ciò che riguarda l’umanità: un agglomerato di persone, cervelli, parole, che non prescindono dalla latitudine, ma dal cuore.
Il pizzico delle corde dei Malicanti potrebbero racchiudere un piccolo risveglio della voglia di ascoltare e pregare, come le atmosfere dalle quali provengono tali risonanze, la solitudine immaginaria di una spiaggia del Salento che guarda a ponente nel momento del tramonto.
Alle 22.45 ecco i Fratelli QBeta, che si presentano in un’insolita formazione acustica composta dalla trinità della sei corde condite da qualche battito di origine percussionista. La familiarità sprigionata dalla loro arte ci ha portati dolcemente tra i mandorli di Solarino, assolati e gustosi, ricchi di sorrisi e freschezza popolare con un dialetto che omaggia i palati più ricercati.
Poi venne il tempo degli ospiti principali, che si accomodano con gentilezza partenopea alle 23 e 30 circa. I 24 Grana hanno la loro cittadinanza musicale non nella ridente campania bensì nella più ordinata Cuneo, leggi Marlene Kuntz (basta solo cambiare l’accento linguistico). Francesco di Bella è il profeta delle periferie del mondo, in grado di somatizzare i problemi in un volto, in un portamento, in una blindatura canora ancorata nella tradizione napoletana.
Se i QBeta avevano come testimoni di nozze sbandieratori circondati da bande di paese, i 24Grana erano introdotti dalla magia della Capoeira, una lotta artistica, lenta e ferraginosa dai muscoli definiti e tonici: perchè nei sud, per sopravvivere, bisogna sempre lottare.
L’esibizione è stata strutturata in due parti: la prima ha avuto come tematiche i brani contenuti nell’ultimo lavoro “Ghostwriter”, la seconda a percorso a ritroso la storia del gruppo che dal 1995 ha pubblicato 9 album.
Il pubblico, così come lo scrivente, ha preferito di gran lunga la seconda scaletta composta da brani come “Lu’ Cardillo”, “Aggia avutu a sustanza” e “Stai Mai Ccà”. In questo modo si può dipingere un quadro bianco sulle problematiche del sud, senza nessun ipocrita estetismo. Se andrete a cercare la ricchezza della miseria nessuna chioma rasta ci si presenterà davanti, non un tatuaggio esprimerà sconcerto ma solo voglia di vivere ai limiti che i benpensanti chiamano anticonformismo.
L’unica risposta nei momenti che separano il palco dal pubblico è la certezza della sincerità e, per fortuna, questo è stato nel live a sud, martedì 26 maggio 2009.
Se tale musica riesce a baciare la fermezza degli occhi, possiamo dire che il futuro esiste davvero.
(Saverio Caruso)