Di certo a Roma non ci si chiede: è domenica, cosa faccio? Non vi chiuderete in casa davanti ad un computer, voglio sperare! Io consiglio: una buona conversazione, un aperitivo e soprattutto arte. L’arte fa sempre bene allo spirito e al cuore, anche quando non rientra nelle nostre corde, anche quando ci sforziamo di trovarci un senso.
Immaginate un posto dove l’arte incontra lo spazio, dove il luogo si offre come punto di incontro per la fantasia, si lascia trasformare e tramutare in qualcosa di visibile e percepibile ai nostri sensi. Quando l’arte è in grado di travalicare le frontiere invisibili delle capacità umane ecco che dà vita ad una forma che esalta le potenzialità dello spazio su cui si muovono forme e luci, calore e movimento. Con una sola parola: architettura. Questa forma d’arte è vecchia quanto l’esistenza dell’uomo, sin da quando ha iniziato a modificare il luogo su cui poggiava i piedi.
In questa vacanza di Natale confesso di non aver visitato mostre: ho preso una vacanza dall’arte. Ci credete? No? E avete ragione… quando si è art-aholic è difficile resistere. Il periodo natalizio, però, non è molto adatto alle visite nelle piccole e medie gallerie che organizzano le mostre più “gustose” a novembre, periodo in cui non si è ancora troppo impegnati nel turbinio natalizio e si è ormai dimenticato il calore estivo.
Lo sguardo per aria è dei sognatori, è di coloro che si astraggono dalla realtà più vicina e oltrepassano i confini, i limiti dello spazio fisico. Guardare in alto, guardare oltre, può darci talvolta la giusta distanza per riflettere o anche solo per stupirci e sorridere. Camminare col naso all’insù è l’invito che i quattordici artisti della mostra Lumin_Aria rivolgono a chi si inoltra per le strade del centro antico di Napoli tra l’8 dicembre e il 7 gennaio 2009.
Nel grigio tepore invernale lo spirito riesce a trovare una dimensione multi cromatica solo se il suo sguardo volge oltre la contingente abitudine che scandisce il tempo del nostro vivere e quando, seppur sotto una pioggia battente, si va alla ricerca di quel passaggio che va dalla noia all’entusiasmo senza andare troppo lontano di casa. Non esiste forse luogo più adatto a stimolare lo spirito di un luogo che celebra l’arte, l’attività artistica in tutte le sue forme e dimensioni e che ti libera da ogni costrizione e libertà di pensiero.
La mostra di cui vi parlo avrebbe bisogno di un accompagnamento musicale, dunque, mentre leggete di Daniel Johnston, se potete e volete, inserite una vecchia canzone dei Beatles, magari “Strawberry Fields Forever”, credo che sia la più adatta per capire meglio la figura bizzarra e deliziosa di questo artista cult della musica indie e disegnatore tra l’art brut e il pop surrealismo.
Dal 26 al 28 novembre 2008 nei luoghi francesi di Roma, il Festival Teranova ha ospitato anche gli artisti del MArteLive, Germano Serafini e Damiano Tullio: il primo ospite d’onore all’ultima serata del MArteLive 2008, il secondo partecipante all’edizione 2007nella sezione pittura. Il Festival Teranova è nato in Francia nel 2003 da un’idea italiana di Mario Salis, cantautore italiano, e approda in Italia per combinare le arti, premiare i nuovi talenti e ringraziare il genio dei grandi del nostro tempo.
Mentre Michelangelo cinquecento anni fa iniziava i lavori per la realizzazione della volta più bella del mondo nella Cappella Sistina, nella città eterna sempre su ordine di papa Giulio II, uno degli uomini più importanti della storia del Vaticano, veniva costruita la famosa via Giulia che quest’anno compie 500 anni. Un luogo ricco di storia, passato e arte in cui si espande il mito della Roma rinascimentale attraverso un percorso dove è possibile respirare l’odore forte di quelle atmosfere prigioniere del silenzio che inonda i sensi di chi la percorre.
Un concentrato di arte, shakerata nella sua presentazione perchè fatta di fotografia, pittura, poesia,musica e teatro, senza aggiunta di effetti artificiali nella sua esposizione, ma con un risultato da fuochi artificiali nella sua conclusione. Viva nell’animo perché mossa dagli intenti dei loro generatori, gli artisti, che hanno trasformato le loro energie in opere d’arte, sbrinando anche il più glaciale degli icerberg per il calore e le sensazioni che sono riusciti a trasmettere.
L’arte visiva è uno strumento di espressione per la musica e viceversa. Le arti si mescolano, coinvolgono in un’idea e trovano i diversi linguaggi per esprimerla. Per questo motivo mi aspettavo di trovare al MEI, Meeting delle Etichette Indipendenti e delle Autoproduzioni, qualche pennellata in più. Pensate che io sia antiquata? Ma no! Ho ascoltato, a Faenza, nella dodicesima edizione del MEI, musica e parole sulla musica, idee e progetti giovani. Ragazzi con voglia di fare che si rimboccano le maniche per investire tempo e passione. Ho visto look un po’ retrò, signori con il mantello e agilità nelle gambe, impegnati in danze legate alla tradizione osservati da capelloni colorati e con spille conficcate in ogni parte del corpo.
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