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Daniel Johnston, un bimbo mai cresciuto tra colori e musica

shiba
[GRAFFI(A)TI AD ARTE]

shibaLa mostra di cui vi parlo avrebbe bisogno di un accompagnamento musicale, dunque, mentre leggete di Daniel Johnston, se potete e volete, inserite una vecchia canzone dei Beatles, magari “Strawberry Fields Forever”, credo che sia la più adatta per capire meglio la figura bizzarra e deliziosa di questo artista cult della musica indie e disegnatore tra l’art brut e il pop surrealismo.

Per la seconda volta in Italia, per la prima volta a Roma, alcuni dei disegni su carta con pennarello di un artista dalla sensibilità fuori dal comune, nella mostra Hi. How are You? Drawing on paper. Fino al 16 gennaio 2009, la Galleria Motelsalieri avrà, sulle sue pareti scorticate, tredici dei pensieri inverosimili di un artista che è stato definito dalla critica musicale un bambino mai cresciuto.
Hi, How are you? è una mostra fatta di piccole cose: pensieri semplici e colori. Le visioni di un artista che ricorda quando è stato bambino, come accadeva a Lennon in “Strawberry Fields Forever” o come vive Daniel Johnston che all’età di quarantasette anni continua ad essere un bambino e preserva quella capacità di fare molto con poco.

Daniel Johnston non può essere definito un musicista che si dedica anche all’arte visiva, né un disegnatore che utilizza la musica per esprimere un’altra parte di sé. Tutto quello che è Johnston completa il suo modus artistico. Mentre visionavo i personaggi che letteralmente escono dalla testa dell’artista di Austin per esorcizzarne le manie e le smanie psicotiche di cui soffre da sempre, mi sembrava di camminare in quella periferia americana fatta di cliché, di cui si imbottiscono i film: le villette con i recinti di legno imbiancato, tutte uguali, i giardini continuamente falciati e le bandiere degli Stati Uniti che sventolano il loro patriottismo. In questi disegni ci sono tutte le ansie che possono nascere da una visione della vita tranquilla e pacifica, quasi intoccabile, che vive di religiosità rigorosa. Lo stesso Johnston nasce in una famiglia cristiana metodista e ad oggi, dopo gli eccessi delle droghe e di una vita borderline, trascorre il tempo tra le cliniche psichiatriche, le funzioni religiose domenicali e la sua arte.

Daniel non poteva fare altro che l’artista, non poteva che scegliere la strada più tortuosa e difficile per esprimersi.
I suoi disegni sono come lui: surrealisti e figli dei fumetti, che incarnano miti a cui è necessario ispirarsi. Uomini forzuti e coraggiosi si contrappongono a semplici creature come il ranocchio, che con i suoi occhi, fuori dal senso oltre che dalle orbite, diventano l’espressione di quell’America che è costretta a rispettare i canoni e che per questo prova a percorrere altre strade per esprimere se stessa.

Troppo limitato fare un’analisi psicologica dei suoi lavori, so che quando ero di fronte ai colori poco compatti, staccati dall’alcol dei pennarelli, ascoltavo la sua voce infantile e miagolante nel documentario a lui dedicato, che, Fabio Quaranta, uno dei responsabili della galleria Motelsalieri, aveva fatto partire, per accompagnare la visita, e provavo quello che forse è importante quando ci si rapporta all’arte: tenerezza, stupore e comprensione, non solo dell’artista, ma di quel lato infantile, che per forza di cose ci appartiene e che quando qualcuno ci ripresenta sappiamo riconoscere.
Lui stesso nell’album In My Universe con una voce dolce e con le numerose stecche ci dice: I am a baby, quasi a giustificarsi o spiegarsi. Con questa semplicità spiazzante, avvicina il suo pubblico che negli ultimi anni è cresciuto moltissimo e che vanta anche personaggi come David Bowie e Kurt Cobain.

Se anche dichiara di non saper cantare, di certo si può dire che sa emozionare con il suo modo di essere disarmato, il suo non avere costrutti e complicazioni, il suo non cercare un senso nelle cose.
Identificando l’arte come la sua unica vera terapia, quello che rende speciale Daniel Johnston, come musicista e come artista visivo, è la trasformazione delle sue espressioni artistiche in medicina dell’anima anche per noi.

Hi, How are You? Drawing on paper, Daniel Johnston
Galleria Motelsalieri, via Giovanni Lanza 162, Roma

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