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MArteLive 2008: III appuntamento

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La morte, Machiavelli e i malesseri della società

Tre spettacoli teatrali in concorso nella serata di martedì sul palco del MArteLive, davanti ad un pubblico eterogeneo, numeroso e attento. Il teatro si sa, è solito non raccogliere un grande pubblico, ma la bravura dei concorrenti ha saputo comunque conquistare gli spettatori.
In ordine cronologico, i primi ad esibirsi sono stati gli attori della compagnia Balagàn, che ci hanno proposto un’azzeccata interpretazione de La Mandragola di Machiavelli. Interpretazione perché, come si sa, questa celeberrima opera appartiene a quel genere artistico definito “La Commedia dell’Arte”, in base alla quale il classico copione viene sostituito da uno più libero che definisce a grandi linee la struttura della trama.

E così, in linea con la tendenza del MArteLive, gli attori sul palco hanno improvvisato. Riuscendoci bene. E divertendo il pubblico con una storia che ha del tragico, ma che sicuramente non manca di sapienti venature comiche. Sempre rifacendosi ai canoni della commedia dell’arte, gli attori hanno recitato nei propri dialetti, aggiungendo ulteriore espressività alla rappresentazione.

La compagnia “Progetto Lodomaccanto” ha invece proposto lo spettacolo LumaconExpress, riuscita riflessione sulla vuotezza della società odierna che colpisce soprattutto le grandi aree metropolitane. La performance da loro proposta si richiama alla tradizione del “teatro canzone”, genere che prevede la fusione tra musica e teatro. La narrazione è stata infatti affidata ad una voce recitante (e cantante …) e allo “stornellatore” alla chitarra. I diversi stornelli proposti riflettono ognuno su un tema sociale: per esempio in uno si parla della nostra società individualista, dove ognuno ha paura dell’altro e trova sempre occasione per rifuggire dal suo prossimo. Della nostra società dove tutti “chiacchieriamo tanto, ma a camminare siamo sempre da soli”, come si recita nell’opera. Nell’altro stornello si parla invece della perversione della politica attuale, delle sue brutture e dei spesso scorretti giochi di potere. Interessanti le riflessioni, invece la parte musicale è stata forse un po’carente.

La ventitreenne Valeria Almerighi ha invece proposto Danza di morte, che indaga sul significato della morte e della vita, racconto anche questo tragico ma con una forte presenza comica che ha divertito il pubblico. La morte è rappresentata da un burattino guidato dalla mano sinistra, al quale la giovane attrice ha saputo infondere grande espressività. La scena ha avuto il suo fulcro nella lotta vita / morte, in una dualità impersonata da lei stessa e resa esplicita anche dalla netta divisione tra la parte destra e sinistra del suo corpo e dalle diverse movenze sceniche che le caratterizzavano. A suggellare il finale dell’opera c’è la rivincita della vita e la “morte della morte”.

E’ un ambiente più intimo, silenzioso e raccolto rispetto alle altre sale dell’Alpheus, quello che accoglie la sezione Teatro. E anche l’ambientazione scenica della sala e del palcoscenico lo rispecchiano, dimostrando ancora una volta l’enorme varietà delle arti proposte durante la serata.

(Stefania Carta)

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