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MArteLive 2008: III appuntamento

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Gioco e tradizione con uno sguardo all’ambiente

Stanche di luoghi deliranti come quelli dei centri commerciali e di commesse vestite in serie per vendere vestiti prodotti in serie, troviamo ogni martedì sera all’Alpheus qualche idea innovative o magari grottesca, ma comunque sempre fuori dai canoni convenzionali e conformisti.
La moda, come qualsiasi forma di arte e comunicazione, ha il dovere di approfondire e di stimolare l’attenzione su ciò che è la responsabilità dell’uomo rispetto al suo ecosistema. Le gradazioni scelte da F*UTILE , per il MArteLive, propongono la fusione delle tecniche tradizionali con la rivisitazione di quello che è la moda standardizzata. Il livellamento dell’oggetto si perde perché il riciclaggio raccoglie l’idea artistica della realizzazione manuale e unica. La ricerca diventa però un gioco, non c’è appesantimento, così che l’intensità che ne risulta è carica costruttiva e inventiva.

L’estro è certamente la peculiarità dei Pinapple, duo anconese che porta sotto il tendone particolari abiti che ci aspetteremmo di vedere indossati da personaggi come Lamù o Arale. Colori assurdi e accesi all’inverosimile, tutto proprio come in un manga. I giovani Valentina Ragni e Lorenzo Collura hanno notificato i dati della loro adolescenza e per la sola volontà del fare hanno creato vestiti che sono un inno al gioco e alla spensieratezza. I materiali sono tra i più disparati, come le spugne e i tappetini per la sala da bagno; i Pinapple concepiscono il vestito come un evento che debba suscitare l’attenzione e far ripercorrere la strada dei ricordi adolescenziali.

Ancora un tuffo nel passato sono le bambole di Ilaria Berry, Once were dolls. In questo caso la moda è l’oggetto e non il vestito, ma un oggetto realizzato con vecchi abiti. L’idea di Ilaria è quella di plasmare nuove emozioni ridando l’anima a ciò che la sta perdendo. Ed ecco che nelle sue bambole ritornano quei 21 GRAMS che costituiscono il suo progetto. L’abito in questo caso perde la sua funzione legata al puro consumismo e diventa ciò che ci ha accompagnato e che ha preso parte della nostra vita perché l’ha abitata. L’anima di queste bambole, i loro ventuno grammi sono l’usura e il ricordo. L’oggetto più caro all’immaginario infantile diventa irriverente simbologia del nostro accaduto quotidiano e rimane per questo proiezione di noi stessi. Non è quello che deve fare la moda?

La ricreazione è di fronte alle borse di Francesca. Finalmente qualcuno che spiega cosa sono le borse! Il trasporto della quotidianità, il nostro modo di fare le “lumache” e portare con noi un pezzo di quello che è il nostro mondo: la borsa estrinseca quello che è la nostra cuccia e fa intuire gli strumenti che vi portiamo dentro. È proprio in questa riccioluta e solare scenografa che si spiega il filo conduttore della serata di moda: il gioco. Le realizzazioni di Francesca sono un furto al mondo infantile, reato dichiarato e riconosciuto dalla stessa stilista. Francesca collabora con i bambini per ritrovare la sua creatività e dare potenzialità alla loro. La moda che diventa educazione al gusto, all’estro alla manualità e al riciclo, non solo un modo per chiosare il nostro ego ma esercizio del senso estetico ed etico.

Questa è la sintesi del concetto di Moda&Riciclo. L’attenzione ecologica spesso risulta argomento difficile da affrontare dati i risvolti catastrofici e le complesse trattazioni scientifiche, ma se si utilizzano moda e colori per trattare l’argomento, tutto risulta molto più comprensibile dalla mente come dagli occhi.

(Rossana Calbi)

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