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La finalissima 2008…. in breve!

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Danza che ti passa

Davvero stupefacenti i progetti di danza contemporanea portati in scena dalle diverse compagnie in concorso al MArteLive che nell’ultima serata della kermesse romana sono stati introdotti dalla Compagnia Passi a piedi di Roma.
La performance del Teatro Instabile di Aosta, prima ad esibirsi è stata la fortunata vincitrice della sezione con Prova 1, danzatori: Eugenio Di Vito e Marco Chenevier. La storia della compagnia inizia nel 2000, quando come gruppo amatoriale, realizza il suo primo spettacolo Scuola Satura. Da allora ha continuato la sua attività in ambito locale con piccole collaborazioni.

Nel 2005 il gruppo ha partecipato ad una produzione esterna con uno spettacolo di prosa per la regia di Giovanni Franci al Teatro Spazio 1 di Roma. Contemporaneamente si è costituita come Cooperativa Sociale con denominazione Teatro Instabile di Aosta soc. coop. Nella stagione estiva di quell’anno, realizza quindi un tour di strada con lo spettacolo La Nuova Era e partecipa a numerosi festival. Il pezzo presentato al concorso MArteLive è stata una fusione di teatro e danza, armonico, divertente, tecnicamente ineccepibile, giocato tutto su contrasti musicali (tecno e classica) e culturali (musica e letteratura) e su incontri e scontri tra i due ballerini: morti e resurrezioni in una improbabile lotta di potere.

Altri finalisti che si sono esibiti la sera del 17 giugno sono stati il Collettivo Danza ImproBabilon in ImproBabilon Night (regia e coreografia di Glenda Giacco), in cui il gruppo di ballerini ha presentato una coreografia fatta di passi, incontri ed incapacità comunicative con l’altro, e la Why Company in Under Skin (regia e coreografia di Valentina Versino), che ha presentato invece un progetto di danza molto particolare, fatto di commistioni con le movenze delle arti marziali e con interessanti, quanto scioccanti performance delle ballerine.

Sicuramente il tema comune a tutte e tre le compagnie arrivate in finale è stata una sorta di critica della società e una certa rappresentazione del “male di vivere”: l’anonimato del camminare per strade piene di gente, l’impossibilità di parlare con gli altri comunicando veramente se stessi, ma anche l’assoggettazione al potere, l’incapacità di ribellarsi, le lotte tra generi diversi e la violenza fisica e psicologica che tutto questo comporta.

Inoltre, e questa è una considerazione di carattere del tutto generale sul MArteLive, vedere queste performance incastrarsi perfettamente con le esibizioni del settore musicale ha dato un valore aggiunto allo spettacolo totale: mai tempi morti, ma sempre un costante crescendo esperienziale che ci porta ad interessarci anche di cose che, altrimenti magari, non avremmo conosciuto o approfondito mai.

(Edyth Cristofaro)

 

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