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La finalissima 2008…. in breve!

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Fotografia o visione?

L’Alpheus ha al suo interno una sala rosso sangue sulle cui pareti sono state appese bambine in tulle, robot distrutti e anche dei sottili occhi a mandorla. Tutto per un solo attimo, un attimo lungo quanto una posa e abbagliante come il fascio di luce di un flash.
La sezione fotografia ha raccolto le antitesi di quest’arte, la tecnica estrema e la semplicità dello scatto. Su quelle pareti rosse sono state iscritte le osservazioni sul mondo e sul sé, proponendo l’altro in una sola ottica in alternativa alla fuga del tempo. Un’invenzione meccanica, quella della fotografia che si è caricata di peculiarità tecniche e ha saputo ammantarsi di arte perché è la produzione di realtà travisate e configurate. Non solo espressione di oggettività, la fotografia continua a dimostrare il suo punto di vista specifico. Esiste poi una reale oggettività nell’arte fotografica? È poi necessaria la democratizzazione di un’arte?

Attraverso le incursioni sull’oggetto e sul paesaggio dei ventuno artisti della sezione fotografia di quest’anno abbiamo visto reinventare la realtà oltre che la sua rappresentazione pura e semplice. Metafore di una bellezza o evocazioni di sentimenti. Un’artista vede, prima di descrivere, e rielabora prima ancora di produrre. Un’artista non ha l’esigenza a rappresentare, deve catturare con egoismo ciò che è un mistero, per svelarlo lasciando ancora altro da scoprire. Con la fotografia tutto questo è ancora più complicato perché svelare diventa operazione troppo ovvia da cui difficilmente ci si riesce a distaccare.

I fotografi dell’edizione di quest’anno hanno saputo dimostrare un precipuo punto di vista e sono riusciti a distaccarsene. Incursioni in un’anima e ricordi di sensibilità diverse. Le ballerine si possono confondere con i robot e con il percorrere le strade dell’isola newyorkese, perché non sono realtà differenti, ma proiezioni di pensieri e decelerazioni di osservazioni, non solo tagli dell’effettività e del pensiero. I riquadri precisi in cui costringe le sue figure Matteo Satinato, vincitore assoluto della sezione fotografia, le provocazioni visive di Domenico Apruzzo e la morbidezza dei ritratti di Chiara Soldatini sono i punti finali di percorsi indipendenti e di sensibilità produttive nell’immaginario. Punti finali da cui ripartono le attese progettuali dei giovani fotografi della sezione fotografia del MArteLive 2008.

Ma il MArteLive è soprattutto gioco e per la finale ha saputo sottolineare anche quest’aspetto con l’ospite speciale Germano Serafini, fotografo irriverente e di difficile contestualizzazione, Serafini ha un concetto antico dell’arte legato al dono, ma anche questo ritorno all’arcaico riesce ad essere “sporcato” con la frammentazione della stessa opera fotografica che diventa momento di condivisione e scambio. Il suo G-Block è un progetto in fieri con cui Serafini continua a costruire nuove sfide, è la frammentarietà della sua arte e della sua realtà, è lo scambio delle figurine che facevamo da bambini alla ricreazione. Impossibile finire la descrizione di G-Block in quanto Serafini riesce e vuole costruire nuovi sviluppi di confronto e di costruzione. Sembra la sua, una volontà di atomizzare la realtà, ma non manca l’esigenza al ricongiungimento perché dopo aver creato una scissione si deve sempre ricostruire, magari con un nuovo processo diverso.

Arte come impegno, come gioco e come provocazione: la fotografia è questo per il MArteLive.

(Rossana Calbi)

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