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Edward Steichen: si celebra il maestro

[ARTI VISIVE]

Quando il sogno diventa tangibile realtà e la vita una scatola vuota, da riempire con gli scatti delle proprie esperienze. E’ questa l’essenza di Edward Steichen,un fotografo come pochi, capace di ritrarre con la stessa intensità uno scenario di guerra e un divo del cinema, amato persino dallo scontroso Pablo Picasso, che lo definì “La forza più importante per introdurre l’arte in America”.
La città di Ferrara ha deciso di dedicare un’importante retrospettiva al fotografo americano, ma di origine lussemburghese, allestendo due mostre parallele, conclusesi pochi giorni fa. A Palazzo Magnani Un’epopea fotografica e nel contesto medievale dei Chiostri di San Domenico L’alta moda. Gli anni Condé Nast,1923-1927.

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FotoGrafia Festival: il Circuito (IV parte)

[ARTI VISIVE]

Sembra giusto soffermarsi e cogliere al meglio la collettiva ospitata da b gallery (Piazza di Santa Cecilia 16, zona Trastevere). I bought me a cat sono cinquanta sguardi al femminile raccolti dalle curatrici e fotografe Cristina Ferraiuolo e Ninni Romeo.
Di solito la descrizione di più mostre contemporaneamente, nella sede di uno stesso articolo, dimostra la volontà di visionare la diversità degli scatti e la diversità nel presentarli.

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Happy Bloom’s Day, Mr. Joyce!

[CURIOSITA’]

James è ancora lì da quasi un secolo e Leopold da sempre vive girovagando, solo e pensieroso come dal primo e lontano 16 Giugno 1904, data fatidica in cui la “gente di Dublino” lo festeggia cercandolo come in una caccia al tesoro. Lui si nasconde mentre tutti lo cercano, ma il segreto sta nel cercarlo tra le righe dell’Ulisse.

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A Latina è tutto un FantaFestival

[CINEMA]

Mentre Roma si prepara ad accogliere l’imminente estate con concerti, programmi e concorsi, ecco che fa capolinea a Latina la 28esima edizione del FantaFestival, un incontro per gli appassionati del fantastico, di chi ricorda com’è bello gettarsi a capofitto in storie totalmente fuori dall’ordinario.
La manifestazione è nata nella capitale e per ben venticinque anni ha proposto proprio lì la sua programmazione, esclusi i due anni successivi che hanno avuto come meta la zona balneare di Sabaudia.

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Vi presento il Nuovo Circo Romano…

Il 3 giugno scorso presso il Circolo degli Artisti la “Scuola Romana di Circo” ha presentato il suo primo spettacolo di Nouveau Cirque: giocoleria, musica, gag comiche e acrobatica. Finora in Italia le scuole di circo erano solo due (la “Flick” e la “Vertigo”), entrambe a Torino, ma finalmente è nata anche una realtà romana dal sogno degli artisti di strada della Capitale e lo show presentato è stato il coronamento del primo anno di corso. Uno spettacolo di due ore che ha unito svariate tecniche circensi al divertimento.

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Stefano Scarfone ed “Estrella”

Ciao Stefano! Iniziamo subito facendoti una domanda che sorge spontanea: perché musica “Mediterranea”?
Sai questo tipo di musica è una mia passione sin da quando ero bambino. Io ho iniziato a suonare la chitarra che avevo 5 anni, cioè quando i miei genitori hanno mandato a forza me e mio fratello a prendere lezioni…
Già dopo circa un anno e mezzo ho cominciato in modo istintivo il tipo di fraseggio tipico della musica andalusa, mediterranea. Andando avanti ho ascoltato moltissimo questo tipo di melodie, come per esempio il flamenco tradizionale e tutte le sue varie contaminazioni.

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Musica e tv secondo Morgan

Marco Castoldi, meglio conosciuto con il nome d’arte di Morgan, racconta al nostro giornale la sua esperienza come giurato-conduttore della trasmissione televisiva X-Factor, dalla quale è uscito vincitore il gruppo da lui supportato, gli Aram Quartet. Il dandy del nuovo millennio, reduce dalla burrascosa relazione con Asia Argento, appare rinato grazie all’amore per la musica, i suoi Bluvertigo e la figlia Anne Lou.

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Una folla non è compagnia, ma solo una galleria di quadri

[ARTI VISIVE]

Chissà cosa ne pensava il Francis Bacon pittore di questo celebre aforisma pronunciato dal suo omonimo filosofo- scrittore, vissuto a cavallo del 1600… sarebbe stato impressionato…
Visto il suo carattere difficile, propenso tanto a perdersi nel clamore della vita mondana quanto a rinchiudersi nella solitudine dei suoi demoni interiori, probabilmente Bacon sa dalla folla di spettatori che in questo periodo si concentra presso il Palazzo Reale a Milano, ma soprattutto dall’esposizione delle sue opere in una mostra antologica che mira ad essere il più completa possibile nell’affrontare l’intera esperienza artistica del pittore irlandese.

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Il_7 sui Jethro Tull

[MUSICA]

A pochi giorni dal concerto dei reclamizzatissimi, giovani e freschi Tokio Hotel, il voluminoso mito dei Jethro Tull dirà la sua il 30 giugno 2008 allo Stadio della Pallacorda, dispiegando tutte le sue

sonorità vecchio stile, ma anche i suoi arrangiamenti più aggiornati in una serata che si annuncia rigorosamente Old British.

I loro esordi nell’ultimo scorcio degli anni ‘60 erano sicuramente blues, ma in linea con lo spirito di quel periodo il loro profilo si ispessì in una serie di contaminazioni successive, da quella con il jazz al recupero di certe tradizioni folk, al tuffo non sempre convincente nel progressive. Forse non potranno essere considerati pienamente progressive, dunque, ma i Tull si distingueranno sempre per un certo accento bizzarro con cui interpretano il folk- rock.

La simpatia tardo-romantica con cui, nel mitico Aqualung, Jan Anderson, il carismatico leader cantante e flautista, che ancora oggi non rinuncia ad abbozzare nei live le sue caratteristiche pose da folletto, presta la sua voce ad un vagabondo facendogli pronunciare ruvide considerazioni sui guasti della religione organizzata, impone soprattutto quel disco come un pezzo di storia che resta memorabile per i fans di vecchia data, ma la loro carriera ormai quarantennale è gravida di meda-glie e di gemme discografiche dai toni epici, elegiaci e misteriosi.

Citiamo per brevità Stand Up, Benefit, Thick as a Brick, Songs from The Wood, Living in the Past, tra gli album dei favolosi seventies, e Stormwatch, Rock Island, Crest of a Knave, Roots to Branches, Dot Com tra i capitoli più recenti di una saga musicale che a differenza di altre storie di lunga militanza rock, non ha dovuto registrare lunghi e gravi appannamenti, forti di una formula creativa particolarmente compatta ed efficace, che garantisce sofisticazione e sicuro impatto, effervescenze solistiche e orecchiabilità. Abituati ai vecchi fantasmi e a eremitaggi nella brughiera e scorribande nella City, ingobbiti attraverso le pieghe di ere oscure del passato e insorgenze apocalittiche del presente (North Sea Oil), e alla “fredda Madre dei Ghiacci le cui lunghe dita si stendono cercando di agguantare i fagotti sulle calde soglie degli usci d’una Londra imbiancata”.

In caso di afa africana, sarebbe divertente se il tenente metereologo RAI Guido Caroselli si presentasse a loro sul palco ubriaco di birra, con la barba lunga il triplo e intrisa di nevischio e vestito con un lungo pastrano scozzese, cantando: “O luce del sole, portami via di qui, sono un ago nel solco di una spirale, ed il piatto del giradischi gira, l’ultimo Valzer inizia e l’uomo delle previsioni del tempo dice che lassù qualcosa si sta muovendo…” (Something’s on the move). Una pioggia rinfrescante chissà che non cada giù in tal caso, riportandoci alle atmosfere delle terre lontane in cui le luci del Nord esplodono improvvise in cieli lividi per raccogliere momenti regali sui sentieri ghiacciati. Sarebbe meglio di un gavettone alla romana!?

Questi i Jethro Tull 2008: Ian Anderson al flauto, voce e chitarra acustica, il fido Martin Barre alle chitarre (che negli anni ’70 non di rado erano scientemente “grasse”), il solido Doane Perry alla batteria, il nuovo John O’Hara alle tastiere e David Goodier al basso. “Too old to Rock’n’Roll, Too Young to Die”.