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Idealisti alla Libreria Odradek

shiba
[GRAFFI(A)TI AD ARTE]

shibaL’idea di questa rubrica nasce dalla volontà di riportare a voi, lettori, i miei giri sconsiderati per la città sulle tracce dell’Arte. Incursioni in piccole o grandi gallerie che hanno suscitato, per un motivo o per un altro, curiosità.

La fortuna è che l’arte figurativa ai miei occhi ha un fascino che rasenta la dipendenza. Ma forse non è una fortuna? Del calzolaio che risuola le mie scarpe sicuramente!

Il 31 maggio la Libreria Odradek, che come al solito ha una proposta interattiva di cultura, ha ospitato l’inaugurazione di una mostra progettuale, La Citta della Distanza, che merita davvero di essere menzionata. Innanzitutto c’è da dire che la Odradek non è una semplice libreria: in questo spazio non ci sono solo tomi negli scaffali per la vendita ma autori che si spiegano mentre le immagini di pittori e fotografi rendono visibile un momento o una sensazione. Per questa settimana sarà la raffigurazione della città, il tema della sala espositiva in via dei Banchi Vecchi.

La città della distanza è il primo capitolo nel registro progettuale dell’Associazione Pacha Project. Seguendo il progetto stilistico di Raffaello Ciabochi e le forme artistiche di Ernesto Morales, i due fondatori della ONLUS, ci troviamo di fronte alla comprensione della nuova morfologia urbana. I due “associati” mi spiegano come sono arrivate quelle tele già esposte a Napoli.
L’amministrazione di Calenzano (FI) ha sviluppato un iter congiuntamente all’Istituto Nazionale di Bioarchitettura (I.N.B.A.R) per la realizzazione di un nuovo piano urbanistico in relazione all’identità storica e sociale della città stessa e dei suoi abitanti. Da qui la mostra che è cronaca di un rapporto mancato e di un’involuzione antropica.

La suddivisione degli spazi urbani, in cui gli abitanti hanno imparato a mimetizzare i loro momenti di vita, presenta luoghi alterati da una percezione che in sé implica la distanza. La visione della città, che ritroviamo in questi lavori artistici, va al di là di quelle che sono mere definizioni concettuali e paesaggistiche e pone di fronte il problema del vuoto di un’identità e l’esigenza di una corrispondenza con lo spazio. I centri, come le periferie, sembrano incorrere in problematiche analoghe. Per questo il percorso lavorativo del Pacha Project è quello di presentare più lavori sui confini materiali che si vengono a creare negli spazi urbani, quegli stessi confini che demarcano il limite tra socializzazione e individualismo culturale. Grazie ad un percorso di lettura, che induca l’arte figurativa e la pittura a combinarsi, si è voluto vagliare il rapporto tra l’uomo e l’ecosistema del quotidiano.

Spazi che vengono raccontati attraverso “momenti” in cui si sottolineano particolari e annotazioni di colore che non riescono e non possono riempire un vuoto culturale, ma che delineano il tutto senza poter dare troppe spiegazioni.
È la pittura che rilegge la fotografia per descrivere la tangibilità di un vuoto emotivo. Ciabochi e Morales presentano un progetto che è la loro attenzione etica e artistica sulle trasformazioni in atto nei percorsi urbani periferici e non. Morales dipinge la sua città d’origine, Buenos Aires, oltre a presentare sottili dettagli di Cadenzano, individuando un parallelo tra la capitale argentina e il comune fiorentino. “I luoghi dell’abitare nella nostra epoca trasmettono un senso di similarità sebbene sorgano in aree geografiche lontane e differenti tra loro, rivelandosi privi di una vera identità e decontestualizzati” ci dice Ciabochi.

Quello che manca nel reinventare il territorio abitativo è la continuità con i volumi urbani già in essere. La stratificazione urbana richiede una nuova competenza per ripensare a territori con esigenze di multiculturalità e integrazione. La città della distanza rappresenta un progetto che non è solo artistico o di denuncia piuttosto è la base di una realizzazione progettuale di due menti fini che grazie all’idea della cooperazione e dello scambio animano la sensibilizzazione, affinché la crescita individuale avvenga in condivisone. Ecco quindi come la denuncia diventa anche voglia di fare…

Alla Libreria Odradek due idealisti spiegano la distanza degli e negli spazi urbaniArte, Eva Kent, martelive, martemagazine, Rubriche

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