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FotoGrafia Festival: il Circuito (IV parte)

[ARTI VISIVE]

Sembra giusto soffermarsi e cogliere al meglio la collettiva ospitata da b gallery (Piazza di Santa Cecilia 16, zona Trastevere). I bought me a cat sono cinquanta sguardi al femminile raccolti dalle curatrici e fotografe Cristina Ferraiuolo e Ninni Romeo.
Di solito la descrizione di più mostre contemporaneamente, nella sede di uno stesso articolo, dimostra la volontà di visionare la diversità degli scatti e la diversità nel presentarli.

Il motivo per cui invece stavolta c’è il bisogno di soffermarsi e dare conto di un momento chiaro e preciso è che la quotidianità espressa in queste foto è talmente poliedrica ma familiare da non apparire come semplici fermi temporali, ma come la meraviglia del vissuto giornaliero.

Il tema portante del Festival FotoGrafia Roma 2008 questa volta è semplice, pulito e sempre delicato. Queste cinquanta fotografe provenienti da Paesi differenti, sono donne giovani e meno giovani, professioniste e non, ma con un’intensità nella costruzione dell’immagine che è prettamente femminile. Ecco perché sembra di essere trasportati in un dejà vu: la fotografia riesce ad essere un linguaggio semplice e comprensibile in cui ritrovare la vita al di là delle convenzioni sociali e della politicizzazione. In queste foto ci ritroviamo in un attimo di vissuto che abbiamo visto e sentito, anche se non propriamente nel nostro ieri.

La capacità d’osservazione dello sguardo femminile, nel suo poliedrico aspetto di madre, sorella, amica e amante è un continuo avvicinarsi al soggetto che spiega. Questi occhi femminei inseguono la vita e lo fanno nella sua interezza. L’attenzione è rivolta all’altro, l’altro che è vita propria, l’altro a cui si deve rispondere o a cui si deve domandare, e che è comunque sempre una parte di noi. La femminilità di questi scatti, unico filo conduttore, spiega la similarità nel sentire i soggetti carichi di affetto e fisicità morbide.
Tutto appartiene a quegli occhi, tutto vi è racchiuso; indiscutibilmente capaci di percepire ciò che le circonda. L’attenzione è essenziale nel dire di un materasso usato per consumare il corpo femminile, la natura e la guerra, come la vita e l’assenza.

Ma questa fotografia non è riservata solo al mondo delle donne, perché riesce a far apparire tutto non estraneo al corpo ma come se gli appartenesse, come se queste foto potessero e volessero raccontare i veli di cipolla che ricoprono la femminilità e scoprissero l’essenza ultima di un’umanità più misurata e meno forzosa.
A mio dire, una delle mostre più belle del Circuito. Finora…

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