Violapolvere_ Spazi
Possono non esserci molte cose più difficili che essere una band onesta. In che senso, dite?
Pensateci: avere un’immagine ( e – che non è la stessa cosa! – un immaginario) senza diventare degli sparapose da competizione; prendersi tutta la fatica di scrivere per creare un contatto con l’esterno senza mai tradire il principio di urgenza, verità e qui-e-ora, epperò ambire a vivere di questo come di un lavoro senza mai porsi come messia calati dal cielo per svolgere missioni per conto di Dio; avere uno stile, ma non essersi mai potuti (né voluti, né vivaddio dovuti) agganciare a questo o quell’estemporaneo fiumiciattolo modaiolo per avere altre orecchie all’ascolto.
Ma almeno per quanto riguarda quest’ultimo aspetto ci pare giunto il momento di fare un po’ di giustizia.
E’ ormai da qualche tempo che, più o meno esplicitamente, MArteMagazine vi racconta di una nuova generazione cantautorale tutta romana, fatta di introspezione attenta e italico romanticismo, suoni gentili, elegantemente cool e orgogliosamente radiofonici e l’innata bellezza di uno slancio adolescente.
Ebbene, ad oggi, giugno 2012, vi diciamo anche che la più riuscita tra le incarnazioni di queste caratteristiche ha un nome, e quel nome è senz’ombra di dubbio quello dei Violapolvere.
La cronaca recente della band capitolina racconta il fresco trionfo agli Hyundai Music Awards e l’ingresso nella scuderia Universal, per la quale esce Spazi, che raccoglie sette ripescaggi provenienti dal precedente, riuscitissimo Distanze.
I pochi ritocchi allo spettro sonoro (reso, non troppo comprensibilmente, più contenuto e meno squillante) e agli arrangiamenti potranno forse non essere abbastanza da soddisfare chi si attendeva una nuova release: nondimeno, costituiscono il biglietto da visita impeccabile ed appassionato di una band assolutamente onesta nell’accezione che designavamo poc’anzi, e che per giunta il proprio mestiere sa farlo egregiamente.
Che sin dai suoi esordi ha incessantemente portato avanti il certosino e umile lavoro di ricerca, che ora consente di raccontare una solida riconoscibilità e l’identità di un pop tanto internazionale quanto fortemente italiano, liquido ma mai privo di incisività.
Che adorna le proprie melodie con liriche elegantemente immaginifiche che per forza emozionale, capacità di sintesi e credibilità sono il loro sottovalutatissimo punto di forza, e che solo un ascolto assai distratto o pregiudizialmente avverso al genere può impedire di riconoscere per i gioiellini artigianali di songwriting italiano contemporaneo che sono.
E se proprio non vi fidate, andate a cercare tutto ciò all’interno dei brani: più che nell’iniziale doppietta da hit chart di “Rumore Bianco” e “Non Ha Senso” o nel pur valido omaggio al Niccolò Fabi di “Rosso” (alla quale sarebbe auspicabile preferire qualcosa di più rappresentativo come prossimo singolo), ne troverete prove più che convincenti nella nuda invocazione aerea di “Anima”, nell’ossessiva e fascinosa “Molecole”, nello sconfinato senso di perdita di “Come Se Volessi” o nella grazia struggente di “Davanti Ai Tuoi Occhi Dipinti Di Nero”, che per l’occasione si giova degli archi di Andrea Di Cesare.
Mentre si ripongono le giuste aspettative nei confronti del futuro prossimo, ad oggi affermare che band come questa abbiano il merito, non da poco, di restituire grande dignità al livello più genuinamente radiofonico e popolare della nostra musica leggera non sembra affatto un azzardo. Andate a scoprirli…
Violapolvere:
Luca Latini: voce, cori
Max Pescosolido: chitarre, programmazioni
Giacomo Citro: basso, synth
Ivan Cacace: batteria, elettronica
TRACKLIST:
01. Rumore Bianco
02. Non Ha Senso
03. Come Se Volessi
04. Molecole
05. Rosso
06. Anima
07. Davanti Ai Tuoi Occhi Dipinti Di Nero
Francesco Chini
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