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Roberto Scippa_ Vagando Dentro

Roberto Scippa

Roberto ScippaNell’ambito del sempiterno giochino delle presentazioni-identikit sulla base delle influenze (sì, quella roba che a noi mestieranti serve perlopiù a confondervi quelle idee che dovreste sempre farvi con le vostre antenne e a voi per cercare qualche etichettuccia spassosa da appiccicare addosso alle prossime pernacchie che avrete voglia di indirizzare al malcapitato), in questo sempiterno tentativo di condanna all’impedimento dell’identità, dicevamo, si nasconde spessissimo la nostra fretta di arrivare al dunque.

Decifrare tutto subito, assegnare ogni realtà a una recinzione di varia misura e credibilità. Prendere le misure sempre più in automatico, fidando nella potenza anche espressiva dell’atto di inscatolare. E’ una fortuna pensare che siano solo i deliri notturni di un MArteRecensore dal grugno pessimista: così non fosse, sarebbe davvero difficile la vita di quelli che davvero nemmeno gli ultimi prodigi terminologico-modaioli dell’omologazione musicale riescono a ingabbiare. Quelli come Roberto Scippa, per esempio.
Quelli di cui cerchi in giro e non scopri molto, a parte l’anagrafe essenziale – che gli dà i Natali nella Frascati del lontano 1980 – e il mestiere di cantautore. Quelli la cui predisposizione a essere più musicisti che personaggi gliela ritrovi lì, cucita addosso sulle canzoni, che non si scappa.

Quelli che danno alla luce dischi come l’esordio Vagando Dentro (RoberMusic) che sono l’antidoto perfetto a mille rutilanti definizioni.

Tredici piccoli itinerari intagliati in generoso legno di cantautorato italiano in chiave West Coast, i suoi, da cui è possibile ricavare non poche annotazioni di segno diverso: dal piglio malinconico e vagamente autunnale all’amarezza del presente; dalle ballate agrodolci agli incisi energici che una veste acustica fatta di classicismo folk americano, di Neil Young e Johnny Cash, dei Dylan, dei De André e dei Cohen effettivamente menati a vanto ispirativo regala con regolarità; dagli slanci solitari e intensi di una vocalità intensa pur se ancora alla ricerca di un’identità precisa alla schietta vocazione diaristica delle liriche.
Di un disco così si potrà dire che è un ottimo punto di partenza o un passo ancora ben lontano non tanto o non solo dalla maturità, quanto proprio da una certa qual messa a fuoco: si può immaginare un autore pronto a una rapida crescita che parte da presupposti comunque solidi, o il sospetto di una penna forse un po’ troppo concentrata sulla sola osservazione della realtà per immaginare qualcosa d’altro, tesi quest’ultima forse suffragata dalla sostanziale assenza, nel placido scorrere dell’album, di un brano che faccia sobbalzare, innesti davvero un cambio di marcia (sebbene ci vada quasi vicina l’intensa “Stella Danzante”).
Quello che in ogni caso non se ne potrà dire è che un lavoro come quello alla base della musica del nostro sia molto facile da collocare con gli attuali standard.
Dato in grado di rallegrarci tutti per l’aggiornamento del computo totale, che ci regala un pupazzetto pseudoindie in meno e un musicista in più, senz’altro.
Buona notizia anche nel senso evolutivo della proposta stessa, che da non facile nella collocazione ha qualche speranza di muovere verso lidi di scoperta? Forse.

Sarà cura dello stesso Roberto Scippa dirimere la questione, dopo un debutto che lascia intravedere, ma senza mai centrarlo ed esaltarlo, un cantautore promettente.

Hanno suonato:
Roberto Scippa: Voce, cori, chitarre acustiche e chitarra elettrica, armonica, percussioni
Dodo Versino: pianoforte, tastiere e cori
Alessandro Gilardi: violino acustico
Matteo Bultrini: batteria e percussioni
Paolo Di Orazio: batteria
Fabio Ponta: Basso
Matteo Portelli: Basso e chordette
Giada Arcangeli: cori

TRACKLIST:
01. L’invisibile presente
02. Canzone al lavoro
03. Il mio corpo di cristallo
04. Al rogo dei perché
05. La testa che gira a vuoto
06. In un giorno del duemila
07. Mistero nel profondo
08. Un re
09. Una stella danzante
10. Vagando dentro
11. L’energia per le stelle
12. Lo spettacolo del nulla
13. L’amore inizia così

Francesco Chini

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