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Lo strano caso di Luigi Malabrocca

[TEATRO]

La storia di Luigi Malabrocca e’ davvero una storia strana in un mondo frenetico e competitivo come il nostro. Lui, infatti, invece di far di tutto per arrivar primo al Giro d’Italia ricorreva ad ogni espediente pur di arrivare ultimo. L’opera dedicata a Malabrocca rientra nella rassegna Gli Arrabbiati del Naviglio ospitata sino al 22 marzo dal Teatro Filodrammatici di Milano e dedicata a quattro realta’ teatrali formatesi artisticamente nella metropoli meneghina, che portano in scena altrettanti lavori in cui gli attori sono anche registi e drammaturghi, pronti a mettere in risalto i sogni, i punti di vista, le fragilita’, le visioni e le speranze di personaggi reali o immaginari.

Ma chi era di preciso questo Luigi Malabrocca a cui Matteo Caccia dedica il monologo La maglia nera? Luigi Malabrocca è stato un ciclista italiano che divenne popolare perche’ indosso’ per due anni consecutivi la maglia nera del Giro d’Italia, ossia la maglia destinata a chi si piazzava ultimo. In realta’, come il bravo Matteo Caccia racconta, questa maglia e’ nata proprio per celebrare le gesta del Malabrocca. Ma forse e’ il caso di andare con ordine, visto che la piece, in scena fino al 15 marzo, e’ qualcosa di piu’ di una biografia, anzi la biografia e’ una sorta di pretesto per raccontare un’Italia che non c’e’ piu’, l’Italia tra il II dopoguerra e gli anni Cinquanta. Un’Italia prostrata dalla guerra, ma caparbia e tenace, capace di ricostruire un Paese devastato fino a farlo diventare uno dei piu’ importanti Paesi industrializzati.

In scena, seduto su uno sgabello e con 6 pezzi di bicicletta appesi a dei ganci che pendono dal soffitto, c’e’ solo Matteo Caccia che inizia il suo racconto dalla fine, ossia dal suo incontro con l’anziano e malato Malabrocca nel 2006, incontro durante il quale viene a conoscenza della sua incredibile storia. Inizia cosi’ un viaggio a tappe, 6 per la precisione, quanti i pezzi in cui e’ divisa la bicicletta in scena e che pian piano viene rimontata. E’ un racconto che coinvolge subito il pubblico per la sua particolarita’: Luigi infatti decide di partecipare al suo primo Giro d’Italia nel 1946 e per una serie di sfortunate coincidenze arriva ultimo. Nonostante la performance deludente, Malabrocca si rendera’ ben presto conto di quanto, in un momento storico in cui gli italiani si sentivano ultimi, era facile per la gente ai bordi delle strade affezionarsi ad un anti-campione come lui e premiarlo nell’unico modo che potevano, ossia con salami, damigiane di vino, olio, formaggi e animali. Fu proprio in quel momento che l’italico ingegno di Luigi si mise in moto pensando bene di arrivare ultimo a tutti i costi, anche nel Giro successivo e con vari trucchetti ai limiti del regolamento vi riusci’, tornando nella sua Garlasco con piu’ soldi di quanto ne avessero guadagnati il terzo o il quarto classificato. Al Giro d’Italia del 1949 però Malabrocca, come tutti i campioni che si rispettino (e lui, a modo suo, lo era) trovo’ un degno rivale, lo sconosciuto Sante Carollo che, nonostante forature pilotate e ingegnosi nascondigli in fienili della Pianura Padana, riusci’ a togliere la maglia nera al Nostro, arrivando a 9 ore 57 minuti e 7 secondi da Fausto Coppi. Ma la storia portata in scena ha il pregio di non essere monocorde: tramite le avventure di Malabrocca, rivivono in scena anche gli epici scontri tra Coppi e Bartali (e i loro rispettivi supporter) e tra PCI e DC (e i loro rispettivi tesserati). Ma soprattutto non e’ solo una storia di sconfitte, ma anche di successi, perche’ Malabrocca, nonostante il suo nome, brocco non era, visto che vinse ben 138 corse di cui 20 da professionista, oltre a ottenere per due volte il titolo di campione d’Italia di ciclocross.

La storia, che dimostra come ancora una volta la realta’ sia capace di superare la fantasia, e’ portata in scena in modo affabulante da Matteo Caccia, autore del programma Amnesia trasmesso da Radio 2: il suo monologo avvince, diverte e nel contempo traccia l’affresco di un’Italia devastata, ma piena di coraggio e di voglia di costruirsi un futuro, dove cercare di sbarcare il lunario, come invitava il presidente del Consiglio dell’epoca Ferruccio Parri, era l’unica regola di sopravvivenza. Regola che Luigi Malabrocca seppe coniugare con la sua inventiva e che, a mio avviso, lo colloca tra coloro che per primi seppero sfruttare le regole del marketing. Infatti che cos’e’ il marketing se non l’arte di individuare, creare e fornire valore per soddisfare le esigenze di un mercato di riferimento? E con le sue “imprese” il Nostro non faceva altro che offrire ai tanti italiani un simbolo, un personaggio, capace di non mollare mai e di andare ostinatamente avanti nonostante tutto e tutti.

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