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La lunga marcia della Cina

[VIAGGI]

E’ facile lasciarsi travolgere e trasportare nell’affascinante viaggio proposto dal Progetto 41mo parallelo…basta chiudere per un solo momento gli occhi, per ritrovarsi catapultati in mondi e tradizioni diverse tra loro.
Con la curiosità e l’intraprendenza di un esploratore si parte dal centro dell’Italia, dirigendosi verso Sud, si attraverseranno paesi, popoli, culture a volte sconosciute a noi occidentali. E’ proprio in tal senso che un paese come la Cina è stato inserito nella mappatura del progetto.
Quello della Cina è un paese in continua evoluzione, basta pensare alla sua storia, agli imperi che si sono succeduti nei secoli e che le donano un fascino unico. Popolo sopraffatto dai diversi mutamenti, ma che ha saputo rinascere e rinnovarsi ogni volta, pur conservando le proprie tradizioni e la propria identità.
Travolta dal fenomeno della globalizzazione, la Cina nonostante paese notoriamente schivo e riservato, geloso delle proprie tradizioni (emblema della loro chiusura è la meravigliosa Grande Muraglia) ha saputo con abilità inserirsi in un contesto internazionale raggiungendo in alcuni campi ad esempio quello economico,ottimi risultati.

Nonostante così lontana dall’Occidente, la Cina ha affrontato nell’ultimo ventennio una indiscutibile evoluzione storico-culturale che ha abbracciato le forme più svariate dell’arte.
L’arte del Celeste Impero si manifesta nell’unità tra la natura e l’uomo, portando così pace alle menti degli artisti…la vera comprensione dell’arte cinese viene dall’immaginazione e dall’illuminazione, l’arte deve essere sottile e deve lasciare a chi la guarda, a chi l’assapora lo spazio per immaginare e raggiungere questo regno in continua evoluzione.

Espressione di questa evoluzione è l’importanza della musica per il popolo cinese, il significato che essa ha rappresentato e che tutt’oggi rappresenta.
La musica attraversando varie fasi, conserva la forte identità di un popolo, e proprio tramite essa è possibile creare quello scambio, quella conoscenza, quella relazione con un mondo tanto lontano ma che con il suo fascino riesce a rapire la nostra attenzione.
Non possiamo comunque sottovalutare l’influenza che gli eventi storico-politici hanno avuto e in modo minore continuano ad avere sull’opera musicale cinese.
E’con la nascita della Repubblica cinese che la musica e tutte le arti, subiscono una sorta di rinascita, di riorganizzazione, che poi avrà il naturale sbocco nella rivoluzione culturale (1965-1968), della quale è stato un significativo preludio la riforma dell’Opera di Pechino. Questa riforma segna un momento importantissimo nella cultura musicale dando vita ad una nuova identità della musica cinese.
Ma la vera svolta significativa in campo musicale si ha negli anni Ottanta. Sarà il dibattito sulla Letteratura Nativista ad infondere ai giovani musicisti il desiderio di riflettere e scrivere su questioni sociali, quindi più vicine alle loro esigenze…ed è in questo preciso momento che la cultura musicale cinese volge lo sguardo all’Occidente. Si ha così un vero e proprio scambio interculturale. Nascono nuovi generi musicali donando una nuova voce agli artisti, agli intellettuali, ai filosofi.
L’utilizzazione della musica rock rientra in quel processo di utilizzazione del “capitale simbolico” dell’Occidente per la produzione e l’ affermazione della soggettività e dell’individualismo del popolo cinese, connessi a diversi temi come ad esempio quello della sessualità.

Il padre della musica rock cinese è Cui Jian, il quale ha saputo utilizzare questo genere musicale per dare voce alle nuove tematiche di una Cina che era pronta per il cambiamento, cambiamento legato alla riforma e all’apertura.
Il rock di Jian insomma, non è un fenomeno di importazione, si tratta di un linguaggio che prende senso solo entro un contesto che lo genera. Jian conosce il rock tramite mostri sacri come i Beatles, Rolling Stones, Police e altri ancora, che ne influenzeranno la produzione musicale, ma sempre entro un panorama culturale musicale già aperto alle esperienze della Grande Cina, vale a dire di Hong Kong e Taiwan, grazie alle quali una nuova cultura popolare si stava formando. Tutto ciò avviene in una nuova fase di costruzione non solo musicale, ma anche cinematografica e artistica. E’ un nuovo sistema di fare arte, che suggella così un Nuovo Periodo.

Una lunga marcia verso il Nuovo Periodo di cui canta Jian con voce roca e una lingua pronunciata in dialetto da strada, rappresenta piena libertà di espressione.
Sulla scia dell’innovazione, gli anni Novanta vedono la nascita della blank generation cinese, vera e propria musica moderna. I primi a rompere il muro del suono sono i Tang Chao (Tang Dinasty) primo vero gruppo della storia della Repubblica Popolare Cinese. Parlare della musica metal in Cina significa parlare allo stesso tempo dello sviluppo della musica moderna del paese, mostra infatti una visione realistica del mondo, rappresenta i semi della ribellione e del rifiuto.
Anche la musica alternativa conosce negli anni Novanta una notevole diffusione. E’ un tipo di musica mai sperimentata prima, ed è proprio dalla pubblicazione di numerose raccolte che i gruppi emergenti hanno la possibilità di essere conosciuti nell’ambiente musicale. Tra le band più apprezzate ricordiamo Lin Qiang, icona della “generazione Y”, oggi apprezzato dj dedito alla musica elettronica. Come anche il gruppo Wu Bai noto per la profonda impronta taiwanese.
La musica in Cina nell’ultimo ventennio ha rappresentato il canto del sentimento, delle perplessità, del dolore e del pensiero dei giovani degli anni ‘80 e’ 90 i quali erano pienamente consapevoli di vivere un cambiamento sociale che avrebbe lasciato un segno nella storia di tutto il popolo cinese.

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