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Tag: letteratura

Patrizia AZ, Il bosco della bella addormentata, ARPAnet

LIBRI- Una bella addormentata alla vita quella di cui ci racconta Patrizia AZ, nella sua opera prima, un romanzo autobiografico dal titolo emblematico. Ne Il bosco della Bella Addormentata, il lettore si ritrova a camminare come sospeso nel tempo, attraversando un ventennio di storia (dagli anni ’70 agli anni ’90 del secolo appena trascorso), in un viaggio che è catarsi personale, scoperta di sé e delle proprie paure, dei buchi neri esistenziali che limitano la coscienza, ma che amplificano il dolore, tutto al femminile.

L’opera di Patrizia AZ mette a nudo il dolore e le vicissitudini di una donna che nasce donna sin da quando è bambina o che è bambina fino a quando deve diventare sorella grande, madre, infermiera e padre persino. L’amore incondizionato rivolto e passato alla nonna, donna ferma anche troppo, ma non fredda, il dolore ancora una volta che lede il tessuto d’un rapporto di sangue con un fratello che per tanto tempo è quasi un peso. L’autrice, che è anche l’io narrante del volume, è costretta a ricordarsi dei suoi genitori grazie a residui di memorie e a pizzichi di fotografie fratturate. La sua esperienza cresce nei viaggi, brevi, all’estero, negli amori sbagliati, che consumano, distruggono, accecano e ancorano a quell’universo di drogati, dannati della Terra, che sono riserve spaziose di donne e uomini che fin dalla tenera età vengono a contatto o scelgono non casualmente d’incontrare i sentieri della droga, arrivando a perforarsi tutte le vene che hanno in corpo.

Leggere questo libro è come essere davanti a tutte quelle vite che fanno la fila presso i SerT e che a volte sono state rinchiuse nelle tristi celle dei collegi per l’infanzia, passando per l’esperienza reiterata dell’abbandono. La storia di Patrizia, in fondo, è esemplare: è il racconto di un’esperienza di morte e rinascita lunga trent’anni, vissuta tra spaccio, droga, AIDS, precarietà lavorativa, ma soprattutto sentimentale, e l’Amore, sarà proprio il filo conduttore di tutta la narrazione, un immenso desiderio di amore e accettazione, quasi sempre tradito e disatteso.
Forte di una scrittura semplice, vera, meticolosa, ma sempre emozionante, Patrizia AZ ci mette di fronte alla sua redenzione, che però scivola sottile tra le pagine del libro, sfiorando morti attese e lente agonie, con una leggera punta ironica che ci accompagna inesorabilmente fino alla fine. Ironia verso se stessa e la propria sorte: ironia della sorte quindi.

Patrizia AZ ci dimostra che vivere è difficile, ma al contempo possibile, nonostante tutto e tutti, e la sensazione di non poter fare a meno di sapere che cosa succederà alla fine della storia di tutti quei meta- personaggi, zeppi di passione marcia, è il prezzo che pagheranno tutti i lettori, in attesa che arrivi il tanto sospirato principe che ci sveglierà dall’incubo.
Da leggere…perché imparare ad essere consapevoli di sé e degli altri è un dovere mai abbastanza preso sul serio.

Patrizia AZ, Il bosco della bella addormentata, ARPAnet, pag 231, € 10.00

Femminismo: una storia lunga un secolo

Come mai avete deciso di riprendere in mano il testo del 1987, 8 marzo. Storie miti riti della Giornata Internazionale della donna?
TILDE CAPOMAZZA – Io direi che ci ha spinto il senso di responsabilità politica. Lei vede bene a qual punto di commercializzazione, di omologazione a tante feste simili come quella della mamma, San Valentino e affini era stata portata questa data che ha tutt’altre origini e tutt’altro intento.

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Non puo’ il silenzio…

[LETTERATURA]

Non può il silenzio ottundere lo spirito, non può non essere disciplinato. Il silenzio discrezionale che evita clamori inopportuni su vicende private dall’alto coefficiente emotivo (vedi il caso Englaro) è un’opzione valida come forma di rispetto, mentre non può essere assecondato il silenzio indifferente, aggravato da imbarazzi borghesi nel senso più deteriore del termine, nei confronti di storie di resistenza o di opposizione al disagio che si pongono come straordinarie nella loro quotidiana ordinarietà e permettono a tutti di guardare con occhio più cosciente al senso della vita e ai valori a cui essa dovrebbe essere improntata.

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Paolo Jachia e Francesco Paracchini, Nonostante Sanremo, Coniglio Editore

LIBRI- Anche quest’anno Sanremo è finito. Tra le provocazioni, le novità (sempre troppo poche), ma soprattutto tra la musica, gli ospiti e loro, i cantanti.
Ottima idea quella della Coniglio di far uscire questo splendido libro di saggistica sulla musica (P. Jachia e F. Paracchini, Nonostante Sanremo) proprio nel periodo dell’anno dedicato alla rassegna musicale sanremese, in fondo il legame c’è, si vede e ci lascia un aiuto in più per capire, apprezzare o anche solo ricordare il Festival della musica italiana più atteso di tutto l’anno.

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Nel signorile palazzo di Rue de Grenelle…

[L’ILLETTERATA]

evakentMuriel Barbery, in Italia, è stata resa famosa dal tam tam dei lettori che hanno osannato il suo romanzo: L’Eleganza del riccio, edito dalla E/O, vincitore di diversi premi, tra i quali il Premio Georges Brassens 2006, il Premio Rotary International e il Prix des Libraires assegnato dalle librerie francesi. L’Elegance du Hèrisson è stato una delle sorprese editoriali del 2006 in Francia: ha infatti avuto ben 50 ristampe ed ha venduto oltre 600.000 copie, occupando il primo posto nella classifica delle vendite per trenta settimane.

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Filippo Timi a caccia di fama?

Capelli arruffati, scarpe da ginnastica colorate, Filippo Timi è un ragazzone che supera il metro e ottanta, lo sguardo intenso e il sorriso a getto continuo. Nell’ultimo film di Salvatores, Come dio comanda, tratto dall’omonimo libro di Niccolò Ammaniti, Timi interpreta Rino un personaggio del tutto negativo ma a vederlo vis a vis non sembra adattarglisi poi molto.
In occasione della presentazione del suo ultimo libro, Peggio che diventar famoso (Garzanti) gli abbiamo rivolto qualche domanda.

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Daniel Pennac, Ecco la storia, letto da Claudio Bisio

AUDIOLIBRI- Ecco la storia, è un funambolico racconto di specchi in cui un dittatore agorafobico lascia il suo posto ad un sosia, nel tentativo inutile di sfuggire alla morte predetta da una strega, la Mae Branca. Questo spaventoso presagio è quello che gli creerà una forma di agorafobia così condizionante da costringerlo a trovarsi un sosia che governi al suo posto e ad andarsene in Europa a godersi bellamente la vita. Il sosia, a sua volta, stanco di quel ruolo, troverà un altro sosia che si farà poi sostituire da due altri individui, dei gemelli, uno buono e uno malvagio, che chiuderanno questo strano percorso del potere.

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Paolo Di Paolo: opera prima

LIBRI- Al di là della giovane età, Paolo Di Paolo è un autore di grande abilità letteraria e sensibilità artistica. Giunto oramai ad una piena consapevolezza scrittoria, ha saputo fin dall’inizio farsi notare.
Il suo primo lavoro Nuovi cieli e nuovissime carte, è un romanzo che riflette sul tema della memoria, sia storica che individuale.
Il ricordo viene vissuto come pretesto per inoltrarsi in vicoli che sembravano rimossi, ricostruendone pian piano i contorni, le sfumature senza mai renderli vividi. Come se l’evocazione sia il termine di confronto e non la realtà.

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Fantareale Slam: amore e fantasia

[LETTERATURA]

Diamo uno sguardo all’agenda e ci accorgiamo che è sabato 14 febbraio. Ma che cosa vogliamo che sia? Siamo coscienti che San Valentino è solo una festa consumistica che usa la commemorazione di un santo per vendere cioccolatini e cartoncini colorati.
E siamo refrattari a tutti questi sdolcinati messaggi, poco subliminali e molto mediatici, che invitano all’amore e alla tenerezza. L’amore è altro? Che domanda retorica! Eppure inizia a prenderci quel magone poco razionale da solitudine da San Valentino. A risolverci la serata: il Fantareale Slam! La gara di letteratura organizzata dalla Scuola e Casa Editrice Omero.

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Quattro salti a Knockemstiff la domenica

[IL_7 SU…]

il7Quando uno non sa più con chi prendersela, dovrebbe prender su dalla dispensa un due-tre scatolette di tonno in vista dell’ora di pranzo e tornarsene a Knockemstiff una domenica per restarci fino a sera bighellonando a vacca e ripensando a come mai si ritrova così, a come è iniziato tutto quel rotolarsi giù lungo il pendìo brullo delle giornate. Non ci sarebbe granché da divertirsi, ma almeno il ping-pong nel cervello si potrebbe condurre con una certa calma, giusto un po’ affranta.

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