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Nel signorile palazzo di Rue de Grenelle…

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[L’ILLETTERATA]

evakentMuriel Barbery, in Italia, è stata resa famosa dal tam tam dei lettori che hanno osannato il suo romanzo: L’Eleganza del riccio, edito dalla E/O, vincitore di diversi premi, tra i quali il Premio Georges Brassens 2006, il Premio Rotary International e il Prix des Libraires assegnato dalle librerie francesi. L’Elegance du Hèrisson è stato una delle sorprese editoriali del 2006 in Francia: ha infatti avuto ben 50 ristampe ed ha venduto oltre 600.000 copie, occupando il primo posto nella classifica delle vendite per trenta settimane.

L’edizione italiana, forte di oltre 300.000 copie vendute grazie al passaparola dei lettori, ha raggiunto nel febbraio 2008 il primo posto in classifica generale. Lo ha seguito, a distanza di pochi mesi, nel nostro Paese, un altro volume, anche questo delle edizioni E/O: Estasi culinarie, (Une Gourmandise, in Francia) meno articolato e corposo in cui si intravedono in nuce tutti gli elementi ben noti del romanzo che l’ha resa in qualche modo famosa tra il pubblico dei lettori.
Estasi culinarie, del 2000, è infatti l’opera prima di questa giovane scrittrice (Premio per il miglior libro di letteratura gastronomica, Prix Bacchus-BSN), dove racconta piaceri e tenerezze della vita, alternati all’arroganza e alla volgarità del potere, prendendo a pretesto l’imminente morte di Monsieur Arthens (residente proprio al quarto piano di quel signorile palazzo di Rue de Grenelle dove prenderà poi vita anche la vicenda narrata ne L’Eleganza del riccio), il più grande critico gastronomico del mondo, detto il genio della degustazione. Arthens è un personaggio difficile: despota, cinico, egocentrico, anche prima di passare a miglior vita, è tutto preso dalla ricerca affannosa di un sapore primordiale e sublime, il Sapore per eccellenza.

Ha così inizio un viaggio gustoso e ironico: monsieur Arthens cerca di ripescare nella memoria quella sensazione prima di morire, riesumando gli effluvi del suo animo bambino, i primi passi della sua vocazione, ripercorrendo la sua vita in prima persona o attraverso i ricordi di chi l’ha conosciuto, ripercorrendo la sua carriera dall’infanzia ai fasti della maturità, attraverso la celebrazione di piatti poveri e sofisticate prelibatezze, con momenti a loro modo esilaranti: dalla indigesta cucina della nonna, all’eterea raffinatezza del sushi giapponese, dalla freschezza inebriante del pomodoro, alla suprema ricercatezza dell’ostrica. Fino al finale a sorpresa.
A fare da contrappunto alla voce dell’arrogante critico, c’è poi la nutrita galleria delle sue vittime (i familiari, l’amante, l’allievo, il gatto e anche la portinaia Renée, che ha conquistato i lettori de L’eleganza del riccio), ciascuna delle quali prende la parola per esprimere il suo punto di vista su un uomo, la cui grandezza pubblica è pari solo alla sua miseria privata.

Pur essendo indubbiamente un romanzo meno d’ambiente e più incentrato sulla figura e sulla memoria di un protagonista unico, la forza di questo romanzo risiede nella forza dei ricordi, nell’innegabile capacità della Barbery di riesumare e descrivere sensazioni sopite della memoria. Il viaggio che ci induce a fare, seguendo Monsieur Arthens nella sua affannosa ricerca del sapore perduto, è ai limiti del sensibile e segue una mappa geografica olfattiva, tattile, gustosa, visiva che si alterna alle opinioni degli altri personaggi “umani”, creandoci così ad hoc un percorso anche filosofico, più spesso surreale (al limite della frenesia di un egocentrico), sicuramente godibile, ma in cui manca quel tocco in più che lo renderebbe irresistibile.
Estasi culinarie è un preludio di passioni e idee, che nel suo seguito ideale, L’Eleganza del riccio, diventa un’esplosione quasi perfetta. L’unico consiglio che posso dare è di leggerli in successione così come sono stati scritti (e contrariamente alla loro uscita in libreria), proprio per apprezzare al meglio lo sviluppo della qualità letteraria e il genio creativo della loro autrice.

evakent74@gmail.com

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