Zibba & Almalibre finalmente a Roma
[MUSICA]
ROMA- 25 marzo 2011. Le dinamiche aperte, che sfolgorano nella dolce concomitanza tra le corde di violino e la chitarra acustica, stimolano onde sonore che vibrano in dicotomie di ritmi. Da un lato il folk d’autore, dall’altro la forte propensione al reggae e lo ska. Questa è l’avventura sonora di Zibba e dei suoi Almalibre, il Circolo degli Artisti è il disincantato amplificatore.
L’archetipo è ben disteso, ma le sonorità della musica di Zibba, cantautore genovese, sono più d’una. Miscela elettroacustica giustamente calibrata, voce tonante con scivolate di blues, sporca quanto basta per coprire le giuste frequenze. Finalmente a Roma, dopo le comparsate a Parla con Me, la trasmissione televisiva capitanata da Serena Dandini, e finalmente al Circolo degli Artisti, meta ambita di tanti eclettici musicisti.
Il concerto prende forma e sostanza in pochi minuti, grazie al potente groove degli Almalibre, una sequenza di energie e tanta personalità. In scena l’ultimo lavoro di Zibba: Una cura per il freddo, magnetica esposizione di generi, tanti personaggi che prendono vita nelle loro storie. C’è l’amore su tutto, la passione in strada e nel calore della propria casa. Ma bando alle ciance, che il concerto abbia inizio.
L’esordio è al fulmicotone, effetto frastuono, ma senza disturbare: serve per scaldare il pubblico. Zibba apre con il brano “Mahllamore”, tanto per saggiare i piedi dei giovani (e meno giovani) romani. Sciabordio di carni amorose e “fame di beltà”. Attente signore, il dottore dell’amore è in circolazione.
La serata prosegue con alternanze di ritmi e di generi dove anche il blues vuole la sua parte. E via verso “Nella notte che verrà” tratto dal lavoro precedente, “Senza smettere di far rumore”. Il pezzo di Natale, un fuori stagione Doc che suona a passo lento, cadenzato, strascinato è “La Karimba di Natale”, e qui si sente forte l’influenza di Capossela.
A proposito del blues che riecheggia Giamaica, si stende un velo di suono con il brano “Una parola illumina”, e qui, signore e signori si tocca la poesia. Si arriva al super singolo “AMMami”, tanto per restare in tema sentimenti forti, esplode e si salta ancora di fronte al palco (degnamente rinnovato) del Circolo.
“L’amore non si accorda come un Fender Jazz” canta Zibba, ma resta nel ricordo. Un Walzer, per così dire. La sera prosegue, cantando il giorno che prima o poi arriva, cantando “La saga di Antonio”, fino alla poesia di “Soffia leggero” uno dei brani eseguiti anche a Parla con me.
E giù languidi violini e chitarra che sussurra note fragili, un momento per stare vicini. Si giunge alla chiusura ed è “Nelle sere d’inverno” che si può ritrovare un angolo di sè. Si balla stretti e ci si tiene la mano. Manca solo un bar nebbioso e un buon bicchiere di rosso e Zibba vi saluta con “Margherita” per lasciare nel cuore e nel palato, mosto selvatico, gioia e calore. Si balla ancora, fino a notte inoltrata e “Margherita lascia l’amore, lascia che non ha tempo…“
Federico Ugolini
Foto di Federico Ugolini e Edyth Cristofaro
L’archetipo è ben disteso, ma le sonorità della musica di Zibba, cantautore genovese, sono più d’una. Miscela elettroacustica giustamente calibrata, voce tonante con scivolate di blues, sporca quanto basta per coprire le giuste frequenze. Finalmente a Roma, dopo le comparsate a Parla con Me, la trasmissione televisiva capitanata da Serena Dandini, e finalmente al Circolo degli Artisti, meta ambita di tanti eclettici musicisti.
Il concerto prende forma e sostanza in pochi minuti, grazie al potente groove degli Almalibre, una sequenza di energie e tanta personalità. In scena l’ultimo lavoro di Zibba: Una cura per il freddo, magnetica esposizione di generi, tanti personaggi che prendono vita nelle loro storie. C’è l’amore su tutto, la passione in strada e nel calore della propria casa. Ma bando alle ciance, che il concerto abbia inizio.
L’esordio è al fulmicotone, effetto frastuono, ma senza disturbare: serve per scaldare il pubblico. Zibba apre con il brano “Mahllamore”, tanto per saggiare i piedi dei giovani (e meno giovani) romani. Sciabordio di carni amorose e “fame di beltà”. Attente signore, il dottore dell’amore è in circolazione.
A proposito del blues che riecheggia Giamaica, si stende un velo di suono con il brano “Una parola illumina”, e qui, signore e signori si tocca la poesia. Si arriva al super singolo “AMMami”, tanto per restare in tema sentimenti forti, esplode e si salta ancora di fronte al palco (degnamente rinnovato) del Circolo.
“L’amore non si accorda come un Fender Jazz” canta Zibba, ma resta nel ricordo. Un Walzer, per così dire. La sera prosegue, cantando il giorno che prima o poi arriva, cantando “La saga di Antonio”, fino alla poesia di “Soffia leggero” uno dei brani eseguiti anche a Parla con me.
E giù languidi violini e chitarra che sussurra note fragili, un momento per stare vicini. Si giunge alla chiusura ed è “Nelle sere d’inverno” che si può ritrovare un angolo di sè. Si balla stretti e ci si tiene la mano. Manca solo un bar nebbioso e un buon bicchiere di rosso e Zibba vi saluta con “Margherita” per lasciare nel cuore e nel palato, mosto selvatico, gioia e calore. Si balla ancora, fino a notte inoltrata e “Margherita lascia l’amore, lascia che non ha tempo…“
Foto di Federico Ugolini e Edyth Cristofaro
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