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Hermann è l’uomo Paolo Benvegnù

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[MUSICA]

paolobenvegn_15ROMA- Lo scorso 28 marzo, in un Circolo degli Artisti gremito e per nulla scoraggiato dal piovoso lunedì, è giunto a metà del suo percorso il tour di presentazione di Hermann, il nuovo lavoro d(e)i Paolo Benvegnù.


Ad aprire la serata il cantautore norvegese Terje Nordgarden, che propone un folk rock di chiara ascendenza americana in versione per voce, chitarra e fisarmonica. Le melodie rotonde e la voce chiara di Nordgarden sono di piacevolissimo ascolto. Molto probabilmente ne risentiremo parlare. Poi buio e silenzio.
Un cursore lampeggia su uno schermo che fa da sfondo al palco.
Subito dopo, accolti da un lungo applauso, arrivano i Benvegnù.
Poi la scritta: “Hermann è l’uomo”. Questa l’ambiziosa presentazione di un disco pensato per essere la descrizione del percorso filogenetico e ontogenetico di tutti e ciascuno. Così accade. Ad ogni traccia corrisponde un’immagine – scomposta e analizzata da prospettive differenti – proiettata su quello schermo. E il concerto diventa uno spettacolo totale, in cui suoni e immagini si arricchiscono di reciproci rimandi e interferenze.
I Benvegnù eseguono il loro lavoro senza interruzione – sembra quasi di aver messo su il disco, appena pochi secondi tra una traccia e l’altra –, mentre sullo sfondo scorrono immagini a volte chiare a volte criptiche: ad esempio un cuore – radiografato, fotografato, disegnato –, accompagna la meravigliosa “Avanzate, ascoltate”, in piena consonanza col l’emotività del brano; simile processo associativo è fatto per “Andromeda Maria”, primo singolo estratto, cui fanno da sfondo immagini sulla riproduzione umana, a testimonianza del vitalismo amoroso che caratterizza il testo (“tu sei pazzo di me / rubi il fuoco per sedurmi / io sono sacra e nascondo il mistero / bevi dalla mia bocca perché / io sono miele e vita e ti seguo per accogliere / il padre, il guerrigliero e l’avaro e l’assassino / e la madre che è in ogni bambino”).

Durante l’esecuzione Paolo Benvegnù – stavolta proprio lui, al singolare –, è insolitamente compassato e concentrato: sembra quasi essere più interessato alla resa live di quelle nuove creature che al loro impatto emozionale. Impeccabile nell’esecuzione come al solito, sembra tuttavia un po’ distaccato, in evidente auto-ascolto.
Quello a cui abbiamo assistito è stato quasi certamente una sorta di esperimento: dopo il lavoro in studio, l’interpretazione dei brani live richiede una taratura piuttosto differente, al perfezionamento della quale siamo certi si arriverà solo col tempo e il rodaggio delle canzoni. Prova di questo sia la constatazione che a partire dalla già citata “Avanzate, ascoltate” l’esecuzione si fa più fluida, per giungere agli altissimi livelli cui Benvegnù – viziandoli –, ha abituato i suoi ascoltatori, in “Achab in New York”, “Johnnie and Jane” e “Il mare è bellissimo”. Di nuovo buio, poi lo spettacolo continua.
Visibilmente più a suo agio e decisamente più istrionico, Benvegnù inanella “Cerchi nell’acqua” – nell’entusiasmo generale –, “Rosemary Plexiglass” (Scisma), “Io e il mio amore”, “Il mare verticale” e “La schiena”.
Unico bis con un altro brano del periodo Scisma, “Troppo poco intelligente”. Continua a camminare, Hermann, và lontano.

Chiara Macchiarulo
Foto di Roberto Panucci

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