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I fiori del Maxxi

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[ARTI VISIVE]


whatami5001ROMA– Se quest’estate vi è capitato di fare una passeggiata per le strade adiacenti al MAXXI (Museo Nazionale d’Arte Contemporanea a Roma) o di fare una visita al museo, non vi saranno di certo sfuggiti dei giganteschi fiori rossi (papaveri?) d’acciaio che spuntano “rigogliosi” dalla piazza antistante il complesso.


Certo ne hanno cambiato l’aspetto, forse un po’ asettico, ma riconsegnando colore e vivacità a tutto il complesso in cui i toni del grigio del cemento con cui l’opera è stata edificata prevalgono sull’ocra che caratterizza i palazzi circostanti. Gli enormi e bellissimi fiori rossi, “sbocciati” su una collina verde artificiale, colpiscono, incuriosiscono i visitatori, i passanti e i signori anziani del quartiere, tra cui in molti hanno sempre guardato con diffidenza a questa enorme astronave di cemento che di colpo, dopo dieci anni di cantiere, è atterrata vicino alle loro case, a due passi dalla chiesa della zona e dal mercato rionale.
Grazie a questo particolare innesto di colore e di elementi che possono apparire quasi un po’ naif,  il museo si è spogliato delle sembianze di monumento che incute timore reverenziale e ha assunto un’aria più accessibile.
In questi mesi di canicola estiva, la piazza del MAXXI, è infatti diventata, soprattutto nelle ore più torride, un posto di ristoro dal caldo per turisti e visitatori, e di ritrovo per le persone del quartiere e non che vogliono passare qualche ora all’aria aperta senza essere costretti ad approfittare solo della frescura delle ore serali. All’ombra dei fiori del MAXXI si legge un libro approfittando dei sedili – comodissimi – ricavati nel terreno artificiale della collina, ci si siede per fare due chiacchiere e mangiare un gelato o prima di tornare a casa con la spesa, combriccole di anziani giocano a carte per passare il pomeriggio in compagnia, gruppi di genitori portano a spasso i figli che si divertono a correre su e giù dalla collina, a giocare con lo specchio d’acqua che fa parte dell’installazione e giocare a nascondino dietro i gambi di questi strani fiori.  E’ così che improvvisamente il grande complesso progettato dell’archistar
Zaha Hadid è diventato all’esterno uno spazio fruibile e gratuito a disposizione del pubblico, vivibile in ogni momento della giornata, sia come area relax che come luogo di incontro e, in qualche circostanza, tribuna verde per un ricco programma di eventi nelle serate estive, in cui i fiori cambiano aspetto diventando fonti di luce che illuminano questo paesaggio artificiale.
L’installazione si chiama
Whatami, ed è stata ideata dallo studio romano stARTT che ha vinto un concorso indetto dal MAXXI (in collaborazione con il MOMA di New York) per la realizzazione di un’installazione temporanea destinata appunto alla piazza del museo romano, finalizzato a promuovere il lavoro di giovani progettisti. Sarà possibile godere dell’opera fino alla fine di ottobre, quando poi i fiori tecnologici saranno ricollocati in altri luoghi della città, come parchi e aree-gioco delle scuole romane. Un progetto senz’altro affascinante, che sembra tenga dunque conto dell’ambiente e del problema del riciclo.

Alice Salvagni

Alice Salvagni, arti visive, martelive, martemagazine, Maxxi, News, stARTT, Whatami

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