EXIT- Emergenze per identità teatrali
La musica di Mephisto
Una sala con due pianoforti, uno di fronte all’altro, neri e brillanti, un auditorium gremito e scalpitante, le luci si spengono e la musica inizia, leggera e frizzante. Sono le note di Wolfgand Amadeus Mozart, sonata in Re Maggiore k 448. La serata inizia a riscaldarsi, la partenza è quella giusta. Stefano Caponi e Lucio Perotti sono gli artefici del successo del secondo appuntamento della rassegna EXIT – Emergenze per identità teatrali organizzata da FED.IT.ART presso il Teatro SalaUno di Roma dal 4 al 17 aprile 2011.
Lo scopo della rassegna vuole essere quello di offrire al pubblico partecipante una strada alternativa alla crisi culturale che ha investito soprattutto il teatro, attraverso una serie di spettacoli in grado di coinvolgere gli spettatori con testi originali ed estrosi, creativi al punto giusto. Non per un pubblico elitario.
Il duo Mephisto, ovvero i due pianisti che si sono esibiti lo scorso 5 aprile, è nato nel 2007, ha partecipato al progetto Musei in Festa curato dal Comune di Roma e continua ad incantare gli spettatori di tutti i teatri italiani, raccogliendo ovazioni e applausi davvero meritati. Entrambi di Roma e in comune la passione per il pianoforte, hanno alle spalle una lunga carriera concertistica individuale ma vederli suonare insieme è stimolante sotto ogni punto di vista. Si cercano con lo sguardo come due complici di un’emozione che elargiscono con grazia a chiunque assiste al loro spettacolo, quando lasciano le mani scivolare sui tasti abbiamo la chiara visione di ciò che solo la musica, l’arte riesce a creare: un’espressione alfanumerica di emozioni e armoniose visioni che travalicano ogni possibile scontro con la realtà.
Mozart apre la serata che prosegue con le favolose note di Maurice Ravel in Ma mere L’oye, una serenata che fa venire voglia di abbandonarsi all’ascolto delle onde del mare che cullano i nostri sogni di cui Morfeo ci fa dono.
Si continua con Capriccio (D’apres le bel masquè) del musicista francese Francis Jean Marcel Poulenc, un pezzo che viene eseguito dai due pianisti con maestria e devozione. Il pubblico continua ad applaudire e i due protagonisti della serata si divertono a conciliare professionalità e sorrisi smaglianti rivolti alla platea.
L’ultimo brano, prima del bis concesso dagli artisti, è Scaramouche di Darius Milhaud, amico di Poulenc con cui fece parte del Gruppo dei sei, assieme a Georges Auric, Arthur Honegger, Louis Durey e Germaine Tailleferre, un gruppo di artisti formatosi nel 1920 circa a Parigi, i quali si dichiararono avversi all’impressionismo di Claude Debussy e al wagnerismo.
L’ esibizione di questo ultimo pezzo è stata davvero fantastica, entrambi i pianisti hanno suonato sullo stesso pianoforte, una scelta che esalta la loro passione e ardore nei confronti della musica, un coinvolgimento estasiante esaltato dalla musica che risuona nelle mie orecchie anche dopo la fine dello spettacolo.
Eva Di Tullio
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