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EXIT- Emergenze per identità teatrali

Locandina_Definitiva

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PIL: discariche abusive del cuore


pil4Una luce soffusa che irrompe nel buio e spezza il silenzio del Teatro Sala Uno, una voce fuori campo che arriva da lontano e che viene controbilanciata da una seconda voce narrante all’altro capo della sala: sono le voci del regista Marco Maltauro e dell’autore (drammaturgo e filosofo) Pier Paolo Fiorini che danno così inizio a questo spettacolo andato in scena il 12 e 13 aprile scorso.
Un dialogo informale tra due voci, un gioco di parole che si innesca automaticamente e che “anticipa” teoricamente quel che certamente non sarà, proprio perchè PIL, titolo dello spettacolo e sigla che tutti conosciamo come Prodotto Interno Lordo, potrebbe trarre in inganno e far pensare che tratti di economia. Invece PIL è una commedia che più che di ‘produzione interna’ è una produzione interiore: tratta dell’animo umano, dei sentimenti, le storie, le sensazioni e le emozioni aggrovigliate e appese a situazioni in bilico  dalla quale poi scaturiscono a catena, si susseguono incontenibili vicende e comportamenti.

PIL, con Rossana Bellizzi ed Elisa Faggioni, le interpreti in scena, è una storia – agli occhi dello spettatore – dalle mille sfaccettature e prospettive e che sembra avere un senso e un suo perchè da qualunque lato lo si guardi, dritto o capovolto esprime sempre un messaggio. Perchè di fatto è la storia di vita di due donne sole che si trovano a condividere uno stesso appartamento a Roma e costrette dunque a non stare sole per necessità evidenti e che lo spettacolo palesa chiaramente.
Due donne che vorrebbero una vita diversa da quella che conducono e che invece devono fare i conti con le difficoltà economiche che incidono inevitabilmente su questa convivenza e che porta le due in un perenne conflitto. Un conflitto che si trasforma poi in una dipendenza, che scivola e si confonde nel rapporto tipico di madre e figlia. Due donne diverse, con tempi e interessi diversi, che tanto le allontanano quanto le avvicinano. Ma nel suo essere intrinseco, PIL non è solo questa storia così com’è stata portata in scena, perchè in realtà parla di tutto.

Da questa vicenda guida si sviscerano, per caso o per volontà, argomenti e problematiche a cui siamo sottoposti quotidianamente e con le quali dobbiamo confrontarci il più delle volte per sopravvivere e non per vivere. La performance infatti tocca, mescola, confonde, gira e rigira, con il suo linguaggio teatrale, tematiche sociali, politiche ed economiche partendo da un elemento fondamentale: i rifiuti che nell’immaginario dell’autore non sono solo fisici, ma soprattutto mentali. Rifiuti quali angosce, paure e preoccupazioni inutili, che quotidianamente produciamo ‘intossicandoci’ e di cui non riusciamo a liberarci; per poi abbracciare il tema dei rapporti sociali interpersonali e/o familiari, le convivenze forzate che degenerano in ristrettezze, mentali e fisiche, le speranze, i sogni, l’economia familiare e quindi generale; l’ambiente, l’aria pulita, la morale. Dunque un’ aspirina effervescente che potrebbe curare questi ‘mali influenzali’ da cui non siamo immuni e che a guardar bene potrebbe far riflettere. E nella sua drammatica ironia, c’è del vero.

Maria Logroio

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