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Sguardi s-Velati III

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Ninetta e le altre – le marocchinate del ’44: ultima fermata

ninetta1E’ con Ninetta e le altre – le marocchinate del ’44, pièce scritta e diretta da Damiana Leone, che si chiude la Rassegna tutta al femminile Sguardi s-Velati, in scena al Teatro Due Roma dall’11 gennaio al 27 febbraio. Nel corso delle sette settimane che hanno interessato la manifestazione, sono stati proposti 14 spettacoli che hanno portato a far scoprire al pubblico la prospettiva speciale di un teatro, ideato, scritto, interpretato e vissuto da donne – si è trattato per lo più di debutti assoluti –, concepito con l’intenzione di non rinchiudersi in un’arte rappresentativa di genere, ma, al contrario, con l’obiettivo di non mancare di esplorare storie e sentimenti assolutamente universali.

Con Ninetta e le altre (già vincitore del Festival Chimere di Padova) il palcoscenico del Teatro Due ha visto protagonista – dal 25 al 27 febbraio – il tema della violenza sulle donne, affrontato ispirandosi agli stupri che avvenivano sulle donne cosiddette “marocchinate” in Ciociaria, alla fine della Seconda Guerra Mondiale. Lo spettacolo è frutto di un vero e proprio lavoro di ricerca di testimonianze che riguardano i racconti di quei fatti drammatici di violenza contro le donne -ormai quasi epici per la popolazione del basso Lazio-  compiuti dagli uomini delle truppe nordafricane dell’esercito francese che campeggiavano vicino alla linea di fortificazione Gustav (che tagliava l’Italia in due tra tedeschi a nord e Alleati a sud).
E’ così che con riferimenti a fatti realmente accaduti e a personaggi veramente esistiti, lo spettacolo racconta come mentre si susseguivano battaglie sanguinose tra le forze nemiche di nazisti e Alleati e bombardamenti a tappeto sulla popolazione civile, migliaia di donne venissero violentate e brutalizzate dalle truppe coloniali francesi. E’ quanto De Sica volle denunciare con il film La Ciociara (1960), ispirato al romanzo di Moravia.

Damiana Leone sceglie di portare in teatro questa tragedia usando il dialetto, nella fattispecie il ciociaro e il veneto (quest’ultimo a ricordo dei veneti che colonizzarono l’Agro Pontino durante il fascismo) e di dare voce alla storia di tre donne: Ninetta (la regista stessa), Maria (Consuelo Cagnati) e Celeste (Francesca Reina). Le tre incarnano diversi aspetti della donna nei riferimenti alle tre divinità pagane arcaiche (dei luoghi che le circondano) delle montagne, dei fiumi e delle stelle e animano tra sacro e profano sulla scena le loro vicende: dalla festa di fidanzamento alla guerra in casa, dalla purezza incontaminata di una popolazione legata al lavoro dei campi e a rituali millenari ai tragici episodi che fecero di loro le “marocchinate”. E a ciò che avvenne dopo il loro dramma, nel manifestarsi di malattie infettive, follia, suicidi, aborti, infanticidi, e nei casi migliori silenzi, omissioni, vergogna e tanta disperazione.
Ninetta e le altre – le marocchinate del ’44 è un lavoro ricco e un’operazione di denuncia interessante: coinvolge il pubblico nella rappresentazione di un avvenimento tragico del passato e punta allo stesso tempo il dito contro lo stupro, come questione dolorosa purtroppo ancora estremamente attuale e che in questo senso deve riguardare tutta la comunità umana, senza differenza di sesso.
Sottolineando infatti quale rovina rappresenta una tale insensata violenza nel colpire una singola donna, la pièce mette in luce come un dramma simile riguarda e si ripercuote su generazioni e territori interi e si presenta come una catastrofe che ferisce la terra e la persona.

Alice Salvagni

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