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The Place: ritorno al rock

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[MUSICA]

Violapolvere5ROMA- Giovedì 3 febbraio, tempo niente male per essere ancora inverno, sì l’influenza ormai ha bussato alle porte, cominciamo a contare i caduti (compreso il nostro fotografo), ma non perdiamo di certo l’occasione per sperimentare NoTtE RoCk al The Place, storico locale romano di via Alberico II, che per l’occasione si veste di un doppio appuntamento per una serata unica, con due gruppi emergenti tra i più promettenti della scena rock d’autore italiana: i Cockoo e i Violapolvere.

I CoCkoo: [cocù] s.m. Insieme di quattro cervelli eterogenei miscelati a formare gruppo con imprecise velleità musicali mirate all’espressione più o meno socialmente condivisa di ordinarie situazioni esistenziali, curiosi stati emotivi ed imprecise storie di vario genere. Così leggiamo sul loro sito web (www.cocKoo.it) e volentieri inoltriamo per diffondere il verbo. Nascono tra le alcooliche colline astigiane nel freddo inverno del 2005, e dopo aver partecipato con successo a diverse kermesse, nell’Ottobre 2009 esce, con la produzione artistica di Max Zanotti (Deasonika, Rezophonic), La Teoria Degli Atomi, anticipato dal singolo “Voodootech”, che scala la Indie Music Like. Con il “Tour Degli Atomi” collezionano oltre 50 da0074e in circa un anno, mentre nell’Ottobre 2010 esce “Seta Porpora”, il secondo singolo estratto dal disco, il cui videoclip porta la firma di Stefano Poletti (già con Baustelle, Tre Allegri Ragazzi Morti, Nek, Pan del Diavolo, Sick Tamburo). Con Andrea Cerrato alla voce e alla chitarra, Luca Genta al basso acustico e Alberto Pozzo alle tastiere, i CoCkoo approdano a Roma e si presentano, proprio a causa della famigerata influenza, motivo per cui hanno perso un elemento essenziale in una rock band come quello del batterista (aka Silvio Colombaro), in formazione acustica.
Notevoli le capacità tecniche e vocali. Indipendentemente se il loro pop rock rientri e convinca le corde di ognuno è pur vero che facilmente fanno battere il ritmo e questo di suo è già una vittoria. La loro musica possiede una matrice cantautorale esterofila, ma si fa forte della tradizione italiana, intorno alla quale viene ricamato un tessuto musicale che segue i “principi del rock”, ma cerca di abbracciare le sfumature musicali più disparate, sfruttando la contaminazione per trascendere la definizione di genere e cercare di puntare all’emozione, valorizzando le possibilità di ogni singolo brano.

Eppure è proprio in queste condizioni ottimali che si comprende appieno che la musica non è solo tecnica e capacità. Non è solo acustica ed estensione. C’è qualcosa in più che governa ed alimenta la verve, la forza intrinseca delle parole e del suono. E questo diviene ancora più evidente quando si parla di musica rock. L’apertura del The Place a questo genere musicale, è quasi la rottura di un baluardo storico che da sempre ha chiuso le porte a tutto ciò che non era cantautorato italiano DOC, swing o jazz. I CoCkoo prima e i Violapolvere poi (e soprattutto) hanno dimostrato invece quanto bisogno ci sia di luoghi sani e perfetti, deputati alla divulgazione dell’arte musicale, foss’anche di quell’evil sound che è la musica rock. Che poi con loro è anche sporcata da un pop moderno, coinvolgente, che non guasta e ti fa guadagnare un pezzetto di Paradiso in terra.
I Violapolvere hanno presentato in anteprima gli arrangiamenti originali delle canzoni del loro nuovo lavoro Distanze, di prossima pubblicazione, insieme ai brani più conosciuti del loro repertorio che comprende pezzi storici come “Feel happy”, “Sommersi”, “Come Robinson”.
La band, di cui ci siamo già occupati più volte (ma quando uno merita merita!), nasce dall’incontro di quattro musicisti di Roma (Max Pescosolido– chitarre e programmazione; Giacomo Citro– basso e cori; Luca Latini– voce e pianoforte; Ivan Cacace– batteria ed elettronica) che uniscono esperienza e passione per concretizzare il loro progetto discografico. E già il nome diviene manifesto del senso del progetto Violapolvere: non avere la presunzione di rivoluzionare il panorama musicale italiano, ma divenirne una nuova sfumatura di colore. Il sound è una miscela originale di pop, rock e incursioni elettroniche, un sound nitido, quasi un marchio di fabbrica che contribuisce alla creazione di brani che sono un percorso quasi animico, che evocano immagini e metafore, che raccontano storie alla portata di tutti, fatte di stati d’animo, dubbi, inquietudini, progetti, disagi, amori, sogni, delusioni.
E poi c’è la passione. Si dice che ogni cosa fatta con amore, porti inevitabilmente degli ottimi risultati. Forse. L’unico vero ed indiscutibile dato di fatto è che nella serata del 3 febbraio al The Place, una Violaformazione in stato di grazia ha inondato il pubblico, quanto mai presente e partecipativo, di suoni non banali, forti nelle accezioni più varie del termine, che hanno creato un ensemble potente, generando una sorta di commistione mistica tra una trance melodica e un’adrenalinica partita mista tra gli strumenti musicali della band e la voce calda, nitida, graffiante e catalizzatrice del front man Latini.
Sembrava di essere allo Stadio, o forse di fronte ad un Hi-Fi di ultimissimo modello che oltre alla musica offre degli ologrammi viventi. Eppure, in un crescendo musicale davvero esaltante ed intenso, il risultato apprezzato e apprezzabile riscontrato è stato quello di non vedere più i confini del palco, di sentire la musica scorrere nelle vene, come sana energia vitale, di percepire la passione che vive nella melodia, e di sentire che è ancora possibile sentire tutto quel trasposto, che c’è ancora chi lo fa viaggiare nell’aria elettrizzata del distorsore, o nelle evoluzioni tecniche della voce. Perché la musica vive di tecnica, di prove, di sudore, ma necessita di alimentarsi e si alimenta dell’amore di chi la fa. E gode dell’amore di chi la ascolta. E’ solo una questione di equilibri da sfondare…

Edyth Cristofaro
Foto di Valeria Loprieno

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