Sguardi S-Velati
Tutto Precario
Dal 14 al 16 gennaio, al Teatro Due a Roma, è andato in scena il monologo Tutto precario. Lungo poco più di una manciata di minuti (20 forse), lo spettacolo, interpretato da un’ispirata Giada Fradeani, racconta la storia di Sara, una lavoratrice a progetto come tante, laureata, con figlio a carico e costretta a mostrare un sorriso a 34 denti per otto ore al giorno nella reception di una multinazionale. Una donna come tante che rappresenta con i suoi tormenti ed un sarcasmo caustico e drammatico la rabbia di un’intera generazione fin troppo referenziata, fra master, specializzazioni e phd, che però stenta a trovare una collocazione naturale nel mondo lavorativo e non. Eh sì, l’essere non risolti lavorativamente condiziona anche il resto, rendendo l’esistenza ineluttabilmente flessibile e priva di qualsiasi certezza. E se il grottesco valzer dei curricula si risolve, nella migliore delle ipotesi, in uno stage non retribuito a cui ne seguiranno altri, sempre all’insegna delle Great Expectations ormai poco dickensiane, a coloro che resistono a questo giro di vite non resta che chiedersi dov’è lo sbaglio: troppe o poche esperienze e magari poco focalizzate? O forse una lettera di presentazione non tanto incisiva da spingere il responsabile delle risorse umane a cliccare sul fatidico “scarica l’allegato”, anticamera dell’unica chance di emergere dalla zona d’ombra?
E se c’è sempre un marketer di turno che chiede, senza averlo provato sulla propria pelle, di avere “una marcia in più”, di essere fiduciosi e di dare il massimo all’azienda, quali speranze restano a questi giovani, carini e mal occupati, fedeli soldatini di un sistema malato? Lo spettacolo in tal senso non dà grandi speranze e l’epilogo, amaro come pochi, lascia lo spettatore con tanti interrogativi aperti e la sensazione di essere tristemente parte di questo teatro dell’assurdo. Non quello in scena, chiaro, ma quello che day by day ci rende orgogliosamente flessibili come canne di bambù in balia della tramontana. Il testo, scritto e diretto da Noemi Serracini, ha vinto il premio Donna Mostra Donna 2006 e l’edizione MArteLive del 2007 e nonostante gli anni dalla prima messa in scena risulta ancora tristemente attuale. Giusto un piccolo appunto: forse rispetto al testo originario si potrebbe osare di più ed andare oltre a qualche clichè di cui risente lo spettacolo, nella recitazione come nei dialoghi, cercando magari nuove chiavi di lettura più originali.
Angelo Passero
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