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Rezza Antologia al Teatro Vascello

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Rezza – Mastrella in Bahamut


BahamutContinua la maratona/rassegna Antologica che Antonio Rezza e Flavia Mastrella stanno portando avanti al Teatro Vascello dall’inizio di dicembre. In scena dal 21 al 26 dicembre, Bahamut è, ancora un volta, un esempio di teatro del disturbo, protervo e angosciante, ironico e scorticante e, come al solito, offre uno spettacolo graffiante e impietoso, esilarante e provocatorio che – andando ben oltre il semplice riso – induce il pubblico a riflettere su alcune tematiche che spesso probabilmente si vorrebbe nascondere o tacere.
Dopo aver esplorato negli spettacoli precedenti le più disparate categorie umane, per Bahamut i due artisti si ispirano alla figura inedita di un uomo privo di capacità motorie, che per ogni movimento deve affidarsi all’aiuto di due infermieri. In una sorprendente inversione di ruoli, l’infermità e la disperazione trasformano il debole in un despota implacabile. A questi personaggi si alternano raffigurazioni di uomini e donne che di volta in volta esercitano e subiscono il potere nelle sue diverse manifestazioni, evocando una realtà in decomposizione.

Costretto a stare sdraiato, a vedere il mondo quasi solo da quella posizione, Bahamut-Rezza patisce l’ostracismo di quelli che dovrebbero aiutarlo, portandolo qua e là come un gigantesco lumacone fuori dalla tenda con scivolo, creata per lui dalla geniale Flavia Mastrella. E gioca a rimpiattino con il pubblico nel buio, apparendo all’improvviso dove meno te lo aspetti, ora come una palla umana rotolante, ora come un invasato da non si sa cosa, ora come un predicatore gratuito che si rivolge agli spettatori giocando sui doppi, tripli sensi della parola, alla quale alla fine giunge dopo infiniti tentativi, con la voce usata come richiamo, come una richiesta d’aiuto o come un gigantesco punto interrogativo destinato a rimanere senza risposta.
Non risparmia nessuno Antonio Rezza, e con un linguaggio irriverente e iconoclasta mescola funambolicamente storie senza storia, continuamente dentro e fuori il personaggio, gettando in faccia agli spettatori tutto il malessere e ricevendone indietro risate, proponendo un teatro che sfiora la politica soprattutto nel mettere in gioco il degrado, tutto mentale e talvolta comportamentale.
Il pubblico affezionato e numeroso, che gioisce ai suoi irriverenti inviti, ai suoi richiami, alle sue grida da padreterno, al suo corpo elastico che può diventare piccolissimo o lunghissimo, trasformarsi in un animale immaginario o in una vecchietta, in uno ieratico folle o in uno sghembo inventore del nulla, cerca la provocazione di cui l’interprete ha fatto il proprio mestiere e segno di riconoscimento, e naturalmente sa cosa aspettarsi da lui: un concentrato di istrionismo e una serata fuori del dalla norma, ma mai qualunque, nutrita di una cattiveria sincera, proprio come quella di un bambino.

Alice Salvagni

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