Più normali o più marziani?
Frammenti e memorie di libertà e democrazia
TEATRO- Libertà, memoria, informazione, democrazia. Frammenti di pensiero di pensatori come voci nel deserto. A pochi passi dalla Basilica di San Paolo, Normali Marziani ha presentato venerdì 3 settembre a Roma uno spettacolo che urla e che pretende di infastidire. Sperando che non siano grida che si perdano tra le dune di lande desolate…
Frammenti di libertà di pensiero, titolo della serata tenutasi nel piccolo Centro Polivalente, esplica bene la natura dello show-reading: una serie di letture, citazioni, scenette, luci, fumate bianche, musiche remixate, canzoni e filmati con l’obiettivo di far aprire gli occhi agli intervenuti. E di farli “incazzare”. Brani ed estratti persi nel tempo e nei secoli sono stati riproposti e letti come se fossero scritti ieri, oggi… finanche domani. Ed invece sono le parole di Pier Paolo Pasolini, George Orwell, Montesquie, Lewis Carroll, Giorgio Gaber o Silvio Berlusconi. Secoli e secoli di storie e parole che riprendono vita per i microfoni della sala. Da un angolo all’altro, dal fondo della sala al palco, i tanti attori “ri-autori”, avvicendandosi sulla scena e all’attenzione del pubblico, raccontano un’Italia attuale. Senza commenti, senza sovrappiù: solo letture interpretate di grandi scrittori o importanti politici e intellettuali. Perché? Cos’altro bisognerebbe aggiungere al quadretto così poco idilliaco che quelle pagine ingiallite e poco lette non hanno ben descritto?
L’Italia che si delinea è un Paese bloccato, disinformato, plagiato e inerme, causa mass media, sistemi politici e indolenza dell’italiano medio. Il quale diventa vittima o carnefice di un Paese che non si muove, che non scorre, inibito a chissà quali anni, che sembra sempre lo stesso. Un Italiano pigro, disonesto, umiliato e umiliante. Un Italiano che non sa cambiare il corso della storia e che, più o meno consapevole dell’andazzo informativo e dei giochi di potere tra Sinistra e Destra, vi si adatta e ne diventa corresponsabile. O mandante. Alexis De Tocqueville, Indro Montanelli, Marco Belloccio, ma anche brevi clip di film con Alberto Sordi e Marcello Mastroianni.
Racconti di altri tempi, come messaggi in bottiglia provenienti da altri mari e da altre epoche. Voci rimaste inascoltate che volevano sollevare il velo di ignoranza e di omertà che già allora veniva a costituirsi. Ed oggi ancora attuali più che mai, come segnali premonitori di un passato che è divenuto presente, di un presente che, ahimè, si renderà futuro.
90 minuti di spettacolo, fisico e mentale, che ti lascia l’amaro in bocca. Sorprese e bocconi duri da digerire sui volti degli spettatori di tutte le fasce d’età. Risate, quelle sì, a iosa: ma è anacronistico ridere dell’Italiano e di una Italia corrotta, scorretta e sconnessa dal resto del mondo. Riflessioni: tante e doverose. Dal bisogno di onestà ad una politica soggiogante, dalla mancanza di democrazia al controllo dell’informazione, dall’arresto del pensiero e della propria opinione personale al controllo totalizzante di quella pubblica. Sì, forse ci sarebbe proprio da alzarsi in piedi e gridare: “sono incazzato nero e tutto questo non lo accetterò più”. Nella speranza che non sia più soltanto una voce nel deserto…
Per ulteriori informazioni sull’iniziativa, www.vocineldeserto.it
Francesco Salvatore Cagnazzo
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