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New Contemporaries 2009: made in U.K.

Ragskar_Island
[ARTI VISIVE]

Ragskar_IslandLONDRA- 48 lavori selezionati fra i migliori artisti under 40 che il panorama delle accademie d’arte di tutto il Regno Unito possa offrire. Due officine d’arte come la A Foundation di Londra e la Cornerhouse di Manchester, hanno organizzato e ospitato questa rassegna artistica itinerante.

I lavori di questi artisti, messi al vaglio da 4 selector altrettanto giovani, hanno dato vita ad un’eterogenea composizione di linguaggi, caratterizzate da una netta prevalenza della fotografia, un ridotto numero opere pittoriche e sculture, ma un ampio ricorso ad interessanti tecniche compositive.
Complessivamente la rassegna ha espresso un buon livello qualitativo, in particolare si sono rivelati interessanti i lavori fotografici. In primis la svedese Martina Lindqvist, che attraverso la sua raccolta fotografica denominata Ragskar Island, traccia un incantevole ritratto della misteriose e selvagge isole scandinave. C’è una forza incredibile in questa serie di immagini dedicate alla natura, che la fotografa svedese riesce a cogliere attraverso un omaggio al misticismo delle forze sotterranee e imprevedibili  che vengono esaltati dai colori cupi e viscerali dell’isola. Altra menzione particolare la merita la tedesca Myka Baum. Sono dei bianco e neri i suoi Sea of Sea_of_WavesWaves, gocce impresse su sfondi neri e paesaggi lunari, proponendo immagini che superano il concetto di fotografia. Ed proprio la fotografia che lascia maggior spazio all’introspettività: le spoglie Dark Room del polacco Konrad Pustola e le “sfumature” colte dalla sofisticata tecnicità delle oniriche immagini di Untitled Series di Felix Frith.

Sul versante video non si possono non citare i lavori di due originalissimi video-maker. L’israeliano Rinat Kotler ha scelto un ascensore come set delle sue riprese in cui tre attori alternavano i loro racconti. Storie personali che prendevano voce in questi elevatori trasparenti sui quali scorreva la vita frenetica metropolitana. Ci ha parlato di piccoli avvenimenti, di memorie che si svolgevano nell’incessante movimento della vita e nell’indifferente scorrere della vita contemporanea alle loro spalle. E l’assoluta velocità è stata anche il nucleo dell’opera di Dean Kissick che ha realizzato un video-clip in cui una penetrante e ipnotica musica elettronica carica di bassi, dettava gli stacchi delle sequenze in cui a velocità supersonica si alternavano le immagine feticistiche simbolo della cultura – o sub-cultura? – occidentale contemporanea. Consumo, icone glamour, copertine patinate: un insieme confuso e violento che lascia interdetti. confluendo in un messaggio fornitoci dal titolo più che mai ironico e appropriato: Just A Quite Peaceful Dance For Things We’ll Never Have

Cement_processLa scultura, invece ha deluso un po’ le attese, degna di nota è parsa soltanto Cement Process di Francis Mason. Un’opera un po’ scultura un po’ collage, in cui l’invadenza del cementificazione è stata resa in maniera massiccia grazie alla sovrapposizione di strati di reale cemento su modellini di palazzi, garage di cemento che si sovrapponevano a pareti ed impalcature di edifici in costruzioni che sembravano assumere sembianze “aliene”.

Molto interessanti invece sono i lavori eseguiti con linguaggi sperimentali come le grafiche 3-D di Richard Healy e la tecnica del photo etching di Andrew Curtis. Quest’ultimo realizza un’originale composizione fra fotografia e stencil, in cui la natura rigogliosa cresce prepotentemente nelle case e nei giardini di quelle che sembrano essere  delle tranquille atmosfere di quartieri residenziali.

I giovani artisti cresciuti in Gran Bretagna hanno – nel complesso – tralasciato lo sguardo alla società e alle loro coscienze, seppure in un anno come questo le tematiche politico-sociali siano state forti, se non violente. Il loro focus è stato incentrato sulla tecnicità, preoccupati di farsi strada mediante l’originalità e la padronanza dello strumento. Lasciamoli maturare, magari un giorno ne risentiremo parlare…   

Claudio Aleotti

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