Skip to main content

Il ritratto di Dorian Gray

Il_ritratto_di_Dorian_Gray_foto_scena_3
[TEATRO]

Il_ritratto_di_Dorian_Gray_foto_scena_3ROMA –  “Basil è ciò che penso di essere. Lord Henry è ciò che il mondo pensa di me. Dorian è ciò che io vorrei essere”.
Queste parole, scritte dallo stesso Oscar Wilde in una lettera del 1894, sono il sottotitolo scelto per la riduzione teatrale de Il ritratto di Dorian Gray, portato in scena l’1 e 2 giugno al Teatro Colosseo di Roma dalla compagnia di allievi-attori Uranusmoon Young Company, per la regia e adattamento di Manuela Ruggiero.


Una rappresentazione molto originale, pur nel rispetto della tradizione, nella quale musica e coreografie, con tratti di musical, hanno accompagnato il magnifico testo, forse il più ricco di aforismi e intuizioni geniali, del grande scrittore inglese.

La scena si apre nello studio del pittore Basil Hallward, che riceve la visita dell’amico Lord Henry Wotton mentre sta completando il ritratto di un bellissimo giovane da cui è rimasto folgorato. Si tratta di Dorian Gray, ragazzo dalla toccante bellezza, capace di incantare tutti, uomini e donne, con il suo aspetto innocente e puro. Il ritratto, nel quale il pittore infonde tutta l’ammirazione e il fascino dal quale è rimasto stregato, è magnifico.
Ma il ricco, cinico e dandy Lord Henry ‘corrompe’ l’animo puro del giovane, introducendolo al mondo del piacere e della ricerca della bellezza come unica forma d’arte da applicare alla vita stessa. Dorian, totalmente sedotto dalle affascinanti teorie di Lord Henry, viene assalito dal terrore di perdere la propria bellezza e gioventù, che vede meravigliosamente riflesse nel suo ritratto, e incautamente esprime il folle desiderio che il quadro possa farsi carico del passare del tempo e invecchiare al posto suo, offrendo in cambio la propria anima.
Il patto con il diavolo viene a sua insaputa così suggellato e Dorian scivola in una progressiva decadenza morale, sperimentando ogni piacere e dissolutezza che la vita può offrire, frequentando i nobili salotti, ma anche i bassifondi e le bettole, mentre i segni della sua perdizione e corruzione deturpano i lineamenti del ritratto lasciando intatti i suoi.
Inorridito egli stesso dall’aspetto terribile del suo alter-ego, Dorian prima uccide l’artefice del Il_ritratto_di_Dorian_Gray_foto_scena_4ritratto, Basil, considerandolo responsabile della sua perdizione, poi decide di distruggere la prova di ciò che è diventato, illudendosi di poter tornare ad essere ‘buono’ e portando invece a compimento il suo destino. Cercando di distruggere il quadro, infatti, ucciderà se stesso e il suo corpo verrà ritrovato, con tutti i segni della sua corruzione, accanto al magnifico ritratto, finalmente ‘liberato’, del bellissimo ed innocente giovane che un tempo era stato.

I tre protagonisti, secondo le parole dell’autore, non sono in definitiva che uno solo, lo stesso Oscar Wilde, e nel suo interessante adattamento la Ruggiero ha scelto di continuare a giocare sul filo dell’ambiguità. Attrici donne interpretano, infatti, quasi tutti i ruoli maschili e i personaggi dividono la scena con i loro doppi, per caratterizzarne le diverse manifestazioni: il lato esteriore, frivolo e mondano e la natura interiore, cinica, innocente o viziosa. I-le Dorian Gray sul palco sono invece addirittura tre, a rappresentarne, alternandosi o coralmente, la vanità, la curiosità quasi infantile e l’ipocrisia, a confronto con il loro quarto, il quadro, sempre presente sulla scena in forma umana, interprete dei desideri più oscuri ed istigatore delle azioni più malvagie.
Dal suggestivo patto con il diavolo, nel quale i tre Dorian intorno al quadro ricordano molto le tre streghe del Macbeth nella loro macabra danza, la ‘discesa agli inferi’ è rappresentata in un alternarsi di serate danzanti in lussuosi ed eleganti salotti liberty e scene di bettole e bordelli da bassifondi, accompagnate da arie di grandi opere, quelle che lo stesso Dorian ascolta nel testo, o da canzoni e balletti in perfetto stile musical anglosassone, nelle quali si esprime tutta la giocosa follia tipica della giovinezza.

Il_ritratto_di_Dorian_Gray_foto_scena_7Insomma, uno spettacolo molto accattivante e ben riuscito, realizzato da Manuela Ruggiero in un progetto autoprodotto nato a Londra e presentato in parallelo anche a Roma, con l’assistenza di Anna Gargiulo e Fulvia Carlini e con Simone Alessandria, Alessandro Bernabei, Alessia Colibazzi, Valeria Di Giuliano, Giulia Gibertini, Margherita Laterza, Daria Mariotti, Sonia Scorti, Linda Sessa e Agostino Terranova.
‘Ora che mi sto rendendo conto che gli anni stanno passando, vorrei anch’io poter fermare il tempo come Dorian, lasciando che qualcos’altro invecchi al posto mio…’ spiega la regista Manuela Ruggiero, che ha voluto che nel suo adattamento risaltassero la semplicità e l’essenzialità del testo, che parla da solo, perché, ci dice, ‘è inutile sottolineare Wilde!’.

Emanuela Meschini, Il ritratto di Dorian Gray, Manuela Ruggiero, martelive, martemagazine, Oscar Wilde, teatro, Uranusmoon Young Company

Lascia un commento