NON: arte dell’assenza
[ARTI VISIVE]
ROMA- Provate ad immaginare di trattenere il respiro troppo a lungo, un torrente in piena senza via di fuga, un motorino accelerato a tavoletta con la frizione tirata o una bomba innescata: una prorompente “esplosione di forza”.
Provate ad immaginare un ampio spazio, libero, dove tutto questo sia possibile senza condizioni, né vincoli estremi, dove l’immaginazione è la chiave d’accesso per poter oltrepassare questo “portone” e scoprire cosa c’è o NON c’è.
Un luogo dove ciò di cui si parla esiste nella mente dell’artista e del suo pubblico, ma con una visione diversa, con una prospettiva nuova: la visione del NON, essenza e titolo di questa mostra ideata e progettata dall’artista Stefano Davidson.
Questo per spiegare che a volte ci sono sensazioni così profonde che è difficile esplicitare, ma che senti e percepisci in maniera esponenziale, senza la necessità che queste prendano forma obbligatoriamente in qualcosa di visibile, di concreto, di tattile.
Emozioni, pensieri, sensazioni come gelidi brividi che percorrono il corpo con la rapidità di una scossa che ci sono anche se non chiaramente visibili e che l’artista, a suo modo, ha voluto condividere e comunicare, provocando reazioni a catena, sui volti e nelle menti, rendendo palese lo sgomento, la sorpresa dei visitatori, come di chi viene “dribblato” .
Questo e non solo, è il fantastico mondo della fantasia, dell’immaginazione, della pura creazione, dell’ Arte.
E ad accogliere questa performances artistica, allestendo una galleria d’arte visiva è stato il Museo Nazionale degli Strumenti Musicali di Roma, aperto al pubblico dal 24 al 26 aprile scorso.
S. Davidsons, da sempre legato all’arte pittorica generalmente di tipo figurativo, questa volta ha lasciato tutti senza parole per l’originalità della mostra, concentrandosi sull’astrattismo dell’arte, facendo vedere cosa si vede anche se non c’è. Presentando quadri “invisibili” che focalizzano l’attenzione sul “non essere”, fisicamente percepibili, dove il “non” rappresenta la parte più intima non solo dello stesso artista, ma anche dello spettatore, risultando ” lui ” l’artefice, il creatore dell’opera stessa.
Tutto questo anche per sottolineare quanto il mondo sia oberato, saturo e stracolmo di tutto ciò che è fisico, percepibile e palpabile; per evidenziare quanto poco ci interessiamo generalmente a tutto ciò che “non” si vede, mentre l’importanza di qualsiasi cosa, anche nell’arte, è in realtà legata all’immaginazione, all’assenza, all’essenza, a tutto ciò che è intimamente protetto, racchiuso o segretamente nascosto dentro di noi.