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IV appuntamento al MArteLive 2008: SUD. Suoni di tradizione

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Moda&Punk

Il brutto tempo avrà anche potuto mettere in allarme la protezione civile ma il MArteLive non poteva esimersi dall’impegno preso con le addicted della moda. Infatti, passando da una sala all’altra non era la musica che ci riportava al punk, ma proprio le stiliste in concorso. Una serata tutta al femminile che ha trovato una trama comune: la rivoluzione culturale che si compiva alla fine degli anni ’70. I temi quali il pacifismo e l’ambientalismo, alla base dell’espressione punk adesso sono strade che urlano l’urgenza di essere percorse. Quindi, in una sezione che nasce con un richiamo specifico all’ambiente, è plausibile sentire gli spari di “Sei Pistole” anche sui colorati abiti e accessori proposti.

Come si può essere femminili con del materiale da imballaggio? Rendendolo assolutamente sexy. Così spiega TOXIC, l’abito realizzato per la serata da Petra Gruden. Stilista assoluta ed esclusiva. La sua creatura richiama l’opera di Vivienne Westwood ma lo stile è tutto italiano. La triestina creatrice di moda ci consegna bustier e faux-cul per rievocare non dolorose citazioni storiche piuttosto una femminilità enfatizzata. I corsetti sono la sua fissazione e diventano una vera e propria realizzazione artistica, lenzuola o jeans usati si trasformano in tele per strizzati capricci. Le sue realizzazioni scolpiscono il corpo e permettono che i giusti spessori vengano messi in risalto riproponendo una donna provocante e provocatoria e per questo incredibilmente ironica.

Fondamento dello stile punk erano gli accessori. Spille da balia, borchie e soprattutto un diniego del classicismo, a questi basta aggiungere un richiamo alle anime giapponesi ed ecco gli ingredienti delle realizzazioni della GUN POW(D)ER. Le tre fantasiose ideatrici realizzano bijoux e accessori che mettono tra i capelli le faccine buffe di HelloKitty (anche lei nata negli anni’70) e simpatici e colorati teschi che ci ricordano l’iconografia di serie come Yattaman. La loro “polvere da sparo” sporca i capelli di simpatici vezzi e decora la testa e le braccia di giochi. Questi accessori non sono per bambine? O forse sì? Magari ci piacciono perché ci riesce così difficile essere adulte.

Forse sarebbe il caso che seguissimo il monito di Oscar Wilde, e cioè fare un bel nodo alla cravatta per compiere il nostro “serio passo verso la vita”. Ma noi preferiamo seguire le indicazioni di Mitz che delle cravatte ne fa un uso ben diverso. Così il gioco continua e diventa spettacolo perché Mitz, nome d’arte di Lavinia Tucciarelli, costringe trentanove cravatte a perdere la loro seriosità e a diventare un abito con tanto di strascico. Ecco che l’oggetto simbolo della mascolinità diventa uno strumento per ammaliare l’altro sesso. Questa è pura provocazione e irriverenza. La femminilità necessita di essere riscoperta; si abbandona il casual dunque per usare gli imperativi maschili e ricordare che il “secondo sesso” sa essere molto più tagliente e sottile di quanto ci si aspetta. Attenti cari maschietti perché: “girls just wanna’ have fun”!

(Rossana Calbi)

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