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Dan.rec: l’incidente della vista

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danrec2[ARTI VISIVE]

ROMA- Qualsiasi critico d’arte con il compito di recensire le opere di dan.rec avrebbe cercato le espressioni più forbite e accattivanti per riuscire a dare un senso a ciò che solo il singolo sguardo sa catturare. Ma perché dover esaltare con le parole quello che le immagini stesse lasciano risuonare? Non ritenetemi dunque una critica d’arte.

La curiosità mi ha invogliato ad andare allo Studio Ferrero in via degli Scipioni 39, dove, nel raccolto spazio di una stanza luminosa, i colori scuri degli acrilici di Daniele Recchione (in arte dan.rec) mi hanno come sbattuta in strada. Macchine, semafori, metro, cassonetti: ma questa è la mia realtà! Piuttosto fluida e netta allo stesso tempo, dai forti contrasti luminosi e dall’imponenza delle immagini che il grande formato delle tele regala. Sono addirittura raffigurati i Palazzoni della Prenestina, due vedute collocate frontalmente l’una a l’altra, a specchio; ci passo in mezzo e li sento intorno a me.

Alcuni si chiederanno se l’immagine di tre macchine parcheggiate può davvero essere danrec-tre-punti-di-vistaconsiderata un’opera d’arte. Detta così no. Altro motivo per cui le parole rovinano tutto. Ma d’altronde, se un mezzo di trasporto è un’opera d’arte in sé come frutto di un lavoro ponderato di assemblaggio, perché non fare della sua rivisitazione estetica un motivo di vanto per il singolo? In questo caso è il colore a creare la forma, quello stesso colore che l’artista aveva snobbato nei lavori precedenti. Tre punti di vista rappresenta il connubio tra bianco e nero, grigio e colore, nell’uso intenso e anticonvenzionale degli acrilici su tela. La rappresentazione non è precisa ma smussata, pur evidenziando quei dettagli che nella quotidianità vengono trascurati.

Una visione fugace che ci apre al parallelismo tra Roma, dove l’artista è nato e lavora, e New York, tra opere pittoriche e il video L’incidente della vista. I linguaggi dell’arte si amalgamano ed in una cornice digitale da 7 pollici seguiamo in loop l’inquadratura di una telecamera ad altezza uomo, libera e senza destinazione, che si aggira fra la folla delle strade newyorkesi. Si può notare un campo ridotto a colori all’interno dell’intera scena desaturata, il cui minimo scarto temporale lascia come sovrapporre due piani di realtà; crea la sensazione del movimento caotico lasciando intravedere la reinterpretazione interiore della metropoli che l’artista compie. Dove focalizzare allora lo sguardo in questa sorta di inganno visivo? A questo punto solo il modo di osservare un’immagine può fare la differenza, facendo propria l’energia vibrante della città.
Fino al 15 Maggio.

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