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62esima edizione del Festival Internazionale del Cinema di Salerno

[CINEMA]

Enzo Iacchetti vince la sessantaduesima edizione del Festival Internazionale del Cinema di Salerno.
Nei quindici minuti di Pazza di te, il regista e sceneggiatore narra la storia di Francesca, bella trentacinquenne coraggiosa di fronte alla superficialità e la vacuità del mondo. Un cortometraggio dedicato al coraggio delle donne che affrontano da sole le difficoltà di una maternità solitaria e delle scelte d’amore e di vita. Nel cast Piero Marra, Simona Samarelli, Kay Rush.
Le parole che il mare non dice, Semplicemente noi, Costa d’Amalfi, L’amicizia Fatale: Hitler e Mussolini, Gladiatori, Opus Dei, Le Mani su Palermo, Afterville hanno ricevuto trofei e menzioni speciali distinguendosi tra le circa 170 pellicole provenienti da tutto il mondo, in un programma che dal 10 al 15 novembre ha proposto otto sezioni differenti: film turistici, corti indipendenti e sperimentali, film religiosi, film ambientali, reportage, didattici, lungometraggi, informativi, più la sezione Top Fiction. Otto sezioni in cui il leitmotiv sembrava rappresentato dal lieto fine, dalla speranza, dai buoni sentimenti, talvolta dalla denuncia. Ai nostri occhi si è distinto Sotto il mio giardino di Andrea Lodovichetti (già vincitore del Looking for Genius al Babelgum Online Film Festival di Cannes e della precedente edizione del festival salernitano con Il Diavolo): una piccola storia macabra e un po’ cinica vista con gli occhi di un bambino (Stefano Bottone), raccontata con tempi lenti e una bella fotografia. Un premio mancato.

Al di là dei giudizi e dei verdetti insindacabili della giuria, il programma ha proposto momenti interessanti e spunti di riflessione, mirando soprattutto al pubblico giovanile. In linea con le idee originarie che hanno dato vita al festival nel 1946, dapprima come Cine Club Salerno e poi con le diverse trasformazioni, il festival continua a diffondere la cultura cinematografica nel territorio e soprattutto tra i ragazzi, sia pure con grandi sforzi organizzativi ed economici. Non a caso già da quattro anni si è consolidato il rapporto con il mondo della scuola attraverso la collaborazione con L’ITC Genovesi di Salerno, istituto divenuto punto di riferimento nella regione per la formazione di Registi Informatici e di altre figure professionali legate al cinema.
Ma il festival è stato anche altro: un laboratorio di confronti e dibattiti, nonché sguardo attento sul mondo nelle sue sfaccettature e nelle sue problematiche, dal razzismo alle guerre, dall’ambiente alle morti bianche.
Della sicurezza sul lavoro si fa promotore il sindacalista-poeta Luigi Ciancio, attivo nella realizzazione di spot sul tema e autore di Farsa Didascalica: da G.B Vico a G.B Vico passando per l’AlfaSud documentario sulla fabbrica di Pomigliano d’Arco e sulle sue evoluzioni nel passaggio da AlfaSud ad AlfaRomeo fino al nome Giambattista Vico con cui la FIAT l’ha recentemente ribattezzata. Corsi e ricorsi storici di uno stabilimento industriale che ha avuto un ruolo fondamentale nell’economia e nella società del territorio campano e non solo, raccontata con interviste, immagini di repertorio e la voce narrante di Peppe Lanzetta. Una riflessione sulla fabbrica e sulla classe operaia, sull’insediamento dell’industria del nord in un contesto con altra vocazione economica, che ha ottenuto la menzione speciale della giuria. Se al documentario riconosciamo un buon valore sociologico, resta lo stupore per il lavoro di Michele Schiavino le cui riprese endoscopiche e isteriche in 54 minuti farebbero venire il mal di testa anche a Lars Von Trier.

Chiusi i lavori si riflette: lo faranno gli organizzatori più o meno soddisfatti dei risultati, ci si augura lo facciano i giovani che hanno partecipato attivamente alla kermesse o solo inviando le opere selezionate. Riflettiamo anche noi: certi che questo longevo festival abbia molto da dire, ci domandiamo se in futuro riducendo il programma di proiezioni, forum, collaborazioni e mostre fin troppo ricco e dispersivo, (e che strizza troppo l’occhio alla televisione) non possa continuare a perseguire i propri storici obiettivi lavorando ancora di più per la qualità.

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