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Un Fest da Brivido

[CINEMA]

Vi abbiamo parlato di un’estate ormai finita, di un settembre inoltrato e di una nuova stagione da accogliere nei nostri armadi.
Le esperienze sono state tante e le manifestazioni, dal loro canto, non sono andate altrettanto in vacanza.
Riacquistiamo in questo modo un po’ di quel sapore estivo, aggiungendoci un tocco di brivido che non guasta mai.
Perché lo scorso mese, dal 26 fino al 31 Agosto, ha avuto luogo a Pesaro la quinta edizione del PesarHorrorFest, Il Festival Internazionale per eccellenza di cinema e letteratura Horror.

La manifestazione realizzata dal Cineclub Shining e dall’UICC (Unione Italiana Circolo del Cinema), sotto la direzione artistica di Mauro F. Giorgio, è stata fondata nel 2004 nella città di Pesaro.
Seppur il budget non sia stato alto e, il festival di per sé sia spesso passato in sordina, è riuscito egregiamente ad attirare a sé appassionati del genere Thriller-Horror, raccogliendo sempre maggiori presenze da parte di famosi autori sia cinematografici che letterari.
All’interno di questo Festival, oltre a rappresentare anteprime ed omaggi a grandi registi del passato del genere thriller-horror, si dona la possibilità ad artisti emergenti di far concorrere le proprie opere ne Il ritorno dei corti viventi.
Il concorso di corti ha messo in palio un primo premio di 250 euro per il Miglior corto, inserendo in aggiunta i premi come Miglior Idea, Premio del Pubblico e il Premio Angela.

Il resto delle sezioni del PesarHorrorFest si sono suddivise tra il Culto (Dis)sepolto che ha rappresentato l’opera cinematografica di stampo Giapponese “Onibaba”; Effetti Collaterali che è stata costituita da incontri prettamente letterari, nella presentazione della Graphic Novel di Andrea Cavaletto tratta dal romanzo di Hellery Brown La farfalla con le ali bagnate, Prendimi e Uccidimi un thriller noir di Rossella Drudi e I Sacramenti del male di Alda Teodorani, presentata nella collana dei Gialli Mondadori; Omaggio di sangue a…Antonio Margheriti dedicata al regista Antonio Margheriti e alle sue pellicole come “Danza Macabra”, “La vergine di Norimberga”, “I lunghi capelli della morte”, “Nella stretta morsa del ragno”, “La morte negli occhi del gatto”, “Il mostro è in tavola barone Frankenstein” e “Apocalypse Domani”; Orrende (Prime) Visioni si è rivolta alle anteprime nazionali horror tra cui “Black Sheep” di Jonathan King, “On Evil Grounds” di Peter Koller, “Buried Alive” di Robert Kurtzman, “Perfect creature” di Glenn Strandring, per le anteprime italiane è stato presentato il documentario “The Diabolikal Super Kriminal” di Ss-Sunda che ricostruisce il fotoromanzo degli anni sessanta “Killing”, dall’oriente “Black House” di Terra Shin e ,infine, “Joshua” diretto da George Ratliff; l’ultima sezione si è conclusa con Una risata lo seppellirà costituita da una pellicola di stampo italiano di Elo Pannaciò “Il sesso della strega”, una piccola chicca dalla storia ridicola e dal cast pazzesco.

Alla fine dell’intera programmazione, all’interno del Teatro sperimentale e con la presenza della madrina della manifestazione Roberta Gemma, si è svolta la premiazione per Il ritorno dei corti viventi che ha visto come primario vincitore Francesco Dominedò con “L’appeso”, il Miglior Corto destinato al lavoro di Flavio Artusi con il suo “Dal decimo piano all’inferno”, Premio Angela a “Hellequin” di Roberto Loiacono e, infine, come Miglior Idea il premio è andato a Roberto Palma con “Noir Designer”.

Ebbene, tirando le somme finali, sembrerebbe che il PesarHorrorFest abbia le porte spalancate per una sesta edizione che, di certo, sta già mandando in fermento i molti emergenti desiderosi di mostrare le loro opere ad occhi esperti.
Tra i tanti registi di corti che hanno partecipato al concorso del PesarHorrorFest, uno su tutti è stato intervistato per il Martemagazine.
Il suo nome è Riccardo Papa, ed è entrato in concorso con un’opera dal titolo “Lacrima di Luna”.
Regista e sceneggiatore, Riccardo ha già iniziato da tempo a farsi strada nel mondo del Cinema con cortometraggi come “Nero” e, il più volte premiato e ben apprezzato, “Dòn”.
Si narra la storia di una donna di nome Luna e della sua stessa coscienza che le viene a far visita sotto forma di un ambiguo incubo. Ma realtà e finzione sanno mescolarsi pericolosamente bene e, infine, sarà la stessa Luna a rivelarci chi, nel suo viaggio onirico, è l’assoluto “peccatore”.

Allora Riccardo, dicci, com’è nato “Lacrima di luna”?
“Lacrima di Luna” nasce un pò per caso. A volte capita che pensi ad un’idea, a qualcosa che senza nemmeno rendertene conto ti viene ispirata da ciò che ci circonda.
Non dico sempre, ma quasi tutti i giorni sentiamo al Tg o leggiamo sui giornali di omicidi passionali.
A me interessava scrutare il dualismo che alberga nell’animo di ciascuno di noi, senza porre però troppe questioni al riguardo. Volevo quanto di più naturale e “oniricamente” logico potesse venire fuori.
Allora ho pensato di parlare di una ragazza e del suo incubo, reciprocamente vittima e carnefice l’uno dell’altra, raccontandola attraverso il sogno, non attraverso la realtà.
Difatti, il sogno è la realtà del cortometraggio e quest’ultima fa la sua incursione attraverso l’unico oggetto non “ricreato” non rielaborato nella mente della reale carnefice, invertendo però i ruoli.

I costumi e la scenografia sembrano ricondurci ad uno stile tipicamente “Burtoniano”, per caso è a lui che ti sei ispirato?
Certamente Tim Burton, come Terry Gilliam e altri, sono tra i miei “maestri”. I costumi e le scenografie riprendono più che altro una tematica burlesque, simile ad alcuni film burtoniani, certamente, ma
in realtà ho voluto ispirarmi più all’espressionismo tedesco, al Gabinetto del dr. Caligari (per citarne alcuni), dove dominano queste figure e queste forme senza senso, come se fossero condizionate da nulla di artificiale, se non da una pura e semplice suggestione umana.

Perciò con i tuoi prossimi lavori pensi di proseguire su questa scia onirica-psicologica?
Beh, più che scia onirica-psicologica la definirei semplicemente “surreale”. In verità io sono un fanatico delle favole dei fratelli Grimm.
Mi è capitato spesso che professionisti del settore, leggendo i miei soggetti mi dicano che le mie sceneggiature sono “montate” come se fossero sogni. Da una parte mi viene naturale, dall’altra sono consapevole: ho sempre concepito il cinema come un momento o un pretesto per lasciarsi andare.
Io credo che se dovessi scrivere una storia prettamente reale forse non ci riuscirei. Ci ho provato e ogni volta finisco sempre con lo sprofondare nel fantastico, termine facilmente fraintendibile, ma comunque mi definisco, forse con una punta di presunzione, un pò visionario.
Penso che raccontare storie fantastiche, unendo le mie visioni a temi attuali e riscontrabili nella realtà, mi dia la possibilità di affrontare le mie paure più intime con modi e tratti del tutto infantili.
Mi sto rendendo conto che più vado avanti, più il mio stile sta diventando favolistica, prendendo una conformazione ben specifica.

Invece, per quanto riguarda il PesarHorrorFest, che ne pensi come manifestazione in sè?
Come tutte le manifestazioni nel suo genere è di certo molto coraggiosa per tre motivi: è in una piccola (ma graziosa) cittadina, è dedicata al cinema horror ed è rivolta anche al cinema horror indipendente.
Detto questo, io ci sono stato per la serata di premiazione e mi sono trovato molto bene.
Credo che il PesarHorror sia una causa da abbracciare, perché bisogna avere coraggio ad investire in film del genere, che non ripetano le solite storie e spesso, purtroppo, in Italia non si osa correre questo rischio.

Parlando di coraggio e rischi: progetti per il futuro? (o magari una sesta edizione del PesarHorror)?
Beh, di progetti ne ho davvero tanti. E’ una di quelle domande che mi mette ansia. A volte penso, infatti, che ho così tante idee in testa, così tante storie da raccontare e da mostrare, che una sola vita non mi basterebbe per esprimere tutto.
Concretamente sto cercando di mettere insieme i fondi per “La Polvere e L’Aria”, un corto che realizzerò in pellicola, dove il tema è incentrato sulla ricerca di un’identità, sintetizzata attraverso la metafora dell’uomo invisibile,
Prendendo, proprio visivamente, il personaggio dei classici della letteratura e del cinema fantastico. Con questo corto spero di tornare al PesarHorror.
Inoltre, sto lavorando alla sceneggiatura del mio primo film, “Teoria di una stella pendente”, il cui tema è il precariato umano e la voglia da parte di ciascuno di noi di colmare un vuoto, oggi giorno divenuto bisogno, e di lasciare, negativo o positivo che sia, un segno nella propria vita.

Con questo lasciamo Riccardo ai suoi ben promettenti progetti e ci auguriamo che, nel tempo, possa fare strada, perché il talento lo merita davvero sempre.

Per informazioni o contatti http://www.myspace.com/riccardo_papa

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