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FotoGrafia- Festival di Roma 2008 @ Palazzo delle Esposizioni e Museo di Roma in Trastevere

[ARTI VISIVE] 

Un melànge di temi, colori, punti di vista, proiezioni, piani obliqui, trasversali, ogni scatto ha come obiettivo il mondo personale del fotografo, così come lo vede o come vorrebbe farlo vedere.
Questo, in sintesi, ciò che mostra il FotoGrafia- Festival di Roma presso il Palazzo delle Esposizioni in Via Nazionale.
Ogni artista dimostra di avere una sua linea guida da cui si lascia trasportare, forse relativa al momento o forse, relativa al bisogno di esorcizzare ciò che hanno di recondito.
L’elemento dominante è l’Uomo e i rapporti umani. Perchè siamo proprio noi gli artefici di tutto -nel bene e nel male-, i portatori di sensazioni, i veri ispiratori del lavoro.

La mostra è collocata in un ambiente grande, freddo e asettico, ma questo non ha contaminato la comunicabilità, l’espressività, l’incisività e la trasparenza di alcune foto, che hanno un così forte impatto visivo ed emotivo che travolgono come un vortice, in un turbinio violento che trascina lo spettatore dentro di esse, finendo per guardarle con occhi diversi, andando oltre l’immagine e l’immaginazione.
Un momento toccante, da brivido, le foto di Leonie Purchas, che ha voluto sviluppare con lo scatto l’analisi della famiglia. Le sue sono tutte foto velate di mistero e caratterizzate da luce opaca, ma tecnicamente nitide, chiaramente visibili. L’autore “ritrae”, come fossero disegni perfetti, persone e cose; e in ogni scatto c’è sempre aria di tempesta; foto che ti inducono alla riflessione, a cercare di capire il perchè di quei momenti.
Altrettanto nitide sono state quelle di L. Nimcova che riporta alla luce momenti della storia del suo paese.
Paolo Woods che delinea la normalità,il lavoro, la quotidianità intitolando il suo operato “Il Far West Cinese”.
La caratteristica di queste foto è data dal modo in cui alcuni soggetti “escono” dal loro frame: non con prepotenza ma con decisione.
E molte altre foto aventi come soggetto “Roma”, come quelle in bianco e nero di Claudio Corrivetti, e quelle di Milton Gendel della Roma anni ’50.
E, nella parte conclusiva, il progetto “La finestra di fronte”, iniziativa di un quotidiano per i lettori, che hanno dato libero sfogo al loro modo di vedere attraverso un obiettivo, con un risultato semplicemente originale e simpatico.
Al Museo di Roma in Trastevere, invece a catturare la nostra attenzione sono state le foto di quattro artisti che hanno voluto evidenziare “Le stagioni” dei piccoli centri e delle province, dando risalto alla semplicità, alla purezza e alla naturalità incontaminata di quei luoghi, che ispirano pace (un esempio per tutti potrebbe essere quello degli scatti delle spiagge siciliane).
E ancora le foto di Riccardo Venturi che ritrae volti comuni, ma colmi di espressività, come quello di un uomo così inverosimilmente provato, da non sembrare reale, tra la gente di El Salvador.
Tanto ancora ci sarebbe da dire nel raccontare la nostra esperienza al FotoGrafia- Festival di Roma, ma è nostro intento lasciarvi il desiderio di andarla a visitare, vedendo con i vostri occhi le incredibili possibilità che offre una macchina fotografica. Quel che resta è la consapevolezza che quelle che si vedono non sono solo semplici fotografie, ma vere e proprie proiezioni di sé, in cui ogni singolo scatto racchiude momenti, attimi, circostanze, come se fossero fotogrammi di un’unica pellicola che scorre lenta, che scandisce ogni preciso istante di una lunga e nuova storia: la vita.

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