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Ma Sanremo è Sanremo?

Avremmo voluto aprire questo editoriale elogiando la capacità della direzione artistica di Baudo magari eguagliando quella dello scorso anno; avremmo voluto elogiare la qualità delle canzoni e dei protagonisti in campo; avremmo voluto inneggiare al Festival di Sanremo che non è morto ma è vivo in mezzo a noi.
E invece apriamo con la vittoria degli Elio e le storie Tese: vincitori del 58° Festival della Canzone Italiana. Ebbene si! La band milanese ha surclassato in classifica due cantanti di cui sinceramente non ricordo il nome (di nome sembra facciano Jalisse, ma non ci metto la mano sul fuoco…) e poi una cantante che ha il compagno che scrive canzoni e che poi va sulla vita in diretta; là racconta quanto lo ami e l’Italia si commuove per le storie e le canzoni d’amore.

Stiamo scherzando? No. Purtroppo no. Il Sanremo delle polemiche ci ha regalato poche cose interessanti (se togliamo Elio e Chiambretti naturalmente) , nonostante il fatto che a leggere i nomi dei partecipanti i presupposti c’erano. Sono lontani i tempi di Cristicchi dello scorso anno e della Paranza di Daniele Silvestri. Quest’anno ci salviamo con un pezzo che avrà futuro: “Voglio una vita tranquilla”. Un pezzo disincantato come il suo personaggio. Un’interpretazione (anche stonata) di Francesco Tricarico, che non chiede niente e non vuole niente, come un tempo fece Rino Gaetano sempre su quello storico palco divenuto negli anni il Pantheon (???) della musica italiana. Ma come sempre arriva in una delle ultime posizioni. E poi si salva Max Gazzè con un pezzo che più si ascolta e più piace. Il resto va un po’ così… al di sotto dei migliori livelli personali e parlo di Eugenio Bennato, Frankie Hi-NRG, Tiromancino, artisti che meritano il nostro commento.

Per fortuna, comunque, qualcosa si muove anche nel grande carrozzone di Sanremo. La giornata dell’Indie Music proposta da Audiocoop Arci e Diritto alla Musica a cui hanno aderito Cocciante, Veltroni e Folena tra gli altri, ha dato una sferzata e cercando una proposta diversa per chi vuole vivere la musica e per chi vuole vivere di musica. Forse meno lustrini e più musica che si sente nei locali, meno paiette e più vita vera.

Massì, non facciamo i criticoni ad ogni costo, perché in fondo Sanremo è Sanremo? O no?

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