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Recensione mancata

[ATTUALITA’]

Quando il diavolo fa le pentole ma non i coperchi il risultato è che la recensione per il giornale non si scrive più, solo perché il treno che dovevi prendere non è partito.
Tutto è iniziato circa 15 giorni fa, quando ho deciso di partire nello scorso fine settimana per andare a Torino a visitare la Mole Antonelliana ed il Museo del Cinema. Per guadagnare una giornata (Roma/Torino per i disinformati è una tratta abbastanza lunga che “ruba” quasi 8 ore con un treno normale, 7 con l’Alta Velocità!)
avevo pensato di partire di notte approfittando delle cuccette delle Ferrovie dello Stato, così da non arrivare a destinazione sformata dai posti a sedere che, per definizione, non sono proprio adatti a passarci la nottata.

Ovviamente ho approfittato di una tariffa economica offerta dalla Compagnia (tariffa Amica): minima spesa e ottima resa! Pensavo.
Ragazzi miei, avevo fatto i conti senza l’oste e senza l’abbastanza discutibile sistema italiano di gestire la faccenda “scioperi”.
Qui una premessa è d’obbligo: io sono assolutamente d’accordo con la classe proletaria di tutto il mondo che lo sciopero è un mezzo legale e socialmente utile per tutti coloro che si vedono negare dei diritti inalienabili.
Quello che è successo sabato scorso è la riprova del fatto che spesso, però, gli unici a fare le spese di uno sciopero non sono gli Enti Pubblici o le Aziende, ma solo i poveri cittadini, che tra l’altro con quello sciopero non hanno nulla a che fare. Per farla breve: dopo una settimana infernale di lavoro, finalmente arriva il tanto sospirato sabato sera: borsa da viaggio pronta e biglietto in tasca, verso le 23 (il treno partiva a mezzanotte) mi avvio alla Stazione Ostiense di Roma, da dove doveva partire l’Espresso notturno per Torino Porta Nuova. Arrivo in una stazione pressappoco deserta, dove i terminali per le informazioni sui treni erano tutti spenti. “Chissà come mai?” mi chiedo e l’unica risposta che ho trovato è stata: “Forse sono rotti!”.

Ma già qui partiamo male: siamo a Roma, capitale italiana, sede del Vaticano, possibile che non funzioni mai niente? Mi avvio verso la pensilina con l’intento di chiedere informazioni al Capotreno, quando una voce tra il metallico e l’ironico (mi ha fatto lo stesso effetto della voce del Tom Tom: odiosa!) ha detto: “Avvisiamo i gentili (???) viaggiatori che l’Espresso notturno, con partenza da Napoli Centrale, fermata a Roma Ostiense e arrivo a Torino Porta Nuova, del 27 gennaio, è stato soppresso”. Punto. Neanche un “ci scusiamo per il disagio…”, “questo inconveniente è dovuto ad uno sciopero indetto da…”. Niente. Ovviamente le informazioni utili, lo sapete chi me le ha date? La Polizia Ferroviaria, perché il Capotreno se c’era io non l’ho proprio visto. Il problema che ha causato la soppressione del treno? Uno sciopero regionale in Toscana. Mi chiedo: possibile che in questo Paese uno sciopero regionale abbia il potere di bloccare un treno nazionale? Possibile che nessun telegiornale abbia dato questa notizia? Eh sì, cari miei, perché uno potrebbe pensare: “colpa tua che non hai controllato!”. E io dico: tre telegiornali nazionali, un radiogiornale locale ed un quotidiano non davano la notizia: io che dovevo fare affidarmi alla lettura delle rune?

Morale della favola, poiché non ero l’unica a non aver ricevuto notizia di questo sciopero lampo, la polizia ferroviaria si è trovata a dover gestire un’orda di viaggiatori, chi per lavoro chi per diletto, rimasti senza mezzo per viaggiare. Risultato: gli agenti, assolutamente vicini alla rabbia dei cittadini, hanno trovato una specie di soluzione alternativa: un treno non-passeggeri diretto a Milano centrale che avrebbe fatto scalo tecnico lì alle 2.00: avremmo potuto sperare nella clemenza del personale di bordo e nell’azione congiunta della rabbia dei viaggiatori e del braccio non violento della legge. E mi viene da dire: ma se è un treno non-viaggiatori, che è, un treno merci? Ragazzi, così sembra di essere tornati nel Far West, e poi, io da Milano centrale come ci vado a Torino Porta Nuova: prendo una diligenza o affitto un cavallo?
Lungi dal volermela prendere con i gentilissimi agenti di polizia che hanno cercato di risolvere una gatta da pelare di cui non erano assolutamente responsabili, mi rivolgo direttamente all’Ufficio Relazioni con il Pubblico delle Ferrovie dello Stato: ma così si può?

Quando finalmente sono riuscita a tornare a casa, mi sono attaccata al telefono per cercare quantomeno di farmi rimborsare il prezzo dei biglietti: quello dell’andata perché il treno era stato soppresso, quello del ritorno perché se io a Torino non ci sono neanche arrivata, posso sapere che cosa ci faccio con un biglietto di ritorno? Al Call Center delle Ferrovie mi hanno prontamente rimborsato il biglietto (anche qui senza battere ciglio sulla questione delle scuse per il disagio intercorso, pare che questo sia davvero un argomento tabù!) stornandomi i soldi dalla carta di credito, ma alla domanda: “Perché questo sciopero non è stato pubblicizzato?”, mi sono sentita dire: “Come no?! Tutti i telegiornali ne hanno parlato nei giorni scorsi! Solo che era stato revocato.”. “Appunto!” dico io, “Se uno sciopero viene revocato a casa mia significa che non si fa più!”. “Eh no!”, risponde lui, “Era uno sciopero regionale, tutte le regioni lo hanno revocato, meno che i macchinisti della Toscana.”. “E quindi? Dovevo andare in Toscana a piedi per sentire il TG Regionale lì?”. Fine della conversazione.

Forse un tempo anche non troppo lontano, le Ferrovie dello Stato erano le uniche a garantire un servizio ai viaggiatori, magari non perfetto, ma almeno utile, visto che erano l’unico mezzo pubblico su cui poter viaggiare ad un prezzo accessibile a tutti. Oggi, tra le Compagnie Aeree low cost, le auto e quanto altro è possibile (io sono sempre pro- teletrasporto!), il discorso è necessariamente diventato diverso. L’ultima trovata della compagnia statale che prevede l’aumento del prezzo dei biglietti di viaggio, pur non garantendo in maniera più puntuale (in tutti i sensi!) il servizio, non aiuta a pensare che possano esserci dei miglioramenti futuri. Mi verrebbe da dire, ma quando il treno era di moda, come funzionava? O meglio come dovevano vivere il loro viaggio i viaggiatori? Come una corsa all’oro nel Klondike o solo come un inevitabile disagio da sopportare?
Non ho una risposta, ma solo il ricordo di un viaggio fatto in treno nel 1980 con mio nonno, destinazione Calabria: in corridoio seduta su una valigia con la gente che provava a calpestarmi.
Non è cambiato niente, solo che ormai il treno sta perdendo il suo fascino atavico e sta cedendo il passo a mode più “veloci”, quantomeno in termini di percorrenza…

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