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A volte ritornano. Il risveglio del quarto potere

[MUSICA]

Il Premio Tenco 2007 verrà ricordato negli annali musicali non per i rispettabili artisti che hanno vinto le platinate targhe, bensì, rappresenterà il ritorno di una splendida e candida dea che tempi addietro veniva chiamata l’arte dei suoni.
Il Premio Tenco 2007 verrà ricordato negli annali musicali non per i rispettabili artisti che hanno vinto le platinate targhe, bensì, rappresenterà il ritorno di una splendida e candida dea che tempi addietro veniva chiamata l’arte dei suoni.


Quindi siamo lieti ripresentare, dopo anni di assenza dal palco Ariston di Sanremo,la più indescrivibile delle arti: la musica. La giuria della Kermesse sanremese, composta dalla migliore intellighenzia italiana in materia di giornalismo musicale, ha premiato la realtà alla produttività. Ha scelto di assaporare la poesia anziché la pornografia. Interpreti di tutto rispetto meritevoli per carriera e genialità, che erano in competizione con i più blasonati e ricchi personaggi, sparsi qua e là per la nostra bella penisola di plastica. Alle Targhe Tenco hanno concorso, come sempre, tutti gli album italiani di canzone d’autore della scorsa stagione (quindi, per questa edizione, quelli pubblicati tra l’agosto 2006 e il luglio 2007).

Gianmaria Testa si è aggiudicato con “Da questa parte del mare” il premio per il miglior disco dell’anno con largo margine sugli altri finalisti, primo dei quali Morgan con “Da A ad A”. Una vittoria, quella di Testa, che giunge a coronamento di un percorso importante e che sottolinea la qualità e il coraggio di un concept album dedicato al tema dell’emigrazione. Ma soprattutto fa capire che dopo l’esilio oltralpe, e l’apprezzamento di mezzo mondo, il cantautore cuneese è riuscito a stupire anche i suoi conterranei. Ad Andrea Parodi e Elena Ledda con “Rosa resolza” è andata la Targa nella sezione “album in dialetto”, contrastati in particolare da “Sacco e fuoco” di Teresa De Sio.

Un riconoscimento, quello a “Rosa resolza”, che è anche un omaggio ad un musicista di vaglia come Andrea Parodi, scomparso lo scorso anno e che con grande caparbietà aveva portato a compimento questo suo ultimo, prezioso, lavoro discografico insieme a Elena Ledda, oggi riconosciuta come “la voce della Sardegna”. La categoria “opere prime” è stata vinta dai romani Ardecore con “Chimera. Infine, I Têtes de Bois con “Avanti Pop” hanno avuto la meglio nella sezione riservata agli “interpreti” dopo un testa a testa con gli Avion Travel di “Danson metropoli”.

L’affermazione dei Têtes de Bois evidenzia, oltre all’intrinseco spessore artistico del disco, anche il valore progettuale di un’operazione complessiva dedicata al tema del lavoro. Resta da dire la cosa più importante: tutti i vincitori di quest’anno sono stati prodotti da etichette indipendenti.
Che poi ci sarebbe molto da dire su cosa significhi indipendenti oggi, ma è già un passo in avanti. Nessuna multinazionale è stata citata in questa edizione. Non che ci siano dei sentimenti antimultinazionali, tutt’altro. Ma finalmente anche il vecchio quarto potere si è accorto di un filone artistico che una volta veniva definito underground. Ora il prossimo passo è quello di far capire all’industria discografica che la musica non è un prodotto, non lo è mai stato. I tempi sono maturi. Il rinascimento è appena iniziato.
Saverio Caruso

luigi tenco

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