[STREAP- TEASE: FUMETTI MESSI A NUDO] 155 mila visitatori in cinque giorni. 22mila metri quadrati di fiera. 500 stand e altrettanti accrediti giornalistici. Quasi millecinquecento tra cosplayer e roleplayer live. E una città dentro la cittadella.
Avrebbe dovuto essere il Romics di Thor. La pellicola diretta da Branagh arrivava al mercato italiano nel formato Blu-Ray, giusto in tempo per la manifestazione fumettistica più importante del panorama romano.
Se c’è qualcosa di cui non avremo mai abbastanza, sono i film action a base di esplosioni e carneficine. Per fortuna e purtroppo. Molto dipende dal nostro stato d’animo: a volte abbiamo il periodo punk, a volte il periodo filosofico-intellettuale, a volte il periodo nostalgico.
Un giorno lungo dieci anni. Un giorno orribile, fatto non solo di morti, quanto di speculazioni, dietrologie, strumentalizzazioni ed esaltazioni belliche di ogni tipo. Un giorno che ha accentuato le divisioni, il “noi contro loro”, il bisogno disperato di avere un’antagonista per poter giustificare la propria natura protagonistica, o semplicemente qualcuno a cui poter affibbiare la colpa di tutta questa insensatezza.
Ultimamente non s’è parlato d’altro. C’è stato chi l’ha osannato, chi l’ha osteggiato, chi s’è aggregato al suo gruppo Facebook, e chi ne ha sminuito l’immeritato successo. L’Espresso ha colto l’occasione per parlare delle caste da lui denunciate, e molti blogger, tra conati d’invidia e giuste intuizioni, si sono prodigati a svelarne l’identità reale.
Quello di Punpun è un mondo strano. Un mondo bizzaro quasi quanto il nostro. Un mondo iperreale, filtrato attraverso gli occhi di un bambino di 12 anni, che poi forse non è nemmeno del tutto un bambino. Punpun ci appare infatti come un uccellino stilizzato, con indosso una vestaglia a caduta larga che gli garantisce un perfetto look da fantasmino.
Siete sicuri che i nomi Mirko, Satomi, Matt, Paul non vi dicano niente? Impossibile! E vi spiego perché… chi è nato negli anni ’80 (o all’epoca era un bambino) ne avrà sentito parlare almeno una volta. Sì, perché si tratta dei nomi dei membri dello storico gruppo musicale dei Bee Hive.
Ci pensavo su. Era meglio vivere da mosca, almeno per quel che riguarda la morte! Almeno in questo modo mi sarebbe potuto capitare di essere raccolto, magari sullo stipite della finestra o su una torrida pietra in giardino, da Magnus Muhr, fotografo svedese che evidentemente si annoia parecchio.
Siamo reduci da una settimana, quella del “se non ora, quando?”, che ha visto la mobilitazione in piazza di un milione di donne italiane. E’ stata una grande giornata, che forse non produrrà effetti immediati ma che almeno ha dimostrato che la coscienza civile di una parte del paese non è stata ancora fiaccata.
Non si può fare una frittata senza rompere un uovo, sentenzia il saggio. E allo stesso modo non si può spezzare la routine di tutti i giorni, che prima o poi arriva a contagiare anche le nostre abitudini fumettistiche, senza romperne un altro, quantomeno metaforicamente.