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Torna Open House

press OHR

Torna anche quest’anno Open House Roma, la manifestazione internazionale che apre a tutti e gratuitamente le porte di edifici pubblici e privati, siti architettonicamente interessanti e luoghi sconosciuti della capitale. La durata dell’evento è purtroppo un solo weekend, 12 e 13 maggio, perciò bisognerà scegliere con attenzione le strutture da visitare e non sarà facile visto il numero elevato e la bellezza. 

In questa settima edizione, OHR celebra il Fattore Umano, un tributo ai proprietari, ai progettisti, agli abitanti, ai restauratori, ai nostri volontari, a tutte le persone che amano la città e se ne prendono cura giorno per giorno e senza i quali la bellezza dei luoghi che verranno aperti e scoperti.

Nell’elenco, ben 276, vi sono sia edifici storici che edifici moderni e contemporanei. Il programma è suddiviso in 5 aree tematiche: città della conoscenza, attraversare la storia, architettura del quotidiano, abitare, factory e produzione creativa.

Le visite guidate, gratuite, saranno effettuate dai progettisti stessi, da studenti universitari e dai cultori della materia. La manifestazione infatti può contare sulla presenza di 500 volontari oltre che sulla collaborazione di Istituzioni, imprese ed enti del settore terziario. Tra le novità di quest’anno, aperte per la prima volta, si potrà scegliere di visitare tra i “castelli idraulici” della Fontana di Trevi e del Fontanone dell’Acqua Paola, gli scavi archeologici “Città del Sole”, i “Castra Praetoria” della Biblioteca Nazionale, la “Royal Netherlands Institute in Rome”, la galleria d’arte “Contemporary Cluster” all’interno di Palazzo Cavallerini Lazzaroni. Inoltre sarà visitabile anche la Chiocciola di Villa Medici (nella foto), un pozzo cilindrico profondo 25 metri, all’interno del quale è stata costruita una scala a chiocciola in muratura che raggiunge direttamente la grotta dell’antico acquedotto Vergine.

Tanti i luoghi e le iniziative collaterali. Per prenotarsi alle visite e per avere maggiori informazioni consultare il sito:

https://www.openhouseroma.org/

Il nostro Patrimonio all’Outdoor Festival

Outdoor festival press

“Heritage – il Patrimonio” è il tema centrale di Outdoor Festival 2018 che animerà quest’anno il Mattatoio Testaccio dal 14 aprile al 12 maggio. 
L’edizione 2018 porta lo spettatore al centro della mostra, al centro dell’esperienza artistica e lo rende protagonista. A differenza delle precedenti edizioni nelle quali lo spettatore era invitato a scoprire luoghi inediti e le opere in essi contenute, quest’anno l’idea di fruizione della mostra si rinnova, si trasforma e mette in atto una piccola grande rivoluzione: non più tanti spazi che contengono ognuno un’opera ma un unico grande spazio con al suo interno tante opere. Outdoor non è più solo un festival di street art, oggi è il festival dei linguaggi contemporanei che sono potenzialmente il Patrimonio di domani. Outdoor è il festival della città di Roma, la casa del nostro Heritage metropolitano.
In questa edizione il festival propone un’offerta eterogenea che si articola in varie sezioni: Arte, Musica, Televisione, alle quali si aggiungono le aree dedicate alle Conferenze e al Mercato dei makers contemporanei. Nell’anno europeo dedicato al Patrimonio Culturale, Outdoor e le sue tante discipline artistiche in programma indagheranno il tema ponendo interrogativi a tutti voi che sarete parte di questo grande evento: cosa rappresenta il patrimonio oggi? Quali culture sono oggi considerate come patrimonio nella nostra società? Quale patrimonio stiamo costruendo e quale trasmetteremo alle future generazioni?
Diverse le aree tematiche: ARTE, un percorso artistico nuovo, coinvolgente, diverso. L’edizione 2018 porta lo spettatore al centro della mostra, al centro dell’esperienza artistica e lo rende protagonista.
Il primo percorso, Disobedience, riunisce artisti di diverse generazioni che, dal 1968 fino ad oggi: i tedeschi Berlin Kidz, gli italiani Biancoshock e Paolo Buggiani, il francese Mathieu Tremblin e la portoghese Wasted Rita.In arte, come in strada, esiste una scuola della disobbedienza. È un filo continuo che lega artisti di generazioni diverse che, dal 1968 fino ad oggi, incarnano altrettanti modi di lottare e sognare un mondo che non riproduca gli errori del passato. La disobbedienza è la ricerca di una discontinuità nel racconto storico.
Il secondo percorso, Lighspeed, attiva un movimento istantaneo attraverso gli interventi dell’inglese Kid Acne, degli italiani Motorefisico e Quiet Ensemble a cui si aggiunge il romano UNO.
Il terzo percorso, Retromania, quando i prodotti di massa diventano icone. Il newyorkese Ricky Powell e la collezione “I Love Tokyo” di Fabrizio Efrati ce ne offriranno una particolare visione.In una società industriale, si restituisce un’aura a degli oggetti prodotti su larga scala per le masse, per includerli in un racconto storico normalmente riservato a quelle produzioni uniche ed irripetibili destinate alle élites. 
Il quarto percorso, Total Recall, un’ immersione visiva in un mix di pop, ironia e nostalgia porta in scena il cinese Tony Cheung, il romano Leonardo Crudi, la parigina Madame, lo spagnolo Sam 3. il canadese Scorpion Dagger e l’italiano Rub Kandy (Mimmo Rubino).Nel suo significato letterale riporta al “richiamare”, al “riferirsi a” modalità con la quale ci interfacciamo con il passato. 
Per la sezione MUSICA, tra gli ospiti ci sono i Booka Shade, Anja Schneider, Digitalism, Purple Disco Machine, Cut Killer; lo Studio 1 della Factory-Pelanda sarà trasformato infatti in un temporary club dove diversi artisti saranno chiamati a trasformare onde sonore in rappresentazioni artistiche nella musica e nel corpo, una line up che proverà ad esplorare l’heritage europeo della musica elettronica contemporanea in un viaggio che andrà dalla techno all’house, dalla disco all’hip hop e trap.

CONFERENZE: tutti i venerdì dalle 20.00 alle 23.00 Outdoor Festival ospiterà un ciclo di conferenze che racconteranno i “Nuovi Linguaggi”. Attraverso i talk si indagheranno tutti gli aspetti del patrimonio culturale e del linguaggio, analizzando la loro evoluzione attraverso le testimonianze di ospiti provenienti da ambiti ed estrazioni apparentemente molto distanti.

TELEVISIONE, appuntamenti domenicali dalle 15.00 alle 21.00, con la storia della Rai e i suoi programmi più importanti che hanno contribuito a formare la nostra società contemporanea, suddivisi tra nazionalpopolare e approfondimenti specifici con l’intento di mostrare una parte della storia nazionale, per restituirla sia ad un pubblico che ha visto “in diretta” quei programmi sia alla generazione successiva.

E non poteva mancare l’appuntamento con gli artisti dell’artigianato, un appuntamento settimanale con una edizione speciale di Wave Market, design, urban, editoria e illustrazione. Ogni evento vedrà l’artigianato accompagnato da una selezione di progetti appartenenti ad una delle nuove categorie espositive.

La festa della Terra a Villa Borghese

Courtesy Moby Dick

E’ la festa della Terra, per conoscerla, preservarla, valorizzarla, amarla. In occasione dell’ EARTH DAY, la Terrazza del Pincio e il Galoppatoio di Villa Borghese saranno i luoghi scelti quest’anno per il Villaggio della Terra. Dal 21 al 25 aprile Roma dà il suo contributo alla manifestazione ambientale più partecipata d’Italia con 5 giorni di sport, concerti, esposizioni, mostre, convegni, spettacoli, laboratori didattici, attività per bambini e buon cibo.

Il Palco del Pincio, attivo dalla mattina alla sera, si animerà con imperdibili artisti, emergenti e noti, tutti uniti per la salvaguardia della Terra. Tra questi gli street artist Maupal e Moby Dick.
Moby Dick, apprezzato street artist romano sarà al Villaggio il 21 e 22 aprile e realizzerà un murale lavorando sulla terrazza del Pincio per due giorni in modo che i visitatori del Villaggio possano vedere l’opera prendere forma. Il murale, ispirato alle parole che Papa Francesco pronunciò al Villaggio per la Terra 2016: “Trasformate i deserti in foreste“, sarà dedicato alla Giornata della Terra del 22 aprile. Moby Dick donerà l’opera al Villaggio a lavoro finito, con una cerimonia di inaugurazione che farà da prologo al Concerto per la Terra 2018.

Inoltre, in collaborazione con MarteLive, saranno ospiti i ragazzi del giornale satirico di false notizie Lercio e gli Youtubers I Sansoni e i circensi del Circo per la Terra.

Trait d’union per le cinque giornate Max Paiella, che con la sua simpatia ci guiderà nel percorso di sensibilizzazione alla tutela del Pianeta.

Sabato 21 aprile – L’evento clou del Compleanno di Roma – che si festeggerà fino al 22 sera – sarà la “Notte dei Desideri: a partire dalle 23.30, il cielo della città verrà decorato da 2771 palloncini ecologici e biodegradabili, che celebreranno il Compleanno di Roma. Nell’attesa, un grande varietà con ospiti, insieme al rapper Piotta e all’attore Antonio Giuliani e molti altri.  Lo spettacolo di #Eterna2771 inizia già alle 14 con The Reggae Circus di Adriano Bono, gli Audiomagazine, il djset di Pressapochismo.

Domenica 22 aprile – Dalle 19.30 l’imperdibile appuntamento di Earth Day Italia con il Concerto per la Terra: sul grande palco si esibiranno le cantanti Elodie e Chiara Galiazzo, il rapper romano Briga e la Social Band di Radio due con Frances Alina Ascione e la grande simpatia dell’attore Andrea Perroni. Prima del concerto, dalle 14 alle 18, #Eterna2771 – Compleanno di Roma animerà il Villaggio per la Terra con le performances live sulle Vespe Piaggio degli street artist. Sempre il 22 aprile una sfilata per la terra in segno di rinascita, a cura dello stilista Gianfranco Venturi, vedrà protagoniste le donne che lottano o che hanno lottato contro il tumore al seno.

Lunedì 23 aprile – In occasione della giornata mondiale del libro e del diritto d’autore, verranno presentati tanti libri tra cui “Terra Viva” a cura della Fondazione Bellonci – da sempre impegnata nell’organizzazione del Premio Strega – e il libro “Every child is my child”, edito da Salani, è il racconto di 33 protagonisti del mondo dello spettacolo italiano di episodi di spensieratezza legati a ricordi della loro infanzia, per raccogliere fondi da devolvere alla Onlus “Insieme si può fare” e ricostruire un centro educativo e rieducativo elementare – la Plaster School – per i bambini profughi al confine tra Siria e Turchia. Sempre il 23 aprile, le esibizioni di Marla Green, Luca coi BaffiMike PrioreMarco GrecoRoberto CasalinoMatteo Costanzo, della band Lace Black e dei Tamurakafka, della cartoon band I Cavalieri dello Zodiaco, della Nazionale Italiana Jazzisti Onlus con Max Paiella e I-Rabbits oltre che quella a cura di Expo dei Popoli, che porteranno in anteprima sul palco danza e musica di tutto il mondo.

Martedì 24 aprile – Dalle 17.30 alle 19.30 verrà creata un’Area Sanremo, organizzato con il contributo tecnico del CONOU (Consorzio Oli Minerali Usati) main partner della manifestazione: con la conduzione di Paola Delli Colli, alcuni giovani artisti – che parteciperanno al prossimo Sanremo Giovani – si cimenteranno in una competizione e saranno valutati da una giuria d’eccezione composta dal giornalista e critico musicale Dario Salvatori, dal musicista e compositore Adriano Pennino, dal discografico de Il Volo Danilo Ciotti, dall’artista Elio Cipri e dal manager di Gigi D’Alessio Pierluigi Germini. A conclusione del game show, l’esibizione dei cantanti dell’ultima edizione di Sanremo Giovani Alice Caioli e Leonardo Monteiro, il cantautore Luca Vittozzi, il rapper Laioung, gli esordienti BacànLeonardo Gallato, quelle della Rino Gaetano band, riunita per festeggiare i 40 anni della celebre canzone “Gianna” e, ancora, le esibizioni della Federazione Italiana Danza Sportiva.

Mercoledì 25 aprile – Il gran finale, con Margherita PrincipiGiulia Militello, La SceltaIronic band – tribute band ufficiale di Alanis Morissette in Italia –  e, a seguire, Tony Esposito darà vita all’Earth Band – i ritmi della terra – e ospiterà Enrico Capuano e Tamurriata Rock, il rapper Clementino e il cantante Jean Michel Byron.

Stravolti alla Dorothy Circus Gallery

Courtesy Dorothy Circus Gallery

“StraVolti” è la nuova mostra personale di Marion Peck che la Dorothy Circus Gallery propone al suo affezionato pubblico, ai tanti appassionati del genere e ai curiosi, nella splendida cornice di via dei Pettinari a Roma, da sabato 21 aprile.
Marion Peck è tra le artiste più riconosciute e seguite del pop surrealismo a livello mondiale e torna a Roma dopo dieci anni per esporre una serie ritratti profondamente ispirati alla tradizione artistica e culturale europea.

In mostra 11 originalissimi ritratti ad olio su tavola, dei surreal portraits in cui è protagonista una speciale tecnica pittorica classica affiancata dalla modernità e dal contemporaneo. Per l’occasione verrà anche esposta eccezionalmente l’opera The Actors, capolavoro dell’artista che celebra la cultura classica greco-romana, investigando sia gli aspetti simbolici che quelli psicologici della figura storica e metaforica dell’attore.

Come si può già notare dai riferimenti all’arte di Picasso, così come ai ritratti distorti di Francis Bacon, Marion Peck analizza sobriamente la psicologia dei suoi personaggi, inducendo quindi gli spettatori a fare lo stesso. L’approccio pittorico di Marion Peck è infatti fortemente psicologico.

Dalla sperimentazione cubista e dall’interpretazione dei piani prospettici attraverso l’arte moderna, Marion Peck elabora una sequenza di personaggi di diverse età, provenienti da epoche diverse, rappresentati su uno sfondo neutrale, senza alcuna indicazione delle loro identità sociali e del loro passato. I soggetti dipinti sembrano infatti emergere dai quadri in uno spazio a-temporale, misterioso e affascinante. Attraverso l’uso di una sublime tecnica pittorica che adorna le forme più strane e distorte, Peck riesce a mettere in luce l’eleganza e la perfezione dei suoi volti stravolti, che impariamo ad osservare da molteplici punti di vista.

Tenendo teneramente per mano il nostro subconscio, l’Artista scompone e ricompone i suoi personaggi, stravolgendone la bellezza per dare vita ad una nuova lettura della stessa.

Da questa Strana bellezza emerge un altro “io”, liberato dalle paure di accettazione di se, capace di un autoironia in forte contrasto con l’etiquette di un sistema sociale che tende all’omologazione della personalità.

Mentre viviamo l’inquietante fenomeno del mettere in mostra il proprio ritratto ogni giorno, seguendo gli standard della maschera che ci costringe a canoni estetici forzati, in una esasperata tendenza al chirurgico e virtuale, i ritratti di Marion Peck dimostrano quanto la stranezza e la particolarità possano in realtà manifestarsi tra le forme più pure di bellezza.

L’incertezza di Brunori a teatro

L’ultimo album “A casa tutto bene”  ha ottenuto il disco d’oro e “La Verità”  ha ricevuto la Targa Tenco per la miglior canzone dell’anno. Parliamo di Brunori Sas e del successo crescente che gli sta facendo conquistare sempre più l’apprezzamento del pubblico e sempre più il favore della critica.E ora riparte con una nuova avventura musicale, o meglio, teatrale:  “Brunori a teatro – canzoni e monologhi sull’incertezza”, uno spettacolo unico nel suo genere fatto di musica e argute riflessioni, che si rifà allo stile del teatro – canzone e della standup comedy. Dario, Insieme alla sua storica band, alternerà ai brani cantati intermezzi parlati, descrivendo il mondo contemporaneo col suo stile inimitabile tra profondità e leggerezza, sacro con profano, malinconia con simpatia, e lo sguardo lucido e sentimentale che caratterizza la sua poetica. Un percorso tra il riso e il pianto, dove l’unica certezza è l’incertezza. 
Dopo varie tappe e altrettanti sold out a Trento, Mantova, Milano, Genova, Napoli, arriva anche Roma all’Auditorium Parco della Musica il 13 marzo, per poi procedere il 14 ad Assisi, il 15 ad Ancona, il 17 a Cosenza, il 18 a Bari, il 21 a Catania, il 22 a Palermo, il 23 a Reggio Calabria, il 27 a Torino, il 28 a Padova, il 29 a Firenze. 
Purtroppo per gli appassionati, e per fortuna per il trend della buona musica e dei bravi autori, di biglietti ne sono rimasti ben pochi, ma provarci a (in)seguire Brunori in qualche modo e da qualche parte sarà comunque uno spettacolo

Brunori Sas

Niente può fermarmi

Gwen Le Bras

Niente può fermarmi” è la prima personale di JonOne a Roma e la prima mostra di Wunderkammern organizzata per essere ospitata a Palazzo Velli. Dopo la sua prima personale presso la sede milanese di Wunderkammern nel 2016, JonOne approda a Roma, con la direzione astistica di Giuseppe Pizzuto, nella prestigiosa cornice a Trastevere. Francese d’adozione, JonOne è uno dei più importanti artisti contemporanei e figura chiave del mondo dei graffiti. I suoi lavori sono stati esposti in celebri istituzioni come la Fondation Cartier e il Grand Palais di Parigi. Vanta collaborazioni con brand internazionali del calibro di Lacoste, Perrier, Air France e Guerlain. Di difficile collocazione all’interno di un unico movimento artistico, la sua produzione è il risultato dell’unione perfetta tra graffiti e espressionismo astratto, tra calligrafia e uso performativo del colore. Cogito Ergo Sum, diceva Cartesio. Scribo Ergo Sum, direbbe JonOne. È impossibile spiegare quale sia l’energia che porta un writer a voler taggare su tutti i muri della propria città e di tutte quelle del mondo. Possiamo solo provare ad immaginare quell’energia che spinge a perfezionare la ricerca dello stile con uno studio quasi monastico, oltre che a sfidare le leggi della cosiddetta società civile, sia un qualcosa che crea dipendenza. Che spinge a farlo. E poi a rifarlo. E poi a rifarlo ancora. A non volersi fermare mai. L’unica forza che può spingere a compiere un gesto così estremo, così rivoluzionario, così gratuito, è l’insopprimibile bisogno di ricordare a tutti, ed in primis a se stessi, che ci siamo. Lì ed in quel momento, ed in tutti i momenti in cui chiunque passerà di là leggerà quel nome. 
L’artista sarà presente all’inaugurazione.

PALAZZO VELLI EXPO
Piazza di S. Egidio, 10 Roma – Trastevere

ingresso sul modello anglosassone del “pay as you want” (contributo volontario) lunedì – martedì – mercoledì
ingresso a pagamento (€ 7,00) giovedì – venerdì – sabato

orario di apertura: lunedì- martedì – mercoledì 11-19 / giovedì – venerdì – sabato 11-21                                                                                

Fumetti e musei

Uff stampa Fandango / Mibact

Far conoscere il nostro patrimonio artistico e culturale con i relativi siti archeologici e musei, attraverso i fumetti, linguaggio molto caro ai giovanissimi, ma non solo. Grazie alla collaborazione tra MiBACT e la Coconino Press – Fandango, casa editrice specializzata nel linguaggio della narrativa disegnata, il progetto “Fumetti nei musei” ha coinvolto i migliori fumettisti italiani, i quali hanno ambientato la propria storia in un museo o sito d’interesse nazionale, dando vita ad una collana editoriale di ben 22 volumi. Ciascuna storia si sviluppa in 24 pagine, relegate da una splendida sovraccoperta progettata da Lorenzo Ceccotti. “Un linguaggio intelligente e innovativo che può portare al museo nuove fasce di pubblico” come afferma il Ministro dei Beni Culturali Dario Franceschini
Attraverso le vignette ogni autore ci presenta il museo e le sue opere d’arte con approfondimenti e immagini. Non manca poi lo spazio alla creatività del lettore che attraverso le pagine bianche lasciate alla fine, si potrà cimentare nella sua personale visione del museo appena visitato. Tutti gli autori che hanno partecipato, diversi per stili, esperienza ed età, ovviamente hanno visitato i musei prima di realizzare la loro storia a fumetti: Paolo Bacilieri ha raccontato le splendide opere della Pinacoteca di Brera, Tuono Pettinato narra la storia della Galleria dell’Accademia di Firenze, Bianca Bagnarelli fa rivivere l’antica Pompei, Sara Colaone e il labirintico Palazzo Ducale di Mantova, sono questi solo alcuni dei grandi artisti chiamati in causa. 
Ognuno dei 22 musei metterà a disposizione il proprio fumetto gratuitamente. L’iniziativa deriva dalla considerazione e dalla constatazione che gli adulti di oggi altro non sono che i bambini degli anni ‘80, ovvero quelli cresciuti con i fumetti giapponesi o con la loro trasposizione televisiva, a colpi di “anime e manga”. 
“Fumetti nei musei” è anche il titolo della mostra che espone un’ampia scelta delle tavole realizzate dagli autori per questo progetto. Fino all’1 aprile, presso l’Istituto Centrale per la Grafica (via della Stamperia 6, Roma), e ingresso libero dal lunedì al venerdì ore 9-19.

L’elenco completo dei musei e dei rispettivi autori:

Galleria Borghese, Roma – Martoz

Galleria dell’Accademia, Firenze – Tuono Pettinato

Galleria Nazionale di Arte Moderna e Contemporanea, Roma – LRNZ

Galleria Nazionale dell’Umbria, Perugia – Andrea Settimo

Galleria Nazionale delle Marche, Urbino – Maicol & Mirco

Gallerie degli Uffizi, Firenze – Alessandro Tota

Gallerie dell’Accademia, Venezia – Alice Socal

Gallerie Nazionali di Arte Antica, Roma – Paolo Parisi

Musei Reali, Torino – Lorena Canottiere

Museo e Real Bosco di Capodimonte, Napoli – Lorenzo Ghetti

Museo Nazionale del Bargello, Firenze – Otto Gabos

Palazzo Reale, Genova – Fabio Ramiro Rossin

Parco Archeologico di Paestum – DR. PIRA

Pinacoteca di Brera, Milano – Paolo Bacilieri

La Reggia di Caserta – Maicol & Mirco

Gallerie Estensi, Modena e Ferrara – Marino Neri

Museo Archeologico Nazionale, Napoli – ZUZU

Museo Archeologico Nazionale, Reggio Calabria – Vincenzo Filosa

Museo Archeologico Nazionale, Taranto – SQUAZ

Palazzo Ducale, Mantova – Sara Colaone

Parco Archeologico di Pompei – Bianca Bagnarelli

Parco Archeologico del Colosseo, Roma – Roberto Grossi

Brera - PBacilieri
HIC - Roberto Grossi
stelle-parisi

Magnum Manifesto

4. Jonas Bendiksen: Abitanti di un paese nel Territorio dell’Altaj raccolgono i rottami di una navicella spaziale precipitata, circondati da migliaia di farfalle. Russia, 2000. © Jonas Bendiksen/Magnum Photos/Contrasto

Arriva a Roma, nella sua prima tappa europea e unica italiana, la mostra Magnum Manifesto, che sarà ospitata dal Museo dell’Ara Pacis fino al 3 giugno 2018, tappa italiana del tour globale che ha avuto inizio nel giugno 2017 all’International Center for Photography di New York con l’intento di celebrare il settantesimo anniversario della più grande agenzia fotogiornalistica del mondo.
La Magnum Photos, creata da Robert Capa, Henri Cartier-Bresson, George Rodger e David Seymour nell’aprile del 1947, nel tempo è diventata un riferimento sempre più importante per la documentazione e per il fotogiornalismo, raccontando guerre, tensioni sociali, interpretando il nostro tempo, le contraddizioni, le persone comuni ei grandi della terra, facendo diventare certe immagini icone della nostra storia. Le immagini celebri e i grandi reportage dei suoi autori permettono di comprendere in che modo e per quale motivo Magnum sia diventata diversa, unica e leggendaria.
Il curatore, Clément Chéroux – direttore della fotografia al MoMA di San Francisco, ha selezionato una serie di documenti rari e inediti, immagini di grande valore storico e nuove realizzazioni, per illustrare come Magnum Photos debba la sua eccellenza alla capacità dei fotografi di fondere arte e giornalismo, creazione personale e testimonianza del reale, verificando come il “fattore Magnum” continui a esistere e a rinnovare continuamente il proprio stile.
Il percorso espositivo è suddiviso in tre sezioni: la prima scruta l’archivio di Magnum attraverso una lente umanista e si concentra sugli ideali di libertà, uguaglianza, partecipazione e universalismo che emersero dopo la seconda guerra mondiale; la seconda mostra la frammentazione del mondo tra gli anni Settanta e Novanta del Novecento, con uno sguardo particolare rivolto alle minoranze e agli esclusi; la terza, infine, segue le diverse forme espressive grazie alle quali i fotografi Magnum hanno colto i mutamenti del mondo e i pericoli che lo minacciano. Oltre a raccogliere i progetti individuali e collettivi realizzati nel corso degli anni, la mostra presenta anche proiezioni, copertine di riviste, articoli di giornali, libri realizzati nel corso del tempo, mostrando il contesto originale in cui molte delle fotografie sono state concepite. Dal reportage sui lavoratori immigrati negli USA, realizzato da Eve Arnold negli anni Cinquanta, ai ritratti di “famiglia”, teneri e intimi, di Elliott Erwitt; dalle celebri immagini degli zingari di Josef Koudelka, fino alla toccante serie realizzata nel 1968 da Paul Fusco sul “Funeral Train”, il treno che trasportò la salma di Robert Kennedy nel suo ultimo viaggio verso il cimitero di Arlington, attraversando un’America sconvolta e dolente. E ancora, le serie più recenti dei nuovi autori di Magnum: dalla “Spagna Occulta” di Cristina Garcia Rodero, alle osservazioni antropologiche, sotto forma di fotografie, realizzate nel mondo da Martin Parr; dalla cruda attualità del Sud America documentato da Jérôme Sessini, fino alle tragedie del “Mare Nostrum”, tenebroso e incerto nelle notti dei migranti, fotografato dall’italiano Paolo Pellegrin.

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Habemus Hominem

Jago

E’ il mondo contemporaneo ad essere rappresentato, senza dimenticare il rapporto con la Storia e con l’uso dei canoni classici della scultura. Sono in mostra a Roma fino al 2 aprile al Museo Carlo Bilotti Aranciera a Villa Borghese le opere di Jago, ormai dai molti denominato il “moderno Michelangelo”. Il giovane scultore Jacopo Cardillo, in arte Jago, è un giovane e talentuoso artista che attraverso le sue opere intende rappresentare la vita moderna attraverso il marmo, una vita che sembrava esserci già prima del suo intervento e che lui ‘libera’ attraverso la sua creatività e sensibilità. 
Uno scultore contemporaneo che sembra ripercorrere il pensiero di Michelangelo reinterpretandolo a modo suo: “Tu vedi un blocco, pensa all’immagine: l’immagine è dentro basta soltanto spogliarla”. Cardine fondamentale delle opere presentate, che vanno dal 2009 a oggi, due ritratti di Papa Benedetto XVI: il primo iniziato quando il pontefice era nel pieno delle sue funzioni (sacrali), il secondo che mostra l’immagine del rappresentante di Dio tornato a essere uomo, Habemus Hominem, e questo è il titolo della mostra. Infine la Venere, antica e nuova, vegliarda e fuori dal tempo, i cui segni di tradizionale venustà appaiono cancellati nella ricerca di un diverso tipo di bellezza.
Il web e soprattutto i suoi fan sui social network seguono e condividono immediatamente e con passione ogni sua creazione, anzi, come lui stesso afferma “vengono sollecitati prima della ultimazione dell’opera per coinvolgere tutti nel suo processo creativo.“

Fino al 2 aprile 2018
da martedì a venerdì e festivi ore 10.00 – 16.00 
 (ingresso consentito fino alle 15.30)
Sabato e domenica ore 10.00 – 19.00
 (ingresso consentito fino alle 18.30)

Ingresso libero

La Pandemia di Maria Pia Picozza

Maria Pia Picozza
Pandemia è il titolo della nuova mostra personale di Maria Pia Picozza, a cura di Simona Caramia, presso la Galleria Portanova12 di Bologna, che si inaugurerà il prossimo 9 marzo, fino al 14 aprile.

Il disegno è lo strumento da cui parte l’indagine di Picozza: dall’idea progettuale, estrinsecata nel bozzetto, le opere prendono corpo e forma attraverso molteplici media. Scultura, tracce-audio, animazione ed interazione concorrono a creare delle grandi installazioni, evocativi racconti-istantanee – come ama definirli l’artista – traduzioni del progetto originario nelle tre dimensioni spaziali, potenziate di nuovi elementi percettivi.
In Pandemia il groviglio di filo metallico che caratterizza la ricerca dell’artista, diventa una narrazione apparentemente no sense universale, che affronta il tema della migrazione in modo differente, soave, sebbene talvolta drammatico, attraverso i racconti di favole, tramandate oralmente da uomini e donne di diverse nazionalità. Alle opere che raffigurano gli animali delle favole, duplicati dai giochi di ombre sul muro o a terra, aggrovigliati e tenuti insieme da un unico filo, si accosta il groviglio della narrazione, ed una traccia audio – trasmessa da amplificatori diversi – che riporta molteplici fiabe in differenti lingue.
In dialogo con questa installazione ambientale, che occupa lo spazio principale della galleria, ad accogliere il fruitore all’ingresso, vi è un volo di uccelli: altro elemento emblematico nella ricerca dell’artista, il volo ritorna più volte anche nella traccia audio, rimando naturale alla migrazione.
Infine, una serie di pitture su vetro, allestite in chiave installativa, danno continuità al progetto espositivo, mostrando la centralità del pensiero e del disegno progettuale nella metodologia artistica di Picozza.
Pandemia – afferma il curatore – diventa metafora positiva della pratica transmigratoria, il germe della relazione che si diffonde velocemente, che unisce e sovrasta tutto.
Per l’occasione sarà prodotto un catalogo, contenente il testo critico del curatore, apparato iconografico e apparato bio-bibliografico dell’artista, il dvd con la traccia audio dell’installazione in mostra. Il catalogo sarà presentato al pubblico il 10 aprile.