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Autore: Edyth Cristofaro

Camillo Olivetti, un autentico capitano coraggioso

In un periodo in cui si definiscono imprenditori illuminati persone capaci solo di lasciar buchi di bilancio o di prender parte a cordate a basso rischio, lo spettacolo scritto da Gabriele Vacis e Laura Curino, in scena la Piccolo Teatro Studio di Milano, rappresenta un vero toccasana: Camillo Olivetti, alle radici del sogno è infatti una vera e propria biografia del fondatore dell’omonima azienda torinese, ricca di aneddoti utili ad avvicinare il pubblico ad una figura forse meno nota rispetto a quella del figlio Adriano, ma altrettanto geniale ed innovatrice. Inoltre ha l’indubbio pregio di consentire al pubblico di fare i dovuti raffronti con gli attuali imprenditori italiani.

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Si esce vivi dagli anni ’80: Federico Fiumani

Negli ultimi tempi c’è troppa voglia di fare letteratura nei testi delle canzoni, e questo si traduce in pesantezza. Io prediligo la semplicità, l’immediatezza. Truffaut diceva che le canzoni più sono cretine più sono vere. Io auspico un ritorno alla superficialità, perchè la profondità spesso conduce alla noia. In fondo ad una canzone si devono chiedere quei tre, quattro minuti di svago… esordisce così¬ il portabandiere della New Wave italiana. Il cantante, scrittore e chitarrista Federico Fiumani, alla soglia dei cinquant’anni, racconta gli anni ’80, le problematiche legate al mercato discografico e l’attuale panorama musicale italiano, con un probabile disco in uscita nel 2009.

In che senso lo spettacolo di Roma è stato “Confidenziale”?
E’ un concerto in cui sono più in confidenza con il pubblico, sono io da solo, semplicemente voce e chitarra, nel corso del quale canto le canzoni così come sono nate. E’ un tipo di spettacolo che è nato nel ’94 ed ha fatto parte delle mie esibizioni finora. Probabilmente quello di Roma è stato l’ultimo di un buon periodo che ha segnato positivamente la mia vita.

Quindi per il prossimo anno si prospettano novità?
Vorrei semplicemente continuare a suonare con i Diaframma, formazione rock a me più congeniale. Un album nuovo mi piacerebbe farlo, tenendo conto delle ispirazioni che vanno e vengono e anche della situazione discografica che al momento è tutt’altro che rosea. Speriamo che ancora per un po’ di tempo si possano fare dei dischi.

Da un po’ di tempo molti festival sono organizzati da grandi multinazionali. L’invadenza della pubblicità  nel territorio dell’arte può pregiudicare o influenzare il risultato finale?
Non credo perchè da sempre si fa ricorso alla pubblicità. I festival hanno dei costi e molto spesso si lavora all’oscuro senza nessuna sicurezza sulla riuscita o meno degli eventi. Gli sponsor non sono il male peggiore della musica. E’ difficile stabilire una diagnosi e quindi una relativa terapia. Di sicuro i cambiamenti epocali nell’ambito tecnologico hanno reso i negozi di dischi dei luoghi funerei, il disco ha perso la sua funzione. Non so se tutto questo sia un bene o un male, io appartengo ad un generazione precedente e per questo sono preoccupato. La musica liquida, digitale, mi lascia abbastanza indifferente. Di sicuro adesso è molto più difficile orientarsi. Prima una cultura musicale te la facevi leggendo i giornali, ascoltando determinati album che paradossalmente erano pochi rispetto alla tua passione. Ora c’è troppo. Io la definirei come una grande nebbia, un muro.

Assieme ai Litfiba siete considerati i pionieri della dark wave italiana. Quali sono le differenze con gli anni ’80?
Moltissime. Noi stessi siamo cambiati. Soprattutto attualmente sembra che tutto sia già stato fatto. I dischi così come le feste Dark e Wave sembrano oggetti di antiquariato. All’epoca le cose succedevano per la prima volta, quindi c’era tutto un altro spirito, emozioni diverse, vi era la consapevolezza di fare qualcosa di nuovo e di importante che coinvolgeva tutte le nostre vite. Sono molto contento di averne fatto parte.

Quanto è difficile sopravvivere senza una mayor?
Per quel che ci riguarda non è stato molto difficile, basta aver voglia, perchè con la passione e con una buona dose di fortuna alla fine qualcosa di bello succede. Certi periodi degli anni novanta sono stati abbastanza duri a causa della reputazione che ci portavamo dagli anni 80: eravamo i paladini di una musica che era percepita come vecchia. Paradossalmente decenni successivi c’è stata una grossa riscoperta della musica anni ’80 e quindi anche della nostra opera. Direi che adesso sono diventato un classico e va bene così, speriamo che duri il più possibile. 

Faccia a Faccia con Pierluigi Ferrandini

La sveglia segna le 4:30 e la luce non ha ancora invaso il cielo notturno.
E’ ancora troppo presto per vedere l’alba ma Antonio, un giovane contadino, si prepara comunque per andare a lavorare nei campi.
Peccato che, nell’atto di uscire, l’uomo si troverà di fronte ad un piccolo inconveniente: una macchina malamente parcheggiata blocca l’ingresso di casa.
Questo è solo un accenno del corto “Vietato Fermarsi”, diretto da Pierluigi Ferrandini, vincitore della sezione Cinema del MArteLive 2008.

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Tristan Remy, Entrate Clownesche, Editoria&Spettacolo

LIBRO- 254 pagine per parlare di clown e di pagliacci fa venire alla mente scarpe fuori misura, nasi rossi, parrucconi ricci furiosamente colorati e volti truccati. Sicuramente sono tutto questo, ma, dove sono spariti i clown del circo povero e vagabondo, che della derisione di se stessi fecero un’arte? I maestri di Totò, Charlie Chaplin, Laurel & Hardy (in Italia Stanlio & Ollio) oggi sembrano scomparire dai riflettori dei nostri palcosceni.

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Kiss Me Emily_ All in one

CD MUSICA- Dicono di trarre ispirazione da gruppi come Depeche Mode, Modest Mouse, Bloc Party. In effetti, perdonatemi l’accostamento “rischioso” che farebbe rabbrividire il critico di turno, qualcosa della scena synth pop inglese dei primi anni Ottanta c’è, e si sente. Contaminazioni indie rock seminate lungo tutta la durata del disco danno poi all’insieme melodico un sapore più attuale, proiettando il lavoro su una dimensione a tutti gli effetti internazionale.

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Chinese Coffee, regia di Al Pacino

CINEMA- Un nome ed una garanzia: per molti Al Pacino incarna lo stereotipo dell’attore perfetto: attraverso i suoi innumerevoli ruoli, tra particolari sfaccettature e audaci sfide, si è sempre classificato nelle alte vette delle preferenze del pubblico.
Forse è questa la sua particolarità: riuscire a mettere d’accordo sia critica che pubblico, senza il minimo sforzo. Non per nulla, lo stesso attore, resta il nostro Lucifero preferito, che tra una risata provocatoria e un discorso ammaliante, ci rammenta che “la vanità è il suo peccato preferito“.

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Festival Internazionale del Film di Roma: al centro, a latere…

Si è conclusa venerdì 31 ottobre l’edizione 2008 del Festival Internazionale del Film di Roma, che, con un nuovo nome e una nuova gestione, ha riproposto a pubblico e addetti ai lavori lo spettacolo del cinema, un fil rouge tra la kermesse (per cinefili e appassionati di gossip) e il mercato (per chi lavora nell’industria dell’audiovisivo). Sono state 580.000 le presenze nelle diverse sedi e realtà del Festival romano, in leggera diminuzione rispetto all’anno precedente, a fronte di un maggior numero di spettatori presenti in sala. Anche nel 2008 è stato l’Auditorium Parco della Musica a dominare la scena, per le passerelle, le proiezioni, la pioggia, i problemi, le potenzialità inespresse e i premi consegnati.

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Mondi virtuali e creatività 

[FESTIVAL DELLA CREATIVITA’]

Second Life sbarca per il secondo anno al Festival della Creatività  di Firenze e lo fa in grande stile con una sezione dedicata, un’invasione di cyberpunk e una mostra, Rinascimento Virtuale, curata da un giornalista e architetto pioniere della realtà virtuale in Italia, Mario Gerosa.
Architettura e mondi virtuali: molti si chiederanno come sia possibile conciliare l’arte a servizio dell’uomo e la Rete per la creatività  e l’innovazione, come un mezzo meccanico diventi la proiezione dei nostri sogni e desideri.

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Quando il design si colora di verde

[ARTI VISIVE]

Lapel chair” è una sedia che si ispira alle tecniche di piegatura Origami, nata dalle bizzarre intuizioni e di un famoso designer australiano, Stuart Mcfarlane. Fin qui tutto normale, la creatività non ha confini, lo sappiamo benissimo. Il punto è che questo oggetto d’arredamento è stato realizzato piegando, proprio come avviene nell’arte millenaria degli Origami, un candido materiale plastico, solido e resistente, riciclato e riciclabile al 100%.

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Dai Ragazzi di Vita alla vita dei ragazzi: la borgata si racconta

Si potrebbe definire «La Terrazza» uno spettacolo matrioska che racconta il riscatto di una periferia romana attraverso la cultura e lo fa dal palcoscenico di un neonato spazio teatrale intitolato a Pasolini – il Piccolo di Pietralata – nel cuore di un quartiere che da troppo tempo aveva dimenticato il proprio passato letterario.

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