Identita’ di confine
[MODA]
Come d’uso per lo IED, Istituto Europeo di Design, le giovani menti formate nella scuola di specializzazione, alla fine del loro iter studiorum, sono supportate nella realizzazione di eventi clou che sono delle vere e proprie vetrine per esperti del settore e non.
Il 26 giugno scorso all’Officina Farneto a Roma, la moda ha reinterpretato gli oggetti e le emozioni di un vivere cittadino che è furioso e stimolante e che deve necessariamente distaccarsi dalla banalità della serialità.
Realizzazione collettiva di una moda che sa ben inquadrarsi in un settore di vendita non pregiudicando la sua indipendenza. Un centinaio di idee (i designer di accessori erano novantotto per amor di precisione) che non possono essere riassunte in un solo modo di fare stile.
Lurex per una eleganza giornaliera, tessuti plastici per una dipendenza da ciò che non è naturale, in un contesto che è dichiaratamente urbano; l’allestimento ricorda una via, nessuna passerella vera e propria, ma un percorso stradale su cui s’incamminano le nuove Identità di confine, soglie metropolitane di un’espressione musicale in quanto esprime una coralità. Eleganza dei neri che si spezzano con i blu, in un ardire che cita Armani. Tute che seguono le linee morbide per ritrovare la moda anni ’80, sbuffi elaborati che contrastano con panni essenziali nel loro scivolare sul corpo. La moda uomo è ancora più interessante: ricicla un paracadute per dei pantaloni che hanno perso il cavallo regalando comodità estrema o veste grazie all’eleganza di un gilet in doppio petto con colli dal risvolto insolito, ma anche in questo caso la morbidezza e il comfort sono espressione di uno stile veloce e fruibile in diverse occasioni. Le “signorine” mantengono nei tacchi alti il diktat della femminilità di cui ormai risulta impossibile eliminare la dipendenza in quanto simbolo di femminilità ed eleganza, una piccola rinuncia per un risultato sicuramente d’effetto (foto di Peppe Tortora).
Questa collezione dimostra che la collaborazione di giovani teste può portare ad uno sviluppo esponenziale della creatività e non solo nell’ambito della moda, aggiungo. Dunque, largo merito a chi dedica il suo impegno alla formazione, nel caso specifico allo IED Moda Lab che, non a caso in quest’occasione, ha avuto un riconoscimento dal Ministero dei Beni Culturali. L’intento dell’Istituto negli anni è stato quello di fornire i mezzi all’estro per garantirgli autonomia. Supportare la fantasia dei creativi, fiancheggiando chi vuole crescere e far crescere il mondo dell’arte e del design; offrendo formazione nella tecnica e nel marketing pur non rendendo l’oggetto artistico un oggetto di consumo, piuttosto insegnando a comunicare la propria creatività per presentare al meglio l’arte. Insomma, lo sviluppo artistico che ritorna ad essere apprendistato di bottega, ma che unisce i supporti della nuova comunicazione. Nella storia del costume, forse più generalmente dell’arte, i grandi geni hanno saputo sempre coordinare una buona struttura programmatica ad una buona comunicazione di loro stessi e della loro produzione. Insegnare a comunicare in modo nuovo e avvincente è dunque fondamentale, e lo IED dimostra di saperlo fare bene.
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