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Biennale di Venezia.Tra ponti sui canali e ponti dei graffiti

In che modo, oggi, le tensioni sociali, politiche ed economiche si riflettono nell’arte?

Per i suoi 120 anni la 56. Esposizione Internazionale d’Arte della Biennale di Venezia risponde con All the World’s Futures, diretta da Okwui Enwezor (fino al 22 novembre). Una chiamata rivolta alle arti e agli artisti di tutto il mondo per aggiornare sulla geografia e sui percorsi attuali: 136 artisti dei quali 89 presenti per la prima volta, provenienti da 53 paesi, 159 i lavori ex novo.

Performance,recital, proiezioni video, dibattiti e letture dal vivo del Das Kapital di Karl Marx ospitati nell’Arena, lo spazio concepito dall’architetto David Adjaye.

In tutto 89 le partecipazioni nazionali, 5 i paesi presenti per la prima volta: Grenada, Mauritius, Mongolia, Repubblica del Mozambico, Repubblica delle Seychelles. Ritornano l’Ecuador, le Filippine e il Guatemala e si riconferma la presenza della Santa Sede nelle Sale d’Armi con “In Principio… la parola si fece carne” a cura di Micol Forti. All’Arsenale, per il Padiglione Italia, la mostra curata da Vincenzo Trione Codice Italia dove lo sguardo all’innovazione artistica rivela echi della nostra memoria. Rivolto al futuro il Padiglione Venezia dove la creatività si incontra con le nuove tecnologie con “Guardando avanti. L’evoluzione dell’arte del fare. 9 storie dal Veneto: digitale – non solo digitale” curata da Aldo Cibic. Per il Progetto Speciale il Teatro La Fenice ospita invece la Norma di Vincenzo Bellini.

A spiccare tra i 44 eventi collaterali The Bridges of graffiti nel nuovo spazio Arterminal. Così, dopo “Arte di Frontiera” di Francesca Alinovi, che nel 1984 porta in Italia i più significativi esponenti del graffitismo newyorchese, la Biennale canonizza ufficialmente la street art. La collettiva curata dalla Fondazione de Mitri di Modena e da Mode2 con la consulenza di DeeMo, Luca Barcellona e Andrea Caputo invita Doze GreenBoris Tellegen, Eron, Futura, Mode2, SKKI ©, Jayone, Todd James, Teach, Zero-T a firmare una singola opera collaborativa, una vera Hall of Fame che ha dato l’avvio ad una serie di opere site-specific. Quale migliore luogo, se non il Terminal dell’Arte può ricondurre all’idea di frontiera, di quelle zone intermedie che nelle periferie di Manhattan hanno battezzato la nascita del graffitismo? Distanze che si annullano sui ponti, quello tra diverse culture del terminal passeggeri di San Basilio e quello di The Bridges of graffiti che storicizza le influenze artistiche di quei writer che da uno stile figurativo hanno poi saputo evolversi. Un racconto enfatizzato dagli scatti di Henry Chalfant e Martha Cooper che proseguirà nella caffetteria e nei BookShelves progettati da Tellegen.

www.labiennale.org

www.thebridgesofgraffiti.com

Monica Matera

All the World’s Futures, arte, arterminal, biennale di venezia, esposizione internazionale, Okwui Enwezor, street art, The Bridges of graffiti

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