Syndone_ La Bella È La Bestia
Lo chiamano new-prog. Sarà che i suffissi come new- (o il famigerato incubo della nomenclatura musicale dei primissimi anni Zero, il ben peggiore nu-) instillano in genere una certa qual istintiva diffidenza.
Sarà l’atavica, generica reticenza di chi scrive a dar troppo per buona la facilità di conio che pretende di creare troppi sottorivoli di sottotendenze un tanto al chilo.
Sarà che nel loro caso un miglior servigio alla realtà lo si farebbe raccontando le non poche differenti fonti d’ispirazione, piuttosto che preoccupandosi di trovare il nomen unicum che ne descriva il genere (se mai questi musicisti ne hanno uno solo) di appartenenza.
Fatto sta che nel prog dei Syndone non sembrano proprio esserci le stimmate gommose e glitterate di tanto del “nuovo” che di questi tempi si ricerca e per tale si spaccia.
Ed è una fortuna, perché in sua vece troverete, nell’opera dell’ensemble proveniente da Torino, una classe e un afflato drammatico pregni di quel che di sublimemente antico che necessita sì un ascolto forte e prolungato, ma che, in presenza di quest’ultimo, invecchiare non potrà mai.
Quarta prova in studio (seconda dal felice e sorprendente comeback datato 2011), il loro La Bella È La Bestia si pone l’ardua sfida di un concept dal gusto contemporaneo che operi una rilettura della celebre fiaba (no, non è di Disney! E no, cari i miei fichetti, neppure quella del 1756 di Jeanne-Marie Leprince de Beaumont. Se non la si vuole ricondurre addirittura ad Apuleio, come minimo la si deve attribuire a Madame Gabrielle-Suzanne Barbot de Villeneuve, 1740).
Ebbene, al termine dei ripetuti ascolti che già la sola l’idea merita – e subito constatata la caratura dei musicisti in questione (qui in trio come negli esordi dei Novanta) – , la notizia non è tanto nella cura o nel valore del risultato finale, quanto piuttosto nella sua relativa, ma sorprendente attualità.
Già, perché ad esigere un ascolto, si diceva, assolutamente attento ci sono dodici tappe di un viaggio solenne e coinvolgente che suona (ed è concepito) come un grande musical e trasforma l’iniziale elemento fiabesco in una spirale catartica di umori, riflessioni ed isterie sul tema dell’apparenza e della distorsione nevrotica delle identità.
C’è molto di antico e di classico nella musica del trio: i tasti esperti del fondatore Nik Comoglio e le percussioni gonfie di melodie di Francesco Pinetti evocano Gentle Giant e Van Der Graaf Generator ma fanno riecheggiare anche Vivaldi,e dopo aver immortalato il gustoso contributo di una leggenda come Ray Thomas (l’ex Moody Blues offre il suo flauto leggendario alle arie già nobili di “Tu Non Sei Qui” e “Orribile Mia Forma”, facendosi trovare all’appuntamento tirato a lucido e in grado di emozionare come [quasi] sempre) affidano le proprie digressioni e overture a garanzie come l’accompagnamento orchestrale dell’Orchestra Filarmonica di Torino e la regia di Greg Walsh.
Ciononostante, ci pare di dover indicare altrove il vero grande protagonista de La Bella È La Bestia: è al vocalist Riccardo Ruggeri, infatti, che si devono l’ideazione, la caleidoscopica narrazione interpretante di ciascuno dei ruoli (Bella, la Bestia, il padre di Bella, la Rosa e il Narratore) e una prova esemplare di camaleontismo vocale, diciture leggiadre e istrionica drammaticità.
In definitiva, avremmo potuto trovarci a snocciolare commenti come “bello, ma poco accessibile” o simili: invece a questi Syndone riesce il colpaccio di confezionare un lavoro al quale, per arrivare a parlare contemporaneo, non solo non serve rinnegare le proprie origini, ma basta esaltarle.
Insomma, forse anche un potenziale grande musical prog: di certo un’opera che merita grandi lodi.
Syndone:
Riccardo Ruggeri: voce
Nik Comoglio: piano, Hammond, Moog, Rhodes e tastiere
Francesco Pinetti: marimba, vibrafono, percussioni
TRACKLIST:
01. Introitus
02. Il Fiele E Il Limite
03. Rosa Recisa
04. Complice Carnefice
05. Piano Prog Impromptu
06. Tu Non Sei Qui
07. Orribile Mia Forma
08. Mercanti Di Gioia
09. Bestia!
10. Ora Respira
11. La Ruota DellaFortuna
12. Canto DellaRosa
Francesco Chini
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